Home Don domenico storri e iSemprevivi, vent’anni di impegno per i giovani con fragilità psicologiche a milano

Don domenico storri e iSemprevivi, vent’anni di impegno per i giovani con fragilità psicologiche a milano

L’associazione iSemprevivi, fondata da don Domenico Storri a Milano, supporta adolescenti e giovani adulti in difficoltà psicologica attraverso ascolto, inclusione e iniziative come la Crazy Week per promuovere la salute mentale.

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L’associazione iSemprevivi di Milano, fondata da don Domenico Storri, supporta da vent’anni giovani in difficoltà psicologica e sociale, promuovendo inclusione e salute mentale attraverso ascolto, comunità e iniziative come la “Crazy Week”. - Unita.tv

Gli adolescenti e i giovani adulti affrontano tensioni interiori spesso silenziose, radicate in un contesto sociale sempre più complesso. Da vent’anni l’associazione iSemprevivi, creata da don Domenico Storri presso la parrocchia San Pietro in Sala a Milano, accoglie e sostiene ragazzi in difficoltà psicologica e sociale. Attraverso iniziative come la “Crazy Week”, il progetto porta al centro del dibattito pubblico la salute mentale, confrontandosi con giovani, famiglie e comunità, offrendo percorsi di ascolto e inclusione.

L’origine di iSemprevivi e il significato del nome

Il nome iSemprevivi nasce da un’idea dei ragazzi che frequentano il centro, ispirati da un fiore che cresce nelle montagne, il semprevivo, capace di vivere con poche risorse come acqua e terra. Don Domenico racconta come questa pianta rappresenti una metafora per tanti giovani con fragilità mentale: “non hanno bisogno di tanto per vivere, ma di una comunità che li accolga senza giudizio o stigma.” Questa immagine descrive un approccio all’assistenza che punta sull’attenzione e sul rispetto delle difficoltà individuali.

L’associazione si sviluppa sotto l’ala della parrocchia San Pietro in Sala e punta su un ambiente che favorisca il dialogo e la crescita, evitando l’isolamento. Don Domenico, oltre che sacerdote, è psicoterapeuta, e questo doppio ruolo gli permette di avvicinare i giovani non solo su un piano spirituale, ma tenendo conto anche delle difficoltà psicologiche e sociali che emergono. Il percorso di iSemprevivi si è moltiplicato negli anni attraverso progetti, ospitalità e momenti comunitari che coinvolgono adolescenti e giovani adulti.

I sintomi della fragilità nei giovani

Don Domenico sottolinea quanto il disagio esistenziale abbia sempre accompagnato i giovani ma oggi si manifesta con caratteristiche diverse. I ragazzi di oggi hanno accesso a risorse enormi come viaggi e informazioni, ma questa velocità e frammentarietà nei rapporti impedisce loro di radicarsi a fondo. Mancando queste basi, anche le difficoltà normative e psicologiche si acuiscono, con ansie, sintomi psicosomatici e senso di inadeguatezza.

Tra i segnali più comuni emergono l’isolamento, l’insonnia, il cambiamento delle abitudini quotidiane, che spesso passano inosservati o vengono fraintesi dagli adulti. I giovani tendono a cercare vie alternative per esprimersi o anestetizzarsi: la musica o forme di ribellione, ma anche l’uso di sostanze come lo spinello. Questo comportamento riflette uno sforzo per gestire la sofferenza senza un adeguato supporto esterno. E nel caso peggiore, certe tensioni sfociano in atti di autolesionismo o in comportamenti aggressivi.

L’autolesionismo e la sfiducia verso gli adulti

Il ricorso all’autolesionismo, come il tagliarsi, spesso rappresenta una modalità per trovare sollievo o per esprimere un dolore profondo quando manca un accoglimento da parte della comunità. Secondo don Claudio Burgio, esperto sul tema, molti ragazzi portano con sé coltelli come strumento di difesa più che per aggressività, segno di una profonda sfiducia nei confronti degli adulti e delle regole sociali.

