Home fermato un 18enne per l’omicidio del benzinaio Nahid Miah ad Ardea vicino Roma

fermato un 18enne per l’omicidio del benzinaio Nahid Miah ad Ardea vicino Roma

Un ragazzo di 18 anni è stato arrestato per l’omicidio di Nahid Miah, un benzinaio bengalese accoltellato ad Ardea durante una rapina. L’indagine ha portato al ritrovamento dell’arma del delitto.

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Un 18enne è stato arrestato ad Ardea per l’omicidio del benzinaio Nahid Miah, accoltellato durante una rapina. Grazie a telecamere e indagini, il giovane ha confessato e sono stati sequestrati arma e indumenti usati nel delitto. - Unita.tv

Un ragazzo di 18 anni è stato arrestato con l’accusa di aver ucciso Nahid Miah, il benzinaio bengalese di 36 anni accoltellato lo scorso martedì ad Ardea, nei pressi di Roma. L’indagine, condotta dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Frascati e della Compagnia di Anzio, ha portato al fermo di un giovane locale con precedenti, nascosto a Cisterna di Latina. Il sospettato ha ammesso di essere l’autore dell’aggressione, avvenuta durante una rapina, e ha permesso di recuperare l’arma usata nel delitto.

Dettagli dell’omicidio e del fermo del sospettato

L’aggressione che ha portato alla morte di Nahid Miah si è consumata il 27 maggio scorso presso un distributore a Tor San Lorenzo, frazione di Ardea. Il benzinaio è stato colpito al cuore con una coltellata, inflitta da un giovane incappucciato su una moto. Gli uomini del 118 sono intervenuti rapidamente, ma il ferito è deceduto prima di arrivare in ospedale.

Gli uomini del Carabinieri, coordinati dalla Procura di Velletri, hanno elaborato il profilo del sospettato visionando le immagini dei sistemi di videosorveglianza in zona e ascoltando diversi testimoni. Il giovane è stato individuato a Cisterna di Latina, dove si nascondeva, e arrestato il 31 maggio. Durante l’interrogatorio davanti al pubblico ministero, ha confessato di aver commesso il delitto e di aver sottratto al benzinaio 570 euro in contanti.

Il ritrovamento dell’arma e degli indumenti legati al delitto

Il 18enne ha indicato agli investigatori il luogo dove aveva nascosto il coltello a serramanico con lama da 16 centimetri, ancora sporco di sangue. L’arma è stata ritrovata in un’area boschiva di Ardea, una zona impervia utilizzata dal giovane per occultare anche il casco e gli abiti indossati al momento dell’aggressione.

Il coltello e gli indumenti sono stati posti sotto sequestro e diventeranno elementi chiave per la prosecuzione delle indagini. Il giovane, subito dopo le formalità di rito, è stato condotto al carcere di Velletri in attesa delle decisioni dell’autorità giudiziaria.

Ricostruzione dei movimenti e ruolo delle telecamere di sorveglianza

L’indagine ha fatto largo uso delle immagini raccolte dai sistemi di videosorveglianza disseminati tra Roma, Ardea e Cisterna di Latina. Grazie a oltre una decina di impianti, gli investigatori hanno seguito i movimenti del presunto assassino prima e dopo il delitto. Il giovane si muoveva a bordo di una BMW GS 650 bianca, rubata due giorni prima a Roma, che i carabinieri hanno trovato successivamente bruciata in un bosco del comune di Ardea.

Le telecamere hanno permesso di ricostruire il percorso compiuto con precisione, sovrapponendone i dati a quelli estratti dal cellulare del 18enne e delle persone a lui vicine. L’analisi incrociata di questi elementi ha consentito di mettere insieme un quadro indiziario solido, alla base del fermo. In particolare, sono stati sequestrati cellulari e abiti collegati al giovane e a persone vicine a lui, per approfondire ulteriormente l’inchiesta.

Indagini sul furto della moto e coinvolgimento di altri giovani

Gli inquirenti avevano inizialmente vagliato la posizione di tre ragazzi residenti nel litorale sud romano, legati al furto della moto BMW usata nell’aggressione. Uno di loro aveva parcheggiato la moto in strada poco prima dello scippo, ma sono rapidamente risultati estranei al delitto. Il focus si è quindi concentrato sul 18enne fermato.

Verificando i dati raccolti dai sistemi di sorveglianza e dai dispositivi elettronici, i carabinieri hanno tracciato il percorso della moto rubata. Il rinvenimento del mezzo carbonizzato ha eliminato la possibilità di ulteriori tracce fisiche, ma non ha fermato le indagini, che si sono servite degli strumenti tecnologici a disposizione per stringere il cerchio intorno al sospetto.

La complessità del caso ha richiesto il coordinamento tra diverse squadre investigative e l’uso del consulente tecnico nominato dalla Procura per seguire l’analisi informatica e coadiuvare l’attività di indagine. La pressione sugli indagati e gli elementi raccolti hanno spinto il giovane a confessare il delitto.