Emma marrone racconta la battaglia contro il tumore ovarico e invoca più controlli per le giovani donne
Emma Marrone racconta la sua esperienza con il tumore ovarico al teatro Manzoni di Milano, sottolineando l’importanza della prevenzione e le innovazioni nelle terapie oncologiche all’Istituto europeo di oncologia.

Emma Marrone ha condiviso al teatro Manzoni di Milano la sua esperienza con il tumore ovarico, sottolineando l’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce, mentre l’Istituto Europeo di Oncologia ha presentato innovazioni nelle terapie e nella chirurgia oncologica per i tumori femminili. - Unita.tv
Emma Marrone ha scelto il teatro Manzoni di Milano per narrare la sua esperienza con il tumore ovarico. Una storia personale che ha condiviso con una platea di 1.500 persone, tra pazienti e persone legate all’Istituto europeo di oncologia . Ha parlato a cuore aperto di una malattia che le ha cambiato la vita, rivelando anche la mancanza di prevenzione e informazione, soprattutto tra le ragazze giovani. Nel contempo, l’evento “Ieo con le donne” ha fatto il punto sulle ultime novità mediche e chirurgiche per il trattamento del cancro al seno, sottolineando come la ricerca abbia cercato di limitare l’impatto delle terapie invasive sulle pazienti.
La scoperta del tumore ovarico: la testimonianza di emma marrone
Emma Marrone aveva meno di venticinque anni quando ha ricevuto la diagnosi di tumore ovarico. L’ha raccontato con chiarezza e senza nascondere nulla. Tutto è cominciato durante una visita ginecologica che originariamente aveva lo scopo di accompagnare un’amica; quella stessa dottoressa, colpita da qualcosa di anomalo, le ha suggerito di approfondire con un altro parere.
Un impatto profondo
L’impatto della diagnosi su Emma è stato profondissimo. Ha raccontato come, all’inizio, si sia sentita quasi estraniata dal proprio corpo, come se non le appartenesse più. Al centro del suo universo non c’erano solo lei o la sua salute, ma il dolore di vedere i genitori sgretolarsi emotivamente. I suoi genitori, ha detto, sono invecchiati di colpo, piegati dall’ansia e dalla paura per la sua vita. Proprio questo ha complicato ancor di più quello che era un momento già difficile da affrontare.
Leggi anche:
Emma ha parlato anche della paura legata alla possibilità di non farcela, un sentimento acuto che l’ha accompagnata in quei mesi. Tuttavia, ciò che l’ha tenuta a galla è stata la rabbia, una forza interiore che le ha permesso di lottare senza mai farsi sopraffare dalla disperazione. Il suo approccio combattivo è stato alimentato dalla volontà di non lasciarsi abbattere dalla malattia, una battaglia mentale costante che ha definito come fondamentale.
L’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce: il messaggio per le giovani donne
Dopo diversi anni, Emma ha deciso di condividere pubblicamente la sua esperienza non per raccontare la sua storia, ma per sensibilizzare quante più giovani possibile. Nel suo discorso ha rimarcato che spesso il tumore ovarico non dà sintomi evidenti. Nel suo caso, infatti, si sentiva in perfetta forma, eppure qualcosa di grave stava crescendo nel suo corpo.
Ha invitato le ragazze a non sottovalutare mai il corpo, a ribaltarsi come calzini, per dirla con le sue parole, e a sottoporsi a controlli regolari ogni anno, anche in assenza di segnali visibili. Emma ha sottolineato che la prevenzione non è quasi mai al centro del dibattito pubblico e non viene insegnata abbastanza nelle scuole o in famiglia, lasciando molti problemi nascosti fino a quando non diventano gravi.
Ci si può salvare in molti casi se si scopre la malattia in tempo. Emma ha detto che a volte ci si può chiedere come sarebbe andata se la diagnosi fosse arrivata prima. Lei ritiene di aver avuto una certa fortuna, ma allo stesso tempo crede moltissimo nella forza della mente, che aiuta a non cedere di fronte alle difficoltà, a non mollare mai, con o senza diagnosi.
Le innovazioni nelle terapie e nella chirurgia oncologica all’istituto europeo di oncologia
Durante l’evento “Ieo con le donne”, l’istituto che prende il nome dal professor Umberto Veronesi ha mostrato come la ricerca stia procedendo per migliorare le cure per i tumori, soprattutto quelli femminili. Paolo Veronesi, direttore della Senologia dell’Ieo e figlio del professor Veronesi, ha ricordato che quest’anno il padre avrebbe compiuto cento anni e ha messo in luce progresso importante nella chirurgia oncologica.
Tecniche e approcci innovativi
La chirurgia rimane il trattamento principale contro il tumore al seno. L’impegno degli ultimi decenni è andato nella direzione di ridurre il trauma e il danno fisico alle donne, mantenendo la sicurezza nel rimuovere la malattia. Si stanno sperimentando tecniche come la chirurgia robotica, che consente interventi meno invasivi e più precisi. Altre strade studiate sono la possibilità di evitare l’operazione dopo una terapia medica preoperatoria efficace.
Esistono anche trattamenti percutanei, come la crioablazione, detta anche “cura del gelo”, che è già applicata in modo selettivo su pazienti con tumori particolarmente piccoli e di età superiore ai 50 anni.
Il metodo crioablazione sfrutta il freddo per distruggere le cellule tumorali senza dover ricorrere all’asportazione chirurgica tradizionale. Questo approccio può rappresentare una svolta per alcune pazienti, riducendo il dolore post-operatorio e il tempo di recupero. Pur essendo applicato per ora in casi molto specifici, indica la direzione verso cui la medicina vuole andare: terapie meno pesanti per le pazienti ma altrettanto efficaci.