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il ritorno a fidenza di majed al-shorbaij, rifugiato palestinese bloccato 18 mesi a gaza

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Majed al-shorbaij è tornato a fidenza dopo un lungo periodo trascorso sotto i bombardamenti nella striscia di gaza. La sua storia ha colpito molti per la drammaticità degli eventi e l’impegno di diverse persone e istituzioni che hanno lavorato per riportarlo in italia insieme alla famiglia. Dopo quasi un anno e mezzo passato lontano dalla sua casa italiana, Majed ora vive con la moglie Lamis e il figlio Maher, nato pochi giorni prima del loro salvataggio in giordania.

Il viaggio da gaza a fidenza tra difficoltà e speranze

Majed era residente nel parmense dal 2019, dove aveva una casa e un lavoro stabile. A fine settembre 2023 ha dovuto lasciare l’italia per tornare nella striscia di gaza: suo padre era gravemente malato ed era necessario assisterlo. Pochi giorni dopo però la situazione militare si è aggravata con nuovi raid israeliani che hanno reso impossibile ogni spostamento sicuro fuori dall’area.

Per diciotto mesi Majed è rimasto intrappolato sotto le bombe senza poter uscire o comunicare facilmente con l’esterno. Durante questo periodo ha mantenuto contatti intermittenti grazie a connessioni internet instabili che gli permettevano di raccontare le sue giornate ai volontari italiani impegnati nel supporto umanitario. La speranza più grande era riuscire ad uscire dalla zona calda insieme alla famiglia.

Il piccolo Maher è nato in ospedale ad Amman, in giordania, mentre i genitori venivano portati in salvo da una missione organizzata dalle autorità italiane insieme alle ong coinvolte nel soccorso dei civili palestinesi. Il ritorno definitivo in italia rappresenta quindi non solo una liberazione fisica ma anche un momento carico di significati personali dopo tanta sofferenza.

La situazione attuale nella striscia di gaza vista da majed

Nonostante il suo rientro sia avvenuto ormai qualche settimana fa, Majed continua a seguire con apprensione quanto accade nella sua terra natale dove vivono ancora i suoi genitori. Le condizioni restano critiche: gli attacchi israeliani colpiscono spesso aree abitate da civili indifesi o chi si trova nei campi profughi sotto tende precarie.

Il racconto diretto del giovane rifugiato evidenzia come siano soprattutto donne e bambini le vittime più fragili dei bombardamenti quotidiani: “Ieri hanno ucciso tre bambini che conoscevo”, spiega Majed riferendosi ad alcune delle vittime incontrate personalmente durante gli anni passati lì; erano semplicemente in fila per ricevere aiuti alimentari quando sono stati colpiti dai raid.

Questa realtà sottolinea quanto sia difficile garantire sicurezza anche agli operatori umanitari impegnati nell’assistenza della popolazione civile costretta a vivere tra rovine e paura continua per la propria vita ogni giorno che passa.

Il ruolo delle istituzioni italiane nel rientro della famiglia al-shorbaij

Il ritorno di Majed al-shorbaij è stato possibile grazie all’intervento coordinato tra ministero degli esteri italiano, ambasciata italiana in israele e consolati sul territorio mediorientale oltre naturalmente all’impegno locale dell’amministrazione comunale di fidenza.

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Durante una cerimonia svoltasi nella sala consiliare del comune parmense sono stati ringraziati pubblicamente tutti coloro che hanno contribuito all’organizzazione del trasferimento sicuro della famiglia palestinese verso l’italia: dal ministro antonio tajani agli ambasciatori luca ferri fino ai funzionari consolari domenico bellato ed alessandro tutino intervenuti direttamente nelle condizioni estreme sul campo.

Il sindaco davide malvisi ha sottolineato come questa operazione abbia richiesto uno sforzo collettivo capace non solo di salvaguardare vite umane ma anche rafforzare legami internazionali attraverso canali diplomatici delicatissimi data la complessità politica dell’area interessata dai conflitti armati continui ormai da anni.

Il sostegno delle associazioni locali per mantenere viva la speranza

Al fianco delle istituzioni governative si sono mosse diverse associazioni no profit impegnate nell’aiuto ai rifugiati palestinesi presenti sul territorio italiano già prima dello scoppio recente dei combattimenti intensificatisi nel 2023-24.

Ciac onlus ha seguito costantemente i contatti con Majed durante tutto il tempo trascorso sotto assedio fornendo supporto morale tramite chiamate irregolari quando possibile; Emilio Rossi, presidente dell’associazione ricorda come quelle comunicazioni fossero fondamentali perché mantenevano vivo quel filo diretto indispensabile tra chi combatteva ogni giorno contro paura isolamento disperazione lontano dalla propria casa italiana.

Altre realtà come fondazione anna mattioli o l’istituto fratelli cervi si sono unite alle iniziative promosse dai parlamentari locali quali paola de micheli o gruppi politici come potere al popolo contribuendo così alla mobilitazione generale necessaria affinché quella storia trovasse finalmente una via d’uscita concreta.

Questi interventi dimostrano quanto possa essere importante creare reti solidali capaci d’intervenire rapidamente nei momenti più critici garantendo assistenza reale alle persone coinvolte direttamente nei conflitti internazionali senza dimenticare nessuno dietro numerazioni statistiche fredde prive d’identità umana riconoscibile.

Written by
Giulia Rinaldi

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