Questa diffidenza sottolinea un problema culturale ed educativo che riguarda tutta la società. L’incapacità di capire questi segnali spinge i ragazzi a isolarsi ancora di più. La mancanza di dialogo e la percezione di essere incompresi generano un circolo vizioso che allontana i giovani dagli spazi di confronto, con conseguenze spesso gravi.

La sfida di costruire comunità attente e ascoltanti

Don Domenico raccoglie spesso parole dirette dei ragazzi che descrivono la loro esperienza emotiva in modo intenso, come quella di una giovane con disturbo borderline che ha detto: “Io sono come te amplificata.” La comunità, in ogni sua forma, deve riuscire a intercettare questo disagio prima che si trasformi in malattia. Per questo serve un’attenzione concreta.

La famiglia è il primo luogo cruciale dove individuare i cambiamenti di comportamento e tentare un dialogo. Serve tempo per discutere, anche se spesso mancano energie e volontà. Anche la scuola entra in gioco, con la sua impostazione. Un ambiente educativo che mette troppo l’accento sulla competizione o sul nozionismo rischia di perdere il contatto con le dimensioni umane profonde. Tutto questo fa parte della prevenzione, in grado di fermare alcune crisi prima che degenerino in situazioni irreparabili.

Il percorso personale di don Domenico e il confronto con i ragazzi

Don Domenico Storri unisce la formazione teologica a quella psicologica, completata con una laurea in psicologia conseguita nel 2007 all’Università Cattolica di Milano. Questa doppia prospettiva gli consente di fornire un aiuto che considera sia la dimensione spirituale che i meccanismi emotivi e sociali. Non tratta i due aspetti come mondi separati ma li integra nel suo lavoro quotidiano.

L’esercizio della psicoterapia e il ministero si combinano per mettere a fuoco comportamenti, emozioni e paure, senza perdere il senso della missione religiosa. Questo approccio ha dato vita a un’esperienza di accoglienza che ha coinvolto centinaia di giovani. Tra questi, molte storie hanno avuto esiti positivi: ragazzi che sono tornati a studiare, hanno trovato un lavoro stabile o anche fondato una famiglia.

Storie di rinascita e fallimento dentro iSemprevivi

I numeri raccontano di circa 500-600 ragazzi accolti in vent’anni di attività. Molti hanno superato momenti difficili, altri invece hanno vissuto crisi ripetute che hanno richiesto ricoveri ospedalieri. Don Domenico registra anche alcune storie di successo concreto, con ragazzi assunti nella cooperativa legata all’associazione o che hanno ripreso percorsi scolastici e lavorativi.

I fallimenti sono parte del processo e riflettono limiti strutturali che non sempre si riesce a superare. Il disagio non risparmia nessuno, coinvolge ragazzi di varie condizioni sociali ed economiche, e l’attenzione deve valere per tutti indistintamente. L’ascolto resta però il punto di partenza per riconoscere i bisogni e proporre soluzioni concrete.

La crazy week, un appuntamento per la salute mentale che coinvolge tutta la città

Dal 2021 iSemprevivi ha inventato la “Crazy Week”, un evento annuale che mette la salute mentale al centro, con un calendario di dibattiti, esperienze offerte e la “Crazy Run”, una corsa non competitiva pensata per cancellare il senso di ansia legato alla prestazione. Gli eventi raccontano le storie di chi ha attraversato difficoltà e prova a farne occasione di incontro e recupero.

Simona Police, direttrice del progetto, ha ideato un linguaggio accessibile e plurale per coinvolgere diversi pubblici e superare pregiudizi. Lo sport, la condivisione e l’informazione collaborano per costruire una cultura più inclusiva attorno a temi che restano spesso tabù. Oltre a Milano, fanno da modello per altre iniziative sul territorio.

Nel cuore di questa attività ci sono i ragazzi, che trovano spazi per raccontarsi e farsi ascoltare, e gli operatori che guardano a ogni persona come a un individuo con una storia unica, non solo come caso clinico. La sfida è continuare a presidiare questi luoghi di crescita nel tempo, senza mai abbassare la guardia su segnali piccoli o grandi di disagio.