Un violento scoppio ha sconvolto il quartiere di via dei Gordiani a Roma, causando numerosi feriti e ingenti danni agli edifici. La gestione dell’emergenza ha coinvolto diverse strutture sanitarie della capitale, mentre le testimonianze raccontano l’attimo del disastro. Ecco il racconto dettagliato degli eventi, dei feriti e delle cure prestati nelle ore successive.
La testimonianza diretta di un testimone: lo scoppio visto da vicino
Il racconto di Walter
Walter, un uomo di 78 anni, ha vissuto in prima persona il momento dello scoppio che ha colpito la sua zona. Lui e sua moglie Rina si trovavano nella loro abitazione quando hanno sentito un boato improvviso. Walter è rimasto illeso perché lontano dalla finestra ma sua moglie è stata scaraventata a terra dall’onda d’urto ed è rimasta ferita alla schiena. Hanno deciso subito di recarsi al pronto soccorso del Policlinico Umberto I per farla visitare.
Il palazzo dove abitano non è crollato ma presenta gravi danni: tegole cadute dal tetto, infissi rotti nell’androne condominiale e vetrate infrante ovunque nelle stanze comuni. Walter descrive una scena simile a quella di una zona colpita da guerra con frammenti sparsi per strada e vetri rotti ovunque.
Questa testimonianza aiuta a capire quanto sia stato potente l’esplosivo o la causa che ha generato questo evento drammatico nel cuore della città.
I numeri del bilancio: quanti sono i feriti e quali sono le loro condizioni
Le autorità hanno confermato che le persone coinvolte nello scoppio sono state 45 in totale tra civili e operatori delle forze dell’ordine intervenuti sul posto. Tra questi 24 civili hanno riportato lesioni più o meno gravi insieme a undici poliziotti, un carabiniere, sei vigili del fuoco impegnati nei soccorsi ed altri tre operatori sanitari dell’Ares 118.
I casi più critici riguardano due uomini ricoverati nel Centro grandi ustionati dell’ospedale Sant’Eugenio; uno di loro è l’autista della cisterna presumibilmente coinvolta nell’incidente principale. Entrambi presentano ustioni molto estese oltre ai danni causati dall’inalazione di fumo o gas tossici durante lo scoppio.
Questi pazienti sono arrivati in codice rosso dopo essere stati trasferiti da altre strutture ospedaliere; attualmente si trovano in condizioni gravissime con prognosi riservata sotto ventilazione meccanica assistita.
Altri tre pazienti sono stati portati all’ospedale Sandro Pertini dove due presentavano traumi ortopedici dovuti alla forza d’urto che li aveva fatti cadere; il terzo era ustionato ma senza rischiare la vita immediata come gli altri due più gravi al Sant’Eugenio.
Organizzazione dei soccorsi: come gli ospedali hanno gestito l’emergenza
L’Ares 118 ha avuto un ruolo centrale nella gestione dell’emergenza attivando rapidamente mezzi medici per trasportare ben ventotto persone verso diversi ospedali romani specializzati per tipo di trauma o grado delle lesioni subite.
Sul luogo dello scoppio sono stati allestiti due posti medici avanzati con tende attrezzate capaci di curare fino a dieci persone contemporaneamente prima del trasferimento definitivo negli ospedali cittadini; queste postazioni permettono una prima selezione sui codici colore utilizzati per definire urgenza ed entità degli interventi necessari .
Tra coloro trasportati sei erano codificati come rossi quindi bisognosi d’interventi immediatamente salvavita; diciannove gialli cioè soggetti con condizioni serie ma stabili; tre verdi invece non avevano necessità urgenti immediate perché presentavano solo lievi sintomi o piccoli traumi da trattare ambulatorialmente.
Distribuzione dei pazienti tra gli ospedali
Diversamente distribuiti su varie strutture:
- Al Policlinico Umberto I si trovavano almeno tre pazienti fra cui due agenti poliziotti con ustioni secondarie sospetta intossicazione. Per loro si sta utilizzando anche la camera iperbarica.
- Al Vannini quattro persone ricoverate soprattutto per traumi muscoloscheletrici associati ad alcune bruciature.
- Il Policlinico Casilino accoglie dodici pazienti prevalentemente intossicati ma anche affetti da piccole ustioni.
- Sei pazienti dermatologicamente trattati al San Giovanni.
- Due persone curate presso il Policlinico Gemelli principalmente per traumi agli arti combinati ad ustioni lievi.
- Un altro ferito seguito presso Gemelli-Isola.
- Infine uno trasferito all’Ospedale San Carlo di Nancy.
Il coordinamento fra questi centri sanitari mostra quanto complesso sia stato affrontare simultaneamente tanti casi diversi su tutto il territorio cittadino.
Impatto sulla comunità locale: danno materiale ed emergenza sanitaria
L’esplosione provocata lungo via dei Gordiani non solo ha messo sotto pressione gli ospedali romani ma anche sconvolto chi abita nella zona interessata dai danni materiali alle abitazioni circostanti.
Famiglie come quella di Walter vivono ora giorni difficili nel tentativo ricostruire ciò che resta dopo lo spavento. Gli edifici mostrano evidenti segni dello shock prodotto dall’esplosione: tetti danneggiati, vetrate frantumate, porte rotte, scale lesionate. Queste problematiche rendono difficile tornare velocemente alla normalità quotidiana.
La presenza massiva delle forze dell’ordine insieme ai vigili del fuoco sottolinea inoltre quanto fosse necessario mettere sotto controllo ogni rischio aggiuntivo legato ad eventuale crollo ulteriore, fughe gas od altre possibili conseguenze secondarie.
Gli interventi rapidi sul fronte sanitario garantiscono però una risposta organizzata davanti alle molteplici emergenze personali provocate dalla deflagrazione.
Questo episodio conferma ancora una volta come eventi violenti possano incidere profondamente su una comunità urbana richiedendo pronta mobilitazione degli enti pubblici preposti senza lasciare spazio a ritardi ne esitazioni nell’assistenza urgente.