Un’indagine dei carabinieri milanesi ha scoperto una rete di abusi su giovani donne messe sotto inganno con false offerte di lavoro. I sospettati, un medico in pensione e un produttore cinematografico, sono finiti ai domiciliari con accuse pesanti di violenza sessuale di gruppo. Dietro una facciata di annunci per un casting inesistente, le vittime sono state coinvolte in riprese pornografiche senza consenso. Ecco i dettagli di una vicenda che ha colpito il centro di Milano e numerose ragazze.
L’inganno dietro il finto casting per attrici
Nel cuore di Milano, due uomini hanno costruito una trappola per attrarre giovani aspiranti attrici. Il 71enne Antonio Cirla, ex radiologo, ha messo in piedi un finto casting per una clinica inesistente. Insieme a lui, Alessandro Marco Possati, 42 anni, si occupava delle riprese fingendo di essere il cameraman. Le ragazze venivano contattate con e-mail in cui i due si presentavano con nomi femminili per sembrare più credibili. Si parlava di un video promozionale e della presenza di dottoresse, elementi che rendevano l’offerta apparentemente sicura e professionale.
Secondo gli inquirenti, questo metodo veniva utilizzato già da anni. Le giovani venivano sedotte con parole, false rassicurazioni e inviti che nascondevano invece un vero e proprio piano per abusare di loro. Le vittime, convinte di partecipare a un lavoro legittimo, si trovavano invece coinvolte in video pornografici girati senza il loro consenso. La falsità dell’annuncio e la costruzione meticolosa del falso ambiente lavorativo hanno reso difficile per le ragazze riconoscere il pericolo prima che fosse troppo tardi.
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Il ruolo di antonio cirla e alessandro possati
Il 71enne Antonio Cirla fingeva di essere un ginecologo e preparava il terreno con false visite mediche. Alessandro Marco Possati non si limitava alla parte tecnico-visiva, ma era parte attiva nella dinamica degli abusi, collaborando nel filmare le violenze. Tale complicità ha permesso ai due di organizzare ogni dettaglio per perpetrare i loro crimini.
L’esito dell’interrogatorio e le accuse contro i due arrestati
Il 10 maggio 2025, davanti al gip di Milano Mattia Fiorentini, Antonio Cirla e Alessandro Possati hanno scelto di non rispondere durante l’interrogatorio di garanzia. I giudici hanno confermato la misura cautelare ai domiciliari per entrambi, considerati pericolosi e coinvolti in episodi di violenza sessuale di gruppo. L’inchiesta coordinata dal pm Antonio Pansa ha raccolto testimonianze di almeno sei vittime, ma le ragazze contattate e coinvolte nel raggiro sarebbero state molte di più, ben 135.
Il fatto che Possati avesse il compito di “cameraman” dimostra la premeditazione e l’organizzazione di ogni dettaglio per filmare le violenze senza permesso. L’indagine ha evidenziato un modus operandi costante e pianificato che ha permesso ai due uomini di operare indisturbati per diversi anni.
Testimonianza di una vittima
Una delle giovani vittime ha descritto le sue sensazioni con parole dure. Racconta di essere rimasta “impietrita” in una stanza dove i due uomini le hanno chiesto di spogliarsi e sottoporsi a una falsa visita ginecologica, mentre veniva filmata. La paura e il senso di impotenza l’hanno paralizzata, impedendole di reagire in quel momento. Lo shock è continuato anche dopo l’uscita dall’edificio, affittato con false generalità in via Francesco Sforza, nel centro di Milano.
Le conseguenze psichiche sulle vittime
Questa ragazza, come altre, ha provato un forte trauma. La paura che i video potessero essere diffusi ha aumentato l’angoscia. Il danno psicologico si è tradotto in disturbi del sonno, crisi di pianto e attacchi di panico. Per affrontare queste conseguenze ha chiesto aiuto a un’associazione che supporta donne vittime di violenza e a uno psichiatra. Il racconto dettagliato offre una chiara testimonianza della paura e sofferenza che questi abusi hanno provocato, evidenziando l’impatto duraturo sulla vita di chi li ha subiti.
La ricostruzione investigativa e il ruolo delle forze dell’ordine a milano
Le indagini hanno preso il via grazie a segnalazioni raccolte dai carabinieri del Nucleo investigativo, che hanno lavorato su diverse testimonianze e prove raccolte sul campo. La procura ha individuato un sistema consolidato e pianificato per attirare le ragazze con false promesse di lavoro. Hanno smascherato il castello di falsità dietro il presunto casting, scoprendo lo spazio affittato nel centro di Milano solo per mettere in scena il raggiro.
L’azione coordinata tra procura e carabinieri dimostra la capacità di scoprire personalità che si nascondono dietro ruoli falsificati e mescolano aspetti della cultura e della produzione video con atti criminosi gravi. Il caso sottolinea anche la difficoltà delle vittime nel farsi avanti, viste le minacce implicite nella diffusione dei video realizzati senza permesso. La rete investigativa ha potuto collegare i singoli episodi a una stessa regia criminale, riuscendo ad arginare una realtà che avrebbe potuto colpire un numero ancora maggiore di ragazze.
La vicenda, emersa a Milano nei primi mesi del 2025, chiama l’attenzione sulle forme moderne di inganno utilizzate per consumare violenza, come la manipolazione e la falsificazione di ruoli professionali per creare un’illusione di sicurezza. Il lavoro delle autorità continua per ricostruire tutti gli eventi e assicurare giustizia alle vittime coinvolte.