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Attivazione del pulsante rosso negli ospedali bolognesi: un primo bilancio delle chiamate d’emergenza

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Pulsante rosso attivato negli ospedali di Bologna: prime chiamate d’emergenza monitorate - Unita.tv
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Nei principali ospedali di Bologna è entrato in funzione un sistema di emergenza pensato per garantire la sicurezza del personale sanitario. Da marzo al Maggiore e da giugno al Sant’Orsola, gli operatori possono attivare un “pulsante rosso” per richiedere aiuto immediato in caso di situazioni di pericolo. Le prime settimane di applicazione hanno già offerto dati interessanti sull’utilizzo e sull’efficacia di questa misura, resa possibile da un accordo firmato tra le istituzioni locali e le strutture sanitarie.

Attivazione e diffusione del pulsante rosso tra i principali ospedali bolognesi

Il sistema di allerta rapida noto come “pulsante rosso” ha registrato finora circa 56 attivazioni teoriche, distribuite tra due grandi ospedali di Bologna: l’Ospedale Maggiore e il Policlinico Sant’Orsola. Al Maggiore, attivo dal marzo scorso, sono stati installati 18 dispositivi che permettono al personale medico e infermieristico di segnalare tempestivamente situazioni di emergenza in reparto. Al Sant’Orsola il sistema è operativo da metà giugno, con un numero inferiore, ma significativo, di 11 pulsanti disponibili.

La collocazione degli strumenti segue una mappatura delle zone più vulnerabili per il personale sanitario, cioè quelle in cui si registrano episodi di aggressione o tensione. La datazione differenziata tra le due strutture indica anche un approccio graduale, mirato a garantire il corretto funzionamento e l’adeguata formazione del personale prima dell’estensione totale.

Rilevante il contesto in cui è stato firmato il protocollo d’intesa per la sicurezza degli operatori sanitari e socio-sanitari a marzo 2025. L’accordo coinvolge la Questura, l’Azienda USL di Bologna, il Policlinico Sant’Orsola e l’Istituto Ortopedico Rizzoli. Tale collaborazione ha consentito di definire procedure condivise e di potenziare la sorveglianza interna, in un momento in cui le aggressioni ai medici e infermieri stanno diventando un problema crescente in tutta Italia.

Funzionamento e meccanismo di allerta immediata per gli operatori sanitari

La particolarità del pulsante rosso sta nella sua capacità di agire come una segnalazione istantanea e contestuale. Quando un operatore sanitario preme il dispositivo, viene attivato un allarme che si manifesta sia in modalità visiva che sonora nell’area circostante. Questo sistema coinvolge il personale della polizia e gli addetti alla vigilanza privata presenti all’interno dei poli ospedalieri, perché entrambi possono intervenire rapidamente.

Un elemento chiave del sistema è il collegamento interfono collegato al pulsante, che consente una comunicazione diretta tra chi ha premuto l’allarme e chi risponde. Questo permette di valutare la gravità della situazione e organizzare la risposta più adeguata. In situazioni di rischio contenuto, gli addetti alla vigilanza possono intervenire senza allertare immediatamente le volanti della polizia, evitando escalation inutili.

La presenza di un sistema di comunicazione vocale permette anche di ottenere aggiornamenti in tempo reale sull’evento che ha scatenato l’allarme, migliorando la gestione e la sicurezza degli interventi. Le condizioni di lavoro degli operatori, spesso messi a dura prova da comportamenti aggressivi, si sono così dotate di uno strumento che da subito segnala un’emergenza reale o potenziale.

Dati e risultati emersi dal primo confronto tra le istituzioni coinvolte

Un incontro svoltosi in questi giorni all’Ospedale Sant’Orsola ha riunito rappresentanti della Questura, dell’AUSL e del Policlinico per fare il punto sul funzionamento del sistema di allerta. Tra i presenti il questore di Bologna Antonio Sbordone, la direttrice generale dell’Ausl Anna Maria Petrini e la direttrice generale del Policlinico Irccs Sant’Orsola Chiara Gibertoni. L’appuntamento ha offerto una prima analisi delle attivazioni e degli esiti associati all’uso del pulsante rosso.

La Questura ha fatto presente come in buona parte dei casi la richiesta di aiuto sia stata revocata dagli stessi operatori prima dell’arrivo delle forze dell’ordine. Questo indica che il segnale dato dal pulsante ha un effetto dissuasivo capace di evitare che alcune situazioni degenerate in aggressioni. Lo stesso sistema, quindi, ha comportato un contenimento delle tensioni sul posto di lavoro, spesso in ambienti delicati e sotto forte pressione.

Nel numero relativamente esiguo di chiamate che hanno richiesto un intervento, le prime risposte sono state gestite direttamente dal personale della polizia presente in ospedale e dalle guardie di sicurezza. Solo in pochi casi c’è stato bisogno di inviare pattuglie della “volante”, il che segnala una buona efficienza della rete di sicurezza interna.

L’esperienza bolognese si posiziona tra i primi esempi in Italia in cui un sistema tecnologico, incrociato con un protocollo preciso, fornisce una modalità di tutela concreta per chi opera in ambienti sanitari. Le verifiche in corso dovranno stabilire se la copertura dei pulsanti sarà estesa ad altre aree e servizi, in base alle necessità.

Le istituzioni coinvolte mostrano attenzione al tema della sicurezza personale, anche a fronte di episodi che finiscono spesso per essere sottovalutati. Questa prima fase operativa lascia intuire un progressivo miglioramento della tutela diretta per medico e infermiere, fondamentali per garantire assistenza e cura senza rischi aggiuntivi.

Ultimo aggiornamento il 18 Luglio 2025 da Davide Galli

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Davide Galli

Davide Galli scrive per capire, non solo per raccontare. Blogger dallo stile asciutto e riflessivo, attraversa i temi di cronaca, politica, attualità, spettacolo, cultura e salute con uno sguardo mai convenzionale. Nei suoi articoli c’è sempre una domanda aperta, un invito a leggere tra le righe e a non fermarsi alla superficie.

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