
Giulia Lavatura Truninger, coinvolta in un grave episodio a Ravenna, è stata assolta per incapacità di intendere e volere, con obbligo di libertà vigilata e ricovero per motivi di sicurezza e cura. - Unita.tv
Il caso di Giulia Lavatura Truninger, coinvolta in un episodio drammatico a Ravenna, ha visto una sentenza che mette al centro la valutazione psichiatrica. La donna è stata ritenuta incapace di intendere e di volere al momento del fatto, con conseguenze significative sia sul piano giudiziario che sanitario.
Il dramma del 8 gennaio 2024 a ravenna
La mattina dell’8 gennaio 2024, Giulia Lavatura Truninger si è gettata dal nono piano del condominio di via Dradi a Ravenna, portando con sé in braccio la figlia Wendy, di sei anni, e con la barboncina di famiglia, Jessy, legata alla vita. Il volo è stato di circa 28 metri. Nonostante la gravità della caduta, la donna è l’unica sopravvissuta, probabilmente frenata nella discesa dalle impalcature presenti sul palazzo in quel periodo.
Questo gesto ha scosso la comunità ed è subito finito nel mirino dell’attenzione giudiziaria con una immediata perizia psichiatrica disposta per accertare le condizioni mentali dell’imputata al momento del fatto.
La decisione della corte d’assise di ravenna
Dopo due ore e mezza di camera di consiglio, la corte d’assise di ravenna ha deciso per l’assoluzione di Giulia Lavatura Truninger per mancanza di imputabilità. La perizia psichiatrica ha stabilito che la donna non era in grado di intendere e volere quando ha compiuto il gesto estremo.
La sentenza segue la linea indicata sia dal pubblico ministero Stefano Stargiotti che dal difensore Massimo Ricci Maccarini, entrambi concordi nel riconoscere l’incapacità mentale come elemento decisivo. In aula l’imputata non era presente; erano invece presenti alcuni familiari, tra cui il padre e una zia, e l’avvocato Massimo Moriglioni, che rappresenta il marito in qualità di parte offesa.
Le misure di sicurezza e la libertà vigilata
Nonostante l’assoluzione, la corte ha disposto per Giulia Lavatura Truninger la libertà vigilata per almeno un anno. Attualmente la donna è ricoverata presso una struttura individuata dal centro di salute mentale, dove deve seguire un percorso terapeutico con l’obbligo di rimanere all’interno della struttura e di uscire solo accompagnata dal personale.
Questa misura nasce dalla valutazione che la donna rappresenti un pericolo soprattutto per se stessa. Il ricovero si configura come una risposta che tiene insieme esigenze di cura e di controllo, con l’obiettivo di prevenire altre situazioni a rischio.
Il contesto legale e le implicazioni del caso
Il caso di Giulia Lavatura Truninger si inserisce in un contesto dove la valutazione psichiatrica assume un ruolo centrale nel giudizio penale. La mancanza di imputabilità ha riconosciuto la gravità del disturbo mentale al momento dell’evento, escludendo pertanto la responsabilità penale.
L’impatto della decisione ha implicazioni anche sul piano delle misure cautelari e di sicurezza, che nel caso specifico si traduce nella libertà vigilata e nell’obbligo di cura. La vigilanza è calibrata per garantire la tutela della malata e della collettività, prevenendo ulteriori episodi simili.
Il tribunale ha adottato una decisione in linea con la perizia e con le richieste dei soggetti coinvolti, segnando un punto preciso nelle dinamiche legali legate alla capacità di intendere e volere in situazioni di disagio psichico grave.