La senatrice Tatjana Rojc, del Partito Democratico, ha visitato la casa circondariale di Tolmezzo insieme a una delegazione della Camera penale friulana. Dopo il sopralluogo, la parlamentare ha ribadito la necessità di considerare nel carcere duro uno spazio minimo per la rieducazione, sottolineando che anche il regime del 41bis non può limitarsi a una funzione esclusivamente punitiva. Durante la visita sono emerse diverse problematiche legate all’istituto, ma anche aspetti positivi relativi alla gestione e alle attività proposte ai detenuti.
Le richieste della senatrice Rojc per un carcere duro meno punitivo e più orientato alla rieducazione
Tatjana Rojc ha insistito sulla necessità di introdurre provvedimenti che mantengano una prospettiva di recupero anche nei regimi carcerari più severi. Secondo la senatrice, nonostante il carcere duro debba garantire sicurezza e controllo, bisogna salvaguardare uno “spiraglio di possibilità” per i detenuti, che consenta di comprendere una realtà diversa rispetto al mondo criminale. La posizione espressa da Rojc punta a bilanciare la rigida disciplina con interventi che facilitino un cambiamento del percorso esistenziale all’interno della detenzione.
Il discorso prende forma soprattutto con riferimento al 41bis, il regime riservato a detenuti in alta sicurezza, che spesso viene visto solo come strumento punitivo. Rojc apre a una visione diversa, suggerendo che la misura debba accogliere elementi di rieducazione, non solo di isolamento, per avere senso nel lungo periodo anche dal punto di vista sociale. La prospettiva si inserisce in un dibattito più ampio sul trattamento nelle carceri italiane, dove la finalità rieducativa resta sancita dalla Costituzione.
Sopralluogo e valutazioni: attività e servizi a confronto con altre strutture penitenziarie
Rino Battocletti, presidente della Camera penale friulana, ha accompagnato la delegazione e ha fatto un confronto tra la Casa circondariale di Tolmezzo e altri istituti della zona, come quello di Udine. Secondo Battocletti, a Tolmezzo la reclusione è resa meno pesante da molteplici attività disponibili: laboratori artigianali, teatro, corsi e la presenza della cappella contribuiscono a un ambiente più vivibile. Questo offre ai detenuti l’occasione di impegnarsi quotidianamente in attività capaci di attenuare la durezza della detenzione.
Il carcere di Tolmezzo registra anche un problema cruciale che affligge molte strutture italiane, ovvero la sovrappopolazione, ma risulta meno affollato rispetto a quello di Udine. Restano però questioni tipiche dei reparti ad alta sicurezza, che limitano la libertà individuale e pongono sfide complesse per la gestione interna. Il confronto diretto con altri penitenziari ha permesso di evidenziare sia i pregi sia i punti critici di questa struttura friulana.
Criticità strutturali riconosciute: problemi di acqua calda e carenza di ruoli direttivi
Durante la visita sono stati segnalati problemi importanti riguardo le condizioni materiali. Il carcere di Tolmezzo presenta ancora l’assenza di acqua calda nelle celle, una mancanza che incide negativamente sulla vita quotidiana dei detenuti. Si tratta di un problema già noto da tempo, che però non è ancora stato risolto, creando un disagio concreto soprattutto nei mesi più freddi.
Parallelamente, la gestione della polizia penitenziaria presenta difficoltà a livello organizzativo, causate da una carenza di ruoli direttivi. Questa assenza può complicare la supervisione e il coordinamento del personale di sorveglianza, compromettendo in parte l’efficacia delle operazioni. Sporadicamente questi fattori contribuiscono a rendere più difficile il mantenimento della sicurezza e l’attenzione ai bisogni dei detenuti.
Riconoscimenti al lavoro della direttrice Iannucci e iniziative locali a sostegno dei detenuti
La senatrice ha voluto sottolineare la professionalità mostrata dalla direttrice Irene Iannucci, definendola capace di coniugare esperienza e attenzione umana nella gestione del carcere. Il lavoro suo e del personale ha garantito un’organizzazione che, anche all’interno delle restrizioni imposte dal carcere di alta sicurezza, riesce a mantenere un ambiente con servizi adeguati.
Tra le attività segnalate c’è quella della Camera penale friulana di Udine, che ha donato mobili e materiale di cancelleria per arredare la stanza destinata agli incontri tra detenuti, famiglie e bambini. Questo spazio assume un valore importante, perché tende a mantenere vivi i legami affettivi in un contesto difficile come quello carcerario, facendo da ponte tra l’esterno e la vita detentiva.
Profilo del Carcere Di Tolmezzo: popolazione detenuta e configurazione interna
L’istituto di Tolmezzo ospita al momento 187 persone detenute. Di queste, 18 sono soggette al regime previsto dal 41bis, una misura riservata a casi particolari con elevata pericolosità. La maggioranza degli internati è di nazionalità italiana: si registrano soltanto sei detenuti stranieri.
La presenza di un numero limitato di persone soggette ad alta sicurezza e il minor sovraffollamento rispetto ad altre carceri fanno della struttura di Tolmezzo un luogo dalle caratteristiche particolari. Questi elementi influenzano anche l’organizzazione interna e il tipo di attività realizzabili, offrendo margini diversi di intervento da altre realtà penitenziarie più sovraffollate.
L’ispezione condotta dalla senatrice e dalla delegazione ha mostrato un quadro che coniuga criticità di tipo infrastrutturale all’impegno di mantenere condizioni decenti all’interno del carcere. La giornata ha confermato come certi problemi strutturali permangano, ma mette in luce anche le risorse umane e le iniziative volte a migliorare la qualità della detenzione, in particolare rafforzando relazioni e opportunità per i detenuti.
Ultimo aggiornamento il 25 Luglio 2025 da Luca Moretti