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Disordini nel carcere di teramo: detenuti fanno esplodere bombolette di gas durante protesta serale

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Nel carcere di teramo la tensione è salita alle stelle nella serata di ieri a causa di una protesta dei detenuti che ha coinvolto anche l’esplosione di bombolette di gas. Il episodio è durato diverse ore, mettendo in crisi la gestione interna della struttura. Questa vicenda mette in luce le difficoltà legate al sovraffollamento e alle condizioni della polizia penitenziaria, con un confronto acceso tra sindacati e amministrazione.

La protesta dei detenuti e l’esplosione delle bombolette di gas

L’episodio si è verificato intorno alle 19 di ieri. I detenuti di una sezione del carcere hanno rifiutato di rientrare nelle celle e, nel tentativo di attirare l’attenzione, hanno fatto esplodere alcune bombolette di gas. L’azione ha creato momenti di alta tensione e per ore la situazione è stata delicata. Verso le 20:30, gli stessi detenuti sono rientrati nelle celle senza ulteriori problemi. La protesta sarebbe in parte dovuta all’astinenza di alcuni ristretti, provocata anche dai frequenti sequestri di sostanze stupefacenti all’interno della struttura.

Dichiarazioni di giuseppe pallini sul disagio dei detenuti

Il segretario provinciale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, Giuseppe Pallini, ha sottolineato come questi eventi siano manifestazioni di un disagio crescente tra i detenuti, aggravato dalla gestione degli ingressi e dalla presenza di soggetti con problematiche di dipendenza. La protesta è diventata così il segnale di situazioni interne che sfuggono a un controllo ordinario, anche a causa del sovraccarico di presenze all’interno del carcere.

Criticità nel sovraffollamento e nella carenza di personale a castrogno

Il carcere di castrogno, a teramo, ospita attualmente circa 440 detenuti, numero che supera notevolmente la capienza prevista di 255 posti. Questa condizione crea pressioni importanti sulla gestione quotidiana e sulla sicurezza della struttura. In parallelo, il personale di polizia penitenziaria si presenta deficitario di circa 70 unità, valore pari a un terzo della dotazione necessaria secondo gli standard.

Impatto sulle condizioni di lavoro secondo pallini

Secondo Pallini, questi fattori concorrono a rendere ancora più difficili le condizioni di lavoro e a incrementare il rischio di incidenti o proteste come quella di ieri. Lo scenario attuale, con un numero di detenuti quasi doppio rispetto al previsto, rende fragile il sistema di controllo e aumenta le tensioni interne.

Le carenze di organico limitano le possibilità di intervento tempestivo e di mantenimento dell’ordine, evidenziando la necessità di interventi concreti per riequilibrare i numeri e migliorare la situazione delle forze in servizio.

Trasferimenti critici e gestione dei detenuti riottosi

Un punto critico evidenziato dal sindacato riguarda l’arrivo a teramo di detenuti considerati riottosi, soggetti a regimi particolari come quello previsto dall’articolo 14 bis. Questo flusso di trasferimenti continua nonostante le richieste sindacali di soluzioni alternative o di spostamenti verso altre strutture.

Ruolo del provveditorato penitenziario di roma

Il provveditorato penitenziario di roma, ancora competente per l’abruzzo, gestisce questi trasferimenti senza considerare appieno le condizioni della struttura di castrogno, già sotto pressione per sovraffollamento e carenza di personale. Per questo motivo, la gestione di detenuti con particolari esigenze comportamentali si è rivelata problematica e ha contribuito agli episodi di gravità crescente.

Le tensioni sono alimentate dall’assenza di risposte adeguate da parte dell’amministrazione regionale, accusata di distacco e di non intervenire in modo risolutivo sulle criticità sollevate da tempo dai sindacati. La percezione è quella di un continuo impegno a gestire emergenze senza però risolverle alla radice, aggravando una situazione già complessa.

Il ruolo delle istituzioni e l’appello sulla gestione penitenziaria in abruzzo

La questione della gestione delle carceri in abruzzo è diventata oggetto di nuove richieste di intervento, soprattutto riguardo alla riapertura del provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria a pescara. Il sindacalista Pallini ha sottolineato la necessità di riportare il controllo e le decisioni su un piano territoriale più vicino alla realtà abruzzese.

L’attuale competenza di roma ha portato a una gestione che considera l’abruzzo una “discarica sociale”, con un’affluenza di detenuti problematici provenienti dal lazio senza un adeguato sostegno locale. Questo trasferimento porta non solo criticità operative ma anche un aggravamento della tensione nelle strutture abruzzesi.

Il sindacato fa appello a un intervento rapido e concreto per migliorare le condizioni interne e il coordinamento tra le istituzioni coinvolte. La carenza di personale e il sovraffollamento sono messi in relazione con l’aumento degli episodi violenti all’interno delle carceri.

Sappe e la condanna della protesta

Donato Capece, segretario generale del Sappe, ha bocciato la condotta dei detenuti coinvolti nella protesta. La definisce “irresponsabile e gravissima”, sottolineando la fragilità complessiva del sistema carcerario abruzzese. Le carceri della regione ospitano oltre 2.000 persone, un numero che conferma lo stato di difficoltà sotto molti aspetti.

Capece ricorda come le denunce dei sindacati siano quotidiane e mirate a denunciare la mancanza di risorse e il rischio crescente di incidenti. L’attenzione si concentra sul bisogno di interventi urgenti per stabilizzare la situazione e garantire sicurezza sia agli agenti sia ai detenuti.

L’episodio di teramo si inserisce in questo contesto di tensione diffusa, confermando come la gestione nelle carceri abruzzesi imponga un confronto continuo con problemi strutturali legati a organico, spazi e presenze problematiche. La risposta delle autorità amministrative e politiche risulta al momento ancora insufficiente rispetto alla complessità della situazione.

Written by
Matteo Bernardi

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