Un episodio di violenza e truffa ha coinvolto due clienti ignari a San Siro, dove un falso studio dentistico ha attirato persone che cercavano cure odontoiatriche. La vicenda è emersa venerdì 2 maggio, quando gli interessati, dopo aver versato una parte del pagamento, si sono accorti dell’inganno e hanno chiesto il rimborso. La reazione violenta dei responsabili ha richiesto l’intervento dei carabinieri e dei soccorsi sanitari. Ecco i dettagli di quanto accaduto.
L’imbroglio dello studio dentistico finto a san siro
A San Siro, quartiere popolare della città, un appartamento in viale Aretusa è stato spacciato per studio dentistico. Due clienti, un uomo di 47 anni e una donna di 46, avevano fissato un appuntamento per ricevere prestazioni odontoiatriche. Prima di avvicinarsi ai quattro truffatori, la donna aveva consegnato un anticipo di 2.400 euro, convinta di affidarsi a professionisti veri. La proprietà dell’appartamento, una donna colombiana, aveva organizzato l’incontro mandando i due clienti all’interno dello spazio. Tuttavia, nell’immobile non c’erano attrezzature mediche né personale qualificato. I clienti sono stati subito allontanati senza alcun servizio e senza restituzione dei soldi.
La richiesta di rimborso sfocia in un’aggressione
Dopo il rifiuto di restituire l’anticipo, l’uomo e la donna hanno protestato chiedendo indietro quanto versato. A quel punto, la situazione è degenerata: sono stati aggrediti fisicamente dai quattro presenti, tutti colombiani. L’uomo ha riportato una ferita da coltello alla spalla, che ha richiesto un intervento medico d’urgenza. I due feriti hanno quindi chiesto aiuto e alle 19.30 del 2 maggio la chiamata è arrivata ai carabinieri del nucleo radiomobile e al 118. Entrambi sono stati trasportati in codice giallo agli ospedali Niguarda e San Carlo per le cure.
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L’intervento immediato dei soccorsi
La risposta rapida di forze dell’ordine e soccorritori ha permesso di bloccare l’aggressione e fornire assistenza medica tempestiva ai due feriti.
L’intervento dei carabinieri e l’arresto dei responsabili
I carabinieri hanno raggiunto velocemente l’alloggio in viale Aretusa. All’interno hanno trovato due uomini colombiani di 27 e 22 anni e due donne connazionali di 26 e 25 anni, quest’ultime nascoste in un cassettone del letto. Le donne, scoperte, hanno reagito cercando di aggredire i militari. Tutti e quattro i soggetti coinvolti sono stati arrestati, con accuse di lesioni aggravate in concorso e resistenza a pubblico ufficiale. Durante la perquisizione, i carabinieri hanno sequestrato tre coltelli, uno lungo 19 centimetri e ancora sporco di sangue, elemento chiave per ricostruire la dinamica dell’aggressione.
La presenza di una rete di complici nel quartiere
Il caso ha rivelato anche la presenza di un’organizzazione capace di gestire una truffa complessa e violenta. La proprietaria dell’appartamento, pure colombiana, appariva come referente che fissava appuntamenti e incassava anticipi, indirizzando i clienti verso i complici. La strategia ha permesso ai falsi dentisti di operare indisturbati in un quartiere affollato, senza mai eseguire i trattamenti promessi. I protagonisti hanno così portato avanti una truffa che, in un contesto popolare come San Siro, metteva a rischio sia la salute delle vittime sia la sicurezza pubblica.
Un meccanismo ben organizzato
“La coordinazione tra i vari complici è tipica delle gang criminali che operano in zone urbane dense, sfruttando la vulnerabilità delle persone,” spiegano fonti investigative.
La mancanza di controlli e l’allarme per altri casi simili
Il fatto accaduto evidenzia una situazione preoccupante nell’area di San Siro, dove spazi abitativi possono essere trasformati in attività illecite senza particolari difficoltà. L’assenza di strumenti e autorizzazioni mediche nello studio fittizio dimostra la scarsa attenzione di chi doveva vigilare sull’autenticità delle strutture sanitarie. Non è escluso che episodi analoghi si ripetano in quartieri simili, con vittime spesso costrette a scegliere tra ignorare il danno o subire violenze per difendersi. L’intervento tempestivo di carabinieri e 118 ha fermato in tempo questa vicenda, ma rimangono aperti dubbi sull’effettiva protezione delle fasce più vulnerabili della città.