Famigliari delle vittime del rogo di via cantoni chiedono a nordio l’intervento sull’estradizione sospesa di washi laroo
La comunità cinese di Milano chiede l’intervento del ministro della Giustizia Carlo Nordio dopo la sospensione dell’estradizione di Washi Laroo, accusato dell’incendio mortale in via Cantoni.

Un incendio a Milano ha causato la morte di tre giovani cinesi; la sospensione dell’estradizione del sospettato Washi Laroo da parte delle autorità olandesi ha provocato tensioni legali e richieste di intervento urgente da parte delle famiglie e del ministro della Giustizia Carlo Nordio. - Unita.tv
La tragedia che ha colpito la comunità cinese di Milano il 12 settembre 2024, con la morte di tre giovani nello showroom di via Cantoni, prosegue tra tensioni legali e attese. I familiari dei ragazzi deceduti chiedono ora un intervento diretto del ministro della Giustizia Carlo Nordio, dopo la sospensione dell’estradizione di Washi Laroo da parte delle autorità olandesi. La richiesta arriva attraverso una lettera formale affidata all’avvocato Fan Zheng, e mette in luce nuove preoccupazioni attorno alla vicenda.
Il rogo di via cantoni e le vittime
Nella notte del 12 settembre scorso, un incendio devastante ha avvolto uno showroom in via Cantoni a Milano, causando la morte di tre giovani di origine cinese. I due fratelli di 18 e 17 anni, oltre a un 24enne, sono stati trovati senza vita nel piano terra dell’edificio, probabilmente mentre dormivano. L’evento ha scosso la comunità locale e ha aperto una lunga battaglia giudiziaria per fare luce sulle cause e individuare i responsabili.
Dettagli sulle indagini
Secondo le indagini, Washi Laroo, un uomo già noto alle forze dell’ordine, è sospettato di aver appiccato le fiamme che hanno causato il rogo. La gravità dell’accusa sta non solo nell’atto doloso, ma soprattutto nel tragico esito che ha portato alla perdita di vite giovani e innocenti. I dettagli delle indagini restano riservati, ma l’accusa principale si concentra proprio sull’incendio doloso con conseguenze mortali.
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La decisione delle autorità olandesi sull’estradizione e le reazioni
Dopo la richiesta di estradizione dall’Italia, le autorità olandesi hanno deciso di sospendere la procedura, aspettando da Roma garanzie precise sulle condizioni carcerarie in cui l’uomo verrebbe trattenuto. Questa ennesima fase nella vicenda ha sollevato un nuovo motivo di preoccupazione tra i familiari delle vittime, che temono un rallentamento nel percorso di giustizia.
La sospensione ha rallentato i tempi della consegna di Washi Laroo alle autorità italiane, creando un clima di incertezza. La motivazione ufficiale fa riferimento al rispetto dei diritti umani e alle condizioni di detenzione, un tema che ha acquisito crescente attenzione negli ultimi anni in Europa. Per le famiglie, però, questa scelta rappresenta un ostacolo prolungato, una ferita che si apre nuovamente dopo il dolore della tragedia.
Implicazioni per i familiari
La sospensione dell’estradizione ha generato un senso di frustrazione fra i parenti delle vittime, i quali manifestano la necessità di soluzioni rapide per evitare ulteriori ritardi.
La lettera al ministro nordio e le richieste dei familiari
Nei giorni scorsi, i familiari delle vittime hanno incaricato il loro avvocato, Fan Zheng, di inviare una lettera formale al ministro della Giustizia Carlo Nordio. Il testo esprime il profondo disagio vissuto dalle famiglie, aggravato dalla notizia della sospensione dell’estradizione. Si evidenzia come la decisione olandese abbia generato “ulteriore dolore” e aumentato il bisogno di “vicinanza e rassicurazione” da parte delle istituzioni italiane.
L’avvocato ha specificato che la famiglia teme che il corso della giustizia possa rimanere bloccato o addirittura annullato da procedure burocratiche. Nella lettera si esprime forte richiesta di un intervento da parte del ministro, inteso a mettere pressione sulle autorità straniere affinché si proceda rapidamente con l’estradizione di Laroo. Il documento testimonia la volontà di assicurare che la giustizia faccia il suo corso e che gli imputati vengano sottoposti a giudizio senza ulteriori rinvii.
Le condizioni delle carceri e il dibattito sui diritti umani
La sospensione dell’estradizione ha fatto emergere un tema più ampio legato alle condizioni delle prigioni italiane. Le autorità olandesi hanno chiesto garanzie specifiche per assicurarsi che Washi Laroo non subisca trattamenti inumani o degradanti durante la detenzione. Questo tipo di richiesta rientra in un confronto ormai consolidato tra paesi europei sulle garanzie umanitarie nel sistema penale.
Il dibattito si muove tra la necessità di rispettare i diritti fondamentali di ogni detenuto e l’urgenza di non bloccare i procedimenti giudiziari nei casi gravi. Nel caso di Laroo, le famiglie delle vittime percepiscono queste richieste come una forma di ostacolo alla giustizia, mentre le istituzioni straniere cercano di applicare le norme europee relative alla tutela della persona anche in carcere.
Il bilanciamento delicato tra giustizia e diritti umani
Il confronto sulle condizioni detentive italiane è un tema frequente nei rapporti internazionali, in particolar modo quando si tratta di persone accusate di crimini gravi. La richiesta olandese implica un controllo supplementare che ha portato la magistratura italiana a monitorare con attenzione le situazioni carcerarie coinvolte in estradizioni o consegne di persone arrestate all’estero.
Questa situazione dimostra quanto il bilanciamento tra giustizia e diritti umani rimanga delicato, specie quando riguarda casi di drammatica violenza e morte, come quello del rogo di via Cantoni.