Una donna di 74 anni è deceduta lo scorso 13 luglio alla casa della comunità di Castel San Pietro Terme. La Procura di Bologna ha aperto un’inchiesta su cinque medici, in servizio negli ospedali di Imola e Faenza, accusati di non aver individuato in tempo la recidiva di un tumore intestinale. L’indagine ha portato all’esecuzione di un’autopsia per chiarire la dinamica della morte e valutare eventuali responsabilità dei sanitari coinvolti. Le famiglie della paziente hanno affidato la tutela legale all’avvocatessa Chiara Rinaldi, richiedendo accertamenti sulla gestione clinica del caso.
Il quadro medico e i sospetti sulla mancata diagnosi della recidiva tumorale
La donna era stata sottoposta a un’operazione chirurgica in primavera 2023 per rimuovere un tumore all’intestino. Durante i controlli successivi nel 2024, alcune TAC avevano rilevato la presenza di una cisti ovarica. Tuttavia, secondo i familiari, nessun medico avrebbe allora identificato la recidiva del carcinoma intestinale che si manifestava di nuovo. I sintomi e il peggioramento dello stato di salute sarebbero stati trascurati o interpretati in modo errato fino a marzo 2025, quando la situazione della paziente era ormai grave. Dopo un lungo periodo di sofferenza e seguendo il progressivo aggravamento, la donna è stata ricoverata e infine è morta il 13 luglio scorso.
Le accuse riguardano un ritardo nella diagnosi che avrebbe impedito l’avvio di terapie adeguate tempestivamente cruciali. Il procuratore Marco Imperato ha ordinato l’autopsia, eseguita stamattina dal medico legale Margherita Neri, per valutare il nesso causale tra la mancata individuazione della recidiva e l’esito fatale. L’esame autoptico è stato eseguito alla presenza delle parti coinvolte, compresi gli avvocati delle famiglie e quelli dei medici indagati.
Gli attori coinvolti nell’inchiesta e il ruolo dei consulenti tecnici di parte
L’inchiesta coinvolge cinque medici che hanno avuto in cura la paziente sia presso l’ospedale di Imola sia in quello di Faenza. La Procura valuta l’ipotesi di omicidio colposo in ambito sanitario, un reato che contempla la negligenza o l’imperizia nel trattamento dei pazienti. Le famiglie della donna, assistite dall’avvocatessa Chiara Rinaldi, hanno scelto come consulente medico legale Donatella Fedeli, esperta di patologie oncologiche e responsabilità sanitarie, per supportare l’azione giudiziaria.
Gli avvocati della difesa, a rappresentare gli indagati, sono invece Lucio Monaco, Milena Catozzi, Rossana Scibetta e Sabrina Di Giampietro. Questi ultimi hanno nominato un team di consulenti tecnici formato da Paolo Marchionni, Roberto Nannini, Gianni Guadagnini e Martina Brini per ricostruire il percorso clinico seguito e sostenere la correttezza degli interventi medici. Il confronto tecnico tra le due parti è cruciale per chiarire le circostanze che hanno portato al decesso.
Nell’ambito dell’inchiesta si attendono ora i risultati dell’autopsia e dei periti di parte per comprendere se gli operatori abbiano effettivamente omesso di riconoscere un peggioramento rilevante o se il quadro clinico fosse già compromesso in modo tale da limitare le possibilità terapeutiche. La vicenda ha scosso la comunità locale, che segue con attenzione gli sviluppi del procedimento penale.
Ultimo aggiornamento il 21 Luglio 2025 da Elisa Romano