
Una donna di 50 anni ha denunciato una presunta aggressione sessuale da parte dell’ex compagno all’interno del centro sociale Lambretta a Milano; l’uomo è stato arrestato e sono in corso le indagini della procura. - Unita.tv
Una donna di 50 anni, di origine ecuadoriana, ha denunciato un’aggressione sessuale subita all’interno del centro sociale Lambretta, situato in via Rizzoli a Milano. L’episodio sarebbe avvenuto il 2 giugno 2025 e ha portato all’arresto del presunto aggressore, un uomo italiano di 49 anni. I fatti sono ancora sotto esame da parte della procura e delle forze dell’ordine, che hanno raccolto i primi elementi a seguito della testimonianza della vittima e delle azioni investigative svolte.
La vicenda della presunta violenza sessuale a milano
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, la notte tra l’1 e il 2 giugno la donna avrebbe subito un’aggressione da parte dell’ex compagno all’interno del centro sociale Lambretta. La 50enne è stata poi trovata in stato confusionale mentre vagava in strada, soccorsa dal personale sanitario del 118. La donna, accompagnata al Policlinico di Milano e affidata agli agenti del commissariato Sempione, ha raccontato di essere stata picchiata e violentata mentre dormiva su un divano del centro. La dinamica, ancora al vaglio degli investigatori, descrive una scena di violenza subita in un luogo che aveva rappresentato per la coppia anche una dimora temporanea.
La testimonianza e le azioni della polizia
La testimonianza ha spinto la polizia a perlustrare il centro sociale e a rintracciare il 49enne, la cui custodia cautelare in carcere è stata disposta dal gip dopo gli interrogatori. L’uomo si è però dichiarato estraneo ai fatti, negando di aver visto la donna quella notte, e si avvale della difesa dell’avvocato Diego Fedele. La misura cautelare testimonia comunque la volontà della magistratura di evitare rischi di reiterazione del reato o interferenza con le prove.
Rapporti tesi tra la coppia e precedenti episodi di violenza
La convivenza tra la donna e il 49enne nel centro sociale Lambretta è iniziata all’inizio del 2025, periodo in cui sono emersi i primi segnali di tensione e gelosia da parte dell’uomo. Al centro ci sarebbe stata la presenza di altri uomini nel centro, che avrebbe suscitato risentimenti e comportamenti violenti verso la donna. Il 14 maggio, qualche settimana prima della presunta aggressione, la 50enne aveva denunciato il compagno per lesioni riportate in una lite. A seguito della denuncia si era allontanata da lui e aveva trovato sostegno in un centro antiviolenza, ma questa situazione non ha evitato che i fatti del 2 giugno si verificassero.
Gli investigatori considerano rilevanti questi pregressi inquadrandoli in un contesto di maltrattamenti reiterati e crescente pericolosità. Il caso sottolinea ancora una volta come le situazioni di convivenza instabile, specialmente in contesti alternativi come i centri sociali, possono nascondere dinamiche di violenza domestica difficili da contrastare senza interventi tempestivi da parte delle autorità.
Le indagini e le misure adottate dalla procura di milano
Le indagini sono state coordinate dalla procura di Milano che si è affidata al lavoro della polizia di Stato per raccogliere testimonianze e riscontri sul caso di presunta violenza sessuale. Dopo il fermo del 49enne all’interno del centro Lambretta, il giudice per le indagini preliminari ha valutato gli elementi della procura decidendo di non convalidare il fermo ma autorizzando una custodia cautelare in carcere. Questo passaggio ha consentito di mantenere l’uomo sotto stretto controllo in attesa di ulteriori sviluppi processuali.
Supporto alla vittima e sicurezza dei centri sociali
Le attività investigative si concentrano anche sull’acquisizione di prove mediche e sulle registrazioni di possibili testimonianze, mentre il personale del centro antiviolenza ha fornito supporto psicologico alla donna. La vicenda è seguita con attenzione anche per i risvolti legati alla gestione degli spazi dei centri sociali e la sicurezza di chi vi abita o frequenta. Gli organi competenti mantengono un monitoraggio puntuale per evitare che situazioni simili possano ripetersi o restare impunite.