La crisi umanitaria nella Striscia di Gaza si aggrava, con il sistema sanitario che fatica a reggere sotto la pressione del conflitto in corso. Amanda Prezioso, infermiera italiana impegnata con Emergency, ha raccontato in diretta da Gaza la drammatica situazione vissuta quotidianamente nei centri medici e nelle aree colpite dalla guerra. La sua esperienza diretta offre uno sguardo crudo sulle condizioni di vita e cura nell’area più martoriata.
Le condizioni delle strutture sanitarie e l’aumento dei pazienti
Amanda Prezioso lavora da mesi all’interno della Striscia di Gaza, dove coordina l’attività sanitaria nei presidi gestiti da Emergency ad al-Qarara e Khan Younis. Nel primo trimestre del 2025 ha assistito una crescita esponenziale del numero di persone che si rivolgono alle cliniche: dai cento pazienti giornalieri iniziali si è passati a oltre trecento. Questo aumento riflette non solo il peggioramento della situazione sul territorio ma anche il collasso progressivo degli ospedali locali.
Attualmente sei ospedali rimangono operativi nella zona, ma sono sottoposti a carichi insostenibili. Le cliniche mobili come quelle gestite da Prezioso cercano di alleggerire questo peso offrendo assistenza primaria per patologie croniche o acute, tra cui infezioni e dolori vari. In particolare crescono i casi legati alle ferite provocate dal conflitto diretto o dalle difficoltà quotidiane come la distribuzione del cibo in zone pericolose.
Le difficoltà della popolazione civile tra evacuazioni e sfollamenti
Le strade deserte raccontano una realtà fatta soprattutto di fuga continua: gli abitanti sono costretti ad abbandonare spesso le proprie case danneggiate o distrutte durante i bombardamenti. La maggior parte vive ora in tende improvvisate o campi per sfollati sparsi nella regione.
L’infermiera descrive queste aree come spazi estremamente fragili dove è stata allestita anche la loro clinica: un punto medico nel mezzo delle tende che accoglie chi non ha più un tetto sicuro sopra la testa. Le evacuazioni avvengono quasi ogni giorno; questa instabilità rende difficile garantire cure continue ai malati più vulnerabili.
Impatto psicologico sui bambini e sulle famiglie coinvolte nel conflitto
Tra i pazienti seguiti dall’equipe medica ci sono molti bambini che mostrano evidenti sintomi riconducibili alla sindrome post traumatica da stress . Questi segnali indicano quanto profonda sia l’impronta lasciata dalla guerra sulle nuove generazioni nate o cresciute sotto assedio.
Il trauma psicologico si aggiunge alle ferite fisiche causate dal conflitto; spesso i piccoli restano esposti a eventi violenti senza poter trovare spazi protetti per elaborare ciò che vivono ogni giorno. L’assistenza sanitaria quindi deve includere anche supporto psicologico mirato oltre alla cura delle lesioni immediate.
Ruolo dei medici palestinesi ed equipe internazionale nelle operazioni sanitarie
La struttura gestita da Emergency conta su quattro medici palestinesi specializzati insieme a personale infermieristico italiano ed internazionale: cinque infermieri lavorano fianco a fianco con una ginecologa e un’ostetrica presenti stabilmente sul posto.
Questa collaborazione consente di fornire cure diversificate sia ai pazienti adulti sia alle donne incinte o giovani madri bisognose d’assistenza ostetrica qualificata. Nonostante risorse limitate e rischi continui legati al contesto bellico, l’équipe mantiene attiva l’attività sanitaria cercando soluzioni rapide ed efficaci contro malattie acute, croniche, ferite traumatiche, e problematiche psichiatriche correlate allo stress prolungato vissuto dalla popolazione locale.
In effetti, la presenza costante dei volontari internazionali rappresenta un sostegno fondamentale per far fronte alla crisi crescente.