Esplosione al deposito Eni di Calenzano: indagati nove responsabili per la tragedia del 9 dicembre

Il 9 dicembre 2025, un’esplosione al deposito Eni di Calenzano ha causato la morte di cinque operai. La Procura di Prato indaga su nove persone per omicidio colposo e tentativi di alterare prove.
Esplosione al deposito Eni di Calenzano: indagati nove responsabili per la tragedia del 9 dicembre Esplosione al deposito Eni di Calenzano: indagati nove responsabili per la tragedia del 9 dicembre
Esplosione al deposito Eni di Calenzano: indagati nove responsabili per la tragedia del 9 dicembre - unita.tv

L’esplosione avvenuta il 9 dicembre presso il deposito Eni di Calenzano ha avuto conseguenze tragiche, con la morte di cinque operai. La Procura di Prato ha avviato un’inchiesta che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di nove persone, tra cui sette dipendenti di Eni e due della società appaltatrice Sergen. Le indagini si concentrano su presunti errori nella gestione della sicurezza e tentativi di alterare le prove.

Le vittime e il contesto dell’incidente

Il tragico evento ha colpito il deposito Eni di Calenzano, dove cinque operai hanno perso la vita a causa di un’esplosione. I lavori in corso riguardavano la realizzazione di una nuova linea di biocarburante su una vecchia linea di benzina dismessa. Secondo le indagini, l’incidente era prevedibile e avrebbe potuto essere evitato con una corretta analisi dei rischi e il rispetto delle procedure di sicurezza. La Procura ha evidenziato che le misure di sicurezza necessarie non sono state adeguatamente seguite, portando a un errore definito “grave e inescusabile”.

Le accuse e gli indagati

Le accuse formulate dalla Procura, guidata dal procuratore capo Luca Tescaroli e dal pm Massimo Petrocchi, includono omicidio colposo plurimo, disastro colposo e lesioni colpose. È stata anche contestata a Eni una responsabilità per illecito amministrativo, in quanto i dipendenti avrebbero agito nell’interesse della società senza un modello organizzativo adeguato a prevenire situazioni di rischio. Eni aveva classificato il rischio di incidenti come molto basso, ma le indagini hanno rivelato che l’azienda ha consentito la manutenzione dei depositi senza interrompere il carico delle autobotti, aumentando il pericolo.

Gli indagati di Eni comprendono figure chiave come Patrizia Boschetti, responsabile della gestione operativa dei depositi, e Luigi Collurà, responsabile del deposito di Calenzano. Altri nomi coinvolti sono Carlo di Perna, Marco Bini, Elio Ferrara, Emanuela Proietti ed Enrico Cerbino. Dalla società Sergen, sono stati iscritti nel registro degli indagati Francesco Cirone, datore di lavoro dei due operai deceduti, e Luigi Murno, preposto della società.

Tentativi di inquinamento delle indagini

Un aspetto inquietante emerso dalle indagini riguarda presunti tentativi di inquinare le prove. Gli investigatori hanno scoperto che in una cartella condivisa tra Eni e Sergen erano stati inseriti documenti redatti dopo l’esplosione. Questo solleva interrogativi sulla volontà di ostacolare l’individuazione delle responsabilità e di manipolare le evidenze a favore delle aziende coinvolte. La Procura sta valutando la gravità di tali azioni e le possibili conseguenze legali per i responsabili.

Prossimi passi e sviluppi dell’inchiesta

L’inchiesta continua a fare luce sulle dinamiche che hanno portato all’esplosione e sulle responsabilità di ciascun indagato. La Procura ha richiesto un incidente probatorio per accertare le cause esatte dell’esplosione attraverso una perizia tecnica. Questo passaggio sarà cruciale per determinare le responsabilità penali e civili, nonché per garantire che simili tragedie non si ripetano in futuro. La comunità e le famiglie delle vittime attendono giustizia e chiarezza su quanto accaduto in quella tragica giornata.

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