Il caso della morte di un uomo coinvolto in una sparatoria con la polizia a Grottaglie si è aperto con due agenti iscritti nel registro degli indagati per Omicidio Colposo. L’inchiesta punta a chiarire la dinamica dell’episodio avvenuto pochi giorni dopo il grave fatto che ha coinvolto un brigadiere capo. L’attività degli inquirenti procede sull’autopsia e sull’analisi delle armi usate durante lo scontro. L’accaduto sta scuotendo la comunità locale, mentre emergono dettagli sulle persone coinvolte.
Indagini e iscrizione nel registro degli indagati : cosa è successo ai poliziotti
Il 22 maggio 2025 i due agenti del commissariato di Grottaglie si sono trovati faccia a faccia con due uomini ricercati in relazione alla morte del brigadiere capo Carlo Legrottaglie. Nel tentativo di fermarli è scoppiata una sparatoria. Nel conflitto a fuoco è morto Michele Matropietro, 59 anni, con una lunga lista di precedenti penali alle spalle. Il complice fuggitivo, Camillo Giannattasio, 57 anni, è stato invece fermato.
Sulla base delle informazioni ricevute da fonti giudiziarie, i due poliziotti – entrambi cinquantenni – hanno ricevuto un avviso di garanzia. La notifica non significa una colpevolezza automatica ma è consueta in casi del genere per tutelare sia l’accusa che la difesa durante le successive verifiche. L’iscrizione è passaggio dovuto, soprattutto in vista dell’autopsia che potrà chiarire le reali cause del decesso di Matropietro.
Il pubblico ministero Francesco Ciardo coordina gli accertamenti e ha fissato l’incarico per l’autopsia al martedì mattina seguente. L’ipotesi di reato per i poliziotti riguarda l’eccesso colposo Nell’uso delle armi che, secondo le norme, è legato al fatto di aver impiegato più forza del necessario per difendersi e fermare una minaccia.
Ricostruzione della sparatoria e la fuga nei campi di grottaglie
Il fatto è strettamente collegato alla precedente aggressione in cui ha perso la vita il brigadiere capo Legrottaglie, per la quale i due sospettati erano ricercati. Appena è stata diffusa la caccia a Matropietro e Giannattasio, i due si sono dileguati nelle campagne intorno a Grottaglie, fra i campi e le strade secondarie.
Gli agenti li hanno avvistati a distanza e, dopo aver localizzato un Matropietro già ferito, hanno provato a bloccarlo. Ne è scaturito il secondo conflitto a fuoco, questa volta fatale per l’uomo che è morto sul posto. Giannattasio è stato bloccato poco dopo senza colpi sparati.
Nel frattempo la procura ha indicato le parti offese e le persone che restano coinvolte materialmente o emotivamente: la moglie, i tre fratelli e i tre figli minorenni di Matropietro risultano essere i parenti diretti da tutelare nelle procedure legali.
La posizione dei legali e la tensione umana sul caso
Antonio Maria La Scala, uno dei difensori dei due agenti, ha spiegato che l’iscrizione nel registro degli indagati rappresenta un passaggio obbligato e necessario per chiarire ogni dettaglio in modo tecnico e preciso. Ha sottolineato il carattere formale di questo atto, senza attribuire in maniera immediata alcuna responsabilità.
Da lato umano, La Scala si è detto dispiaciuto per la situazione che sta colpendo i poliziotti. Ha evidenziato come in uno scontro a fuoco, soprattutto in casi in cui si rischia la vita, gli agenti agiscono in condizioni estreme e la loro posizione giudiziaria può apparire paradossale.
Il caso richiama l’attenzione sull’equilibrio delicato tra diritto alla legittima difesa e responsabilità penale, mentre la comunità rimane in attesa di sapere cosa emergerà dalle indagini e dagli esami medici disposti. Il processo per capire se ci sono stati errori procedurali o eccessi nei metodi usati seguirà il percorso previsto dalla legge.