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Gip Di Bologna indaga su perquisizione corporale arbitraria durante il G7 Scienza 2024

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Indagine su perquisizione corporea al G7 Scienza di Bologna - Unita.tv
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Il tribunale di Bologna riapre il caso di una perquisizione rigida e umiliante durante il G7 Scienza dello scorso luglio. Un’attivista di Extinction Rebellion ha denunciato un trattamento giudicato ingiusto e lesivo, a seguito di un’azione di protesta in città.

La vicenda della perquisizione durante il G7 Scienza a Bologna

La mattina del 9 luglio 2024, in occasione del G7 Scienza ospitato a Bologna, una manifestante di Extinction Rebellion è stata portata in Questura dopo una protesta. In questa sede, una perquisizione personale ha assunto caratteristiche pesantemente criticate. L’attivista racconta di essere stata costretta a spogliarsi in un bagno sporco e privo di igiene, mentre veniva osservata da un’agente di polizia donna incaricata dell’ispezione.

Il controllo ha incluso anche una serie di piegamenti imposti con l’obiettivo, secondo il racconto, di umiliarla pubblicamente. Queste modalità hanno scatenato una denuncia formale da parte della diretta interessata, assistita dall’avvocato Ettore Grenci. La denuncia ha puntato il dito contro quello che viene definito un intervento arbitrario e vessatorio, oltre che umiliante nei modi. La questione si è svolta all’interno di un contesto delicato, con la città sotto i riflettori per l’evento internazionale del G7 Scienza.

Le decisioni iniziali della procura e l’opposizione dell’avvocato

Nel marzo successivo ai fatti, la Pubblica Accusa rappresentata dalla pm Francesca Rago ha chiesto al Gip l’archiviazione per la poliziotta che materialmente ha condotto la perquisizione. La motivazione addotta sosteneva che l’agente fosse estranea alle motivazioni specifiche del fermo e avesse agito rispettando le procedure abituali senza eccedere nelle proprie attribuzioni. Quindi, secondo questa prima valutazione, la perquisizione si sarebbe svolta senza irregolarità dal punto di vista operativo.

L’avvocato della manifestante ha contestato questa richiesta, sostenendo che le modalità dell’ispezione superassero i limiti della legge e aggravassero la lesione della dignità personale. Questa opposizione ha di fatto rallentato la procedura e portato il Gip a una decisione più approfondita rispetto all’archiviazione sommaria. Tra le cause della vicenda, si è aperto un dibattito intenso sugli abusi durante i controlli nei contesti di manifestazioni pubbliche.

L’ordinanza del Gip e la nuova iscrizione nel registro degli indagati

Dopo l’opposizione dell’avvocato e la revisione del caso, il Gip Letizio Magliaro ha deciso di escludere la poliziotta dall’indagine, confermando l’archiviazione per chi aveva condotto materialmente la perquisizione. Al contrario, è stato iscritto nel registro degli indagati il sostituto commissario della Questura che ordinò quel controllo.

Nel provvedimento il giudice sottolinea che la perquisizione posta in essere risultava non solo illegittima perché eseguita fuori dai casi previsti dalla legge, ma anche e soprattutto abusiva per le modalità con cui è stata svolta. L’atto, secondo il Gip, rappresenta un’esemplare violazione dei diritti, visto che la procedura avrebbe dovuto rispettare regole molto più rigide rispetto a quelle adottate.

Il magistrato evidenzia come l’ordine di eseguire tale perquisizione non fosse giustificato né dalla legge né dalle condizioni in cui veniva svolto, confermando il carattere vessatorio e umiliante denunciato dalla manifestante.

Le implicazioni legali e il contesto di tutela dei diritti nelle proteste

Il caso solleva questioni significative sulle modalità con cui le forze dell’ordine trattano persone ferme durante manifestazioni di protesta, nel contesto di eventi pubblici di rilevanza nazionale. La perquisizione corporale richiede condizioni rigorose e procedure che tutelino la dignità delle persone coinvolte. Qui si discute proprio del confine tra attività permessa e abuso che ledono la libertà individuale.

L’ordinanza del Gip mette in evidenza l’esigenza di controlli che rispettino i limiti imposti dalla normativa e, soprattutto, il diritto di chi viene fermato a non subire trattamenti degradanti o arbitrari. La vicenda torna d’attualità in una fase storica dove la tensione tra autorità e manifestanti è particolarmente alta e l’attenzione ai diritti umani diventa centrale nei dibattiti pubblici e giuridici.

Il processo che proseguirà chiarirà se le responsabilità di alti funzionari della polizia comporteranno conseguenze penali, ponendo un precedente importante nel campo del rispetto delle garanzie dei cittadini durante situazioni di ordine pubblico.

Ultimo aggiornamento il 18 Luglio 2025 da Andrea Ricci

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Andrea Ricci

Andrea Ricci non cerca l’ultima notizia: cerca il senso. Blogger e osservatore instancabile, attraversa cronaca, politica, spettacolo, attualità, cultura e salute con uno stile essenziale, quasi ruvido. I suoi testi non addolciscono la realtà, la mettono a fuoco. Scrive per chi vuole capire senza filtri, per chi preferisce le domande alle risposte facili.

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