Napoli ha ospitato una fiaccolata importante contro la violenza criminale, convocata dalle famiglie delle vittime innocenti. L’evento ha richiamato centinaia di persone, riunite per chiedere verità e giustizia, soprattutto per i ragazzi coinvolti nelle storie di sangue che ancora oggi segnano molte città italiane. La protesta è una risposta concreta a un problema che si manifesta con episodi di violenza quotidiana, spesso ignorata o sottovalutata.
La testimonianza di carmela sermino, vedova di una vittima innocente
Carmela Sermino ha raccontato la sua esperienza personale, che nasce dalla perdita di Giuseppe Veropalumbo, morto per un colpo di pistola vagante la notte di Capodanno del 2007. Da allora, Sermino ha dedicato la sua vita a mantenere viva la memoria di Giuseppe e a lottare per altri ragazzi che oggi, come lui, rischiano la vita per una scelta sbagliata o per essere nel posto sbagliato. Ha sottolineato che, “purtroppo, in Italia è diventata routine vedere accadere atti di violenza a qualsiasi ora del giorno”, un fenomeno che non riguarda solo Napoli ma diverse altre città.
Tra le preoccupazioni più grandi esposte, c’è il fatto che molti giovani camminano con il coltello in tasca per difendersi o per minacciare, perché vivono in ambienti dove la sicurezza è precaria. Carmela ha denunciato la necessità di interventi concreti da parte del governo, soprattutto per quei ragazzi che crescono in contesti difficili senza un vero sostegno istituzionale. La disperazione dei famigliari delle vittime innocenti vuole diventare un grido che raggiunga chi ha il potere di agire per limitare le tragedie.
La fiaccolata di napoli: un messaggio per la giustizia
L’appuntamento ha visto una partecipazione di circa 400 persone, che sono partite da via Toledo e hanno raggiunto piazza Plebiscito, portando con sé un messaggio diretto alle autorità rappresentate dal prefetto di Napoli. All’evento hanno collaborato Libera e varie associazioni impegnate nel contrasto alla criminalità. Il numero delle vittime innocenti in Campania supera le 350, un dato che pesa su tutte le famiglie colpite e sull’intera comunità.
Uno degli aspetti evidenziati durante la manifestazione riguarda il fatto che molte vittime non hanno ancora ottenuto giustizia o verità. Carmela Sermino ha spiegato che il marito fa parte di quel 80% delle persone rimaste senza risposte ufficiali sul proprio caso. Da 17 anni lei partecipa a iniziative, eventi e incontri per mantenere forte la richiesta di chiarezza e per impedire che altre famiglie debbano soffrire la stessa sorte.
Il ruolo di don luigi ciotti e la denuncia dell’omertà
Don Luigi Ciotti, presente alla fiaccolata, ha ribadito l’importanza di conoscere la verità che circonda le morti per criminalità mafiosa, sottolineando come la maggior parte dei familiari non abbia accesso a tutte le informazioni. L’omertà, secondo don Ciotti, frena la verità e nega la speranza di giustizia, aggravando il dolore di chi è rimasto indietro. La sua presenza ha dato voce a un’esigenza che non riguarda soltanto l’aspetto giudiziario, ma anche quello umano e sociale.
Il sacerdote ha parlato apertamente del danno che questa mancanza di trasparenza crea anche nelle compagini sociali colpite dalla criminalità, dove si blocca la possibilità di rinascita o di riconciliazione. La fiaccolata a Napoli è servita in parte anche a rompere quel muro di silenzio che accompagna molte storie di sangue, costringendo chi governa a prendere atto della situazione.
Le istituzioni presenti e appelli per investimenti sui giovani
Tra i presenti alla manifestazione vi erano anche rappresentanti istituzionali come l’assessore alla Legalità del comune di Napoli, Antonio De Iesu, e figure politiche e sindacali come Giovanni Sgambati della Uil Campania e Paolo Siani, fratello del giornalista Giancarlo Siani assassinato dalla camorra. Questi contributi hanno sottolineato la necessità di mantenere alta l’attenzione istituzionale su questi temi e di lavorare su più fronti.
Roberto Fico, esponente del Movimento 5 Stelle, ha insistito sul fatto che serva una risposta che parta dalle scuole, coinvolgendo giovani e adolescenti in attività culturali e formative, che creino spazi di aggregazione e inclusione sociale. Ha segnato come “l’attuale emergenza educativa tra i ragazzi rischia di tradursi ancora in violenza se non si mettono in campo risorse adeguate, come assistenti sociali e centri di supporto nei comuni.”
La manifestazione ha colto l’urgenza di investire su questi aspetti per contrastare il fenomeno della violenza diffusa, soprattutto nelle periferie e nei quartieri più esposti alla criminalità. I partecipanti hanno segnalato che la prevenzione può contare su un lavoro capillare e una presenza costante, aspetti che oggi mancano e che spesso portano a drammi evitabili.