Regione Emilia-Romagna e Comune di Bologna hanno deciso di impugnare l’ordinanza del giudice Paolo Siracusano, che li obbliga a garantire una somma di 3,6 milioni di euro per eventuali danni futuri legati al torrente Ravone. La vicenda nasce dalla protesta di alcuni residenti della zona via Zoccoli, duramente colpita dall’alluvione di ottobre 2024. Le amministrazioni locali hanno comunicato di aver incaricato i propri legali per presentare reclamo in tribunale contro la misura disposta, allontanandosi dalla richiesta di deposito immediato.
La contestazione degli enti pubblici all’ordinanza del giudice siracusano
L’ordinanza del magistrato Siracusano ha imposto a Regione e Comune di Bologna di costituire una garanzia finanziaria o deposito ammontante a 3,6 milioni, a tutela da possibili danni futuri causati dal torrente Ravone. La decisione si basa sul principio del “danno temuto“, previsto dall’articolo 1172 del Codice civile, che permette di richiedere una cauzione qualora vi sia rischio concreto di danni in futuro per la mancata manutenzione o messa in sicurezza.
I due enti però hanno espresso riserve su questo obbligo, pur riconoscendo la necessità di proseguire con i lavori di messa in sicurezza del corso d’acqua. La Regione e il Comune infatti hanno sottolineato che interventi per il consolidamento e il contenimento delle piene sono in corso e considerati prioritari. Il reclamo punta a ribaltare l’ordine giudiziario, sostenendo che la garanzia economica non debba essere posta in maniera immediata e che le opere progettate rappresentano già una risposta sufficiente.
I legali incaricati rappresentano le amministrazioni locali nell’udienza di appello, che nelle prossime settimane dovrà valutare la fondatezza del reclamo, in una fase delicata per la tutela dei residenti, ma anche per i bilanci pubblici.
Il ricorso dei residenti dopo l’alluvione del torrente Ravone
Il provvedimento è stata originato dalla denuncia presentata da circa venti residenti dell’area di via Zoccoli, zona colpita dall’alluvione del 19 ottobre 2024. La piena improvvisa del torrente Ravone aveva provocato danni ingenti alle proprietà, mettendo in evidenza carenze nella gestione dell’assetto idrogeologico locale.
I cittadini hanno chiesto l’intervento del giudice per ottenere da Regione e Comune l’avvio urgente o il completamento di specifici cantieri di messa in sicurezza, oltre a una garanzia finanziaria a loro tutela. Il deposito richiesto rappresenta una forma di protezione economica riconosciuta dal Codice civile, evitando che gli enti pubblici possano rinviare gli interventi lasciando i privati esposti a nuovi rischi.
L’avvocato che rappresenta i residenti ha annunciato la volontà di far valere il diritto al deposito, e se necessario di procedere con un pignoramento forzoso della somma richiesta qualora la controparte non si adegui all’ordinanza.
Questa controversia legale mette a fuoco la difficoltà di bilanciare la pressione dei cittadini che vivono in zone a rischio con le necessità amministrative di gestione finanziaria, specialmente dopo eventi estremi come l’alluvione.
Lo stato dei lavori di messa in sicurezza del torrente Ravone e le dichiarazioni delle istituzioni
Nonostante il giudice abbia imposto un deposito, Regione e Comune hanno sottolineato che la priorità resta la sicurezza idraulica del torrente Ravone. L’assessore regionale competente e il sindaco hanno ricordato i cantieri già aperti in zona, con interventi per argini, pulizia degli alvei e monitoraggio costante del corso d’acqua.
I lavori, iniziati già nei mesi successivi all’alluvione, includono anche studi idrologici e piani per prevenire nuove esondazioni. Questi interventi sono considerati essenziali per ridurre il rischio idrogeologico e sono finanziati con risorse pubbliche specifiche.
Gli enti guardano con attenzione alla discussione giudiziaria, convinti che le opere in corso di realizzazione apportino una risposta concreta e tempestiva, in grado di contenere i pericoli senza dover ricorrere alle forme di garanzia finanziaria imposte dall’ordinanza.
La vicenda resta aperta e si svilupperà nei prossimi mesi all’interno delle aule giudiziarie, con un’attenzione particolare ai rischi di danni ulteriori per la popolazione e alle capacità degli enti di intervenire.
Regione Emilia-Romagna e Comune di Bologna continuano a gestire la questione mantenendo alta l’attenzione sulla sicurezza del torrente Ravone, in attesa che il reclamo venga discusso e il tribunale prenda una decisione definitiva.
Ultimo aggiornamento il 22 Luglio 2025 da Matteo Bernardi