
A Milano, un uomo è stato arrestato per incendio doloso e omicidio dopo aver appiccato un incendio che ha causato la morte della compagna, che ha tentato di fuggire gettandosi dal quarto piano. - Unita.tv
A Milano, il 6 giugno 2025, un uomo di 45 anni è stato fermato con l’accusa di aver causato un incendio doloso che ha portato alla morte della compagna. La vittima, una donna di 48 anni, ha tentato di sfuggire alle fiamme lanciandosi dal quarto piano di un appartamento in viale Abruzzi. Le indagini hanno rilevato l’uso di sostanze acceleranti nell’appartamento e una pianificazione minima dell’azione, smentendo l’ipotesi di un incendio accidentale.
Dinamica dell’evento e azione dell’uomo prima della chiamata d’emergenza
Secondo gli investigatori, Pereira ha appiccato il fuoco utilizzando una fonte di accensione, probabilmente un accendino o fiammiferi trovati nella borsa di lei. L’incendio si è sviluppato rapidamente, partendo dal soggiorno per poi estendersi alla stanza da letto, dove la donna è rimasta intrappolata.
L’uomo ha lasciato l’abitazione intorno alle 0:49. La prima chiamata ai soccorsi, invece, è arrivata alle 0:56. Le forze dell’ordine ritengono che il gesto sia scaturito da un risentimento dopo una lite. Il tentativo di giustificare l’incendio come conseguenza dell’uso di prodotti per la pulizia è stato ritenuto un modo per mascherare la responsabilità del fermato.
Ricostruzione dell’incendio e ritrovamento delle prove nel appartamento di viale abruzzi
Le ricerche condotte dal nucleo antincendi dei vigili del fuoco hanno identificato sostanze acceleranti in almeno due ambienti dell’appartamento. I punti interessati sono stati il soggiorno, vicino alla porta d’ingresso, e la camera da letto dove la vittima si trovava al momento del rogo. Questi risultati indicano che le fiamme non sono nate da cause accidentali o superficiali, ma da un’azione voluta, dato che quell’incendio non poteva svilupparsi con la sola combustione di un mozzicone di sigaretta.
Il fermato, Michael Sinval Pereira, ha cercato di minimizzare, sostenendo di aver semplicemente gettato un mozzicone acceso sul tappeto e di non sapere che la compagna usasse solventi come ammoniaca e alcol per le pulizie. Queste giustificazioni però non hanno convinto le autorità che hanno portato avanti la valutazione della dinamica con maggior rigore.
Dichiarazioni contrastanti e modifiche nella versione del fermato
Durante gli interrogatori, l’uomo ha modificato ripetutamente il suo racconto. Inizialmente, ha negato l’esistenza di tensioni con la compagna e ha affermato che l’incendio fosse dovuto a problemi con la caldaia o a candele profumate, ipotesi poi smontate dai tecnici. Inoltre, ha cambiato orario di uscita dall’appartamento e negato di aver discusso.
La PM Ripamonti ha sottolineato l’assenza di segni di pentimento da parte di Pereira e la presenza di “menzogne” nella sua versione dei fatti. Nel provvedimento si legge che la natura dell’incendio, con presenza di acceleranti, contrasta nettamente con l’ipotesi di un evento colposo o casuale.
Contestazioni e dettaglio dell’accusa di omicidio
La Procura di Milano contesta a Pereira non solo l’incendio doloso, ma anche l’omicidio, per aver causato la morte della compagna, precipitata nel tentativo di fuggire dalle fiamme. La complessità della dinamica e l’uso di acceleranti fanno escludere un incendio accidentale.
Le accuse si fondano su elementi oggettivi emersi dalle indagini e sulla condotta dell’indagato, che non ha mostrato segni di rimorso o collaborazione immediata. Il caso resta al centro degli accertamenti giudiziari, con eventuali sviluppi legati alla definizione definitiva della responsabilità penale di Pereira.