Una storia di violenza e minacce si è chiusa con un arresto e un rimpatrio. A Gorizia, un uomo di 33 anni, bosniaco, ha perseguitato la sua ex fidanzata, arrivando addirittura a entrare in casa sua armato di coltello. Dopo l’arresto a luglio per stalking e aggressione, il tribunale ha disposto il divieto di dimora in regione e l’espulsione dall’Italia. Nel giro di poche settimane, la polizia l’ha portato al Centro di Permanenza per i Rimpatri e lo ha rimpatriato in Bosnia Erzegovina, vietandogli di tornare nell’area Schengen per cinque anni.
L’aggressione a Gorizia: il volto brutale dello stalking
Alla fine di luglio, il 33enne si è introdotto nell’appartamento dell’ex compagna con un coltello da 24 centimetri. La donna, grazie alla sua prontezza e alla presenza di una parente, è riuscita a evitare conseguenze peggiori. Questo episodio si inserisce in un quadro più ampio di violenza di genere che purtroppo riguarda molto l’Italia. Lo stalking, cioè la persecuzione continua che mette la vittima in uno stato di paura costante, è uno dei problemi su cui forze dell’ordine e magistratura si concentrano di più.
Il coltello, usato durante l’aggressione, ha aggravato la situazione, mettendo in evidenza il pericolo reale di danni fisici. Il comportamento dell’uomo ricalca quel modello di controllo e sopraffazione che sta dietro a molti casi di stalking. A Gorizia le autorità sono intervenute rapidamente, per proteggere la vittima e bloccare possibili nuovi atti violenti.
Il percorso giudiziario: divieto di dimora ed espulsione
Dopo l’arresto, arrivato subito dopo l’aggressione, il giudice per le indagini preliminari ha confermato la misura cautelare. È scattato il divieto di dimora in Friuli Venezia Giulia, con obbligo di allontanamento immediato e divieto di rientro senza permesso del giudice. La decisione è stata presa per il rischio concreto che l’uomo potesse ripetere il reato.
Poi l’Ufficio Immigrazione della Questura di Gorizia ha segnalato la situazione al prefetto, che ha valutato la pericolosità sociale dell’individuo e ha firmato il decreto di espulsione. L’uomo è stato portato al CPR di Milano, dove è rimasto in attesa del rimpatrio, avvenuto all’inizio di agosto.
La procedura si è conclusa con il rimpatrio in Bosnia Erzegovina, accompagnato dal divieto di ingresso nell’area Schengen per cinque anni. Questa misura è comune nei casi in cui si vuole evitare che persone ritenute pericolose per l’ordine pubblico tornino a entrare illegalmente, contribuendo così a mantenere la sicurezza.
Sinergia tra istituzioni per garantire sicurezza e tutela delle vittime
Il caso di Gorizia mostra quanto sia importante il lavoro di squadra tra le diverse istituzioni. Prefettura, magistratura e forze dell’ordine hanno agito insieme per fermare l’uomo e tutelare la comunità. La Questura ha sottolineato come questa collaborazione abbia permesso di applicare rapidamente le misure di allontanamento e rimpatrio.
L’unione di competenze giudiziarie e di polizia ha garantito che l’indagato non potesse più perseguitare la vittima, mentre il coinvolgimento delle autorità migratorie ha evitato ripercussioni sul territorio regionale. In un quadro più ampio, questo tipo di intervento è un modello per affrontare casi di violenza domestica con protagonisti cittadini stranieri, rafforzando gli strumenti per proteggere chi è più fragile.
Questa vicenda conferma che tenere sotto controllo persone pericolose passa attraverso un’azione coordinata e tempestiva delle istituzioni, soprattutto quando si intrecciano temi di sicurezza interna e immigrazione.
Ultimo aggiornamento il 28 Agosto 2025 da Serena Fontana