Nel torinese emergono nuovi dettagli su una comunità che ospitava persone con disabilità psichiche, dove sono stati denunciati maltrattamenti gravi. Le indagini hanno portato all’arresto di otto persone coinvolte nei soprusi. Le intercettazioni audio e video raccolte raccontano un clima di violenze, umiliazioni e vessazioni sistematiche ai danni degli ospiti. La procura di Torino, grazie al supporto dei carabinieri del Nas, ha potuto ricostruire la drammatica situazione che si consumava all’interno di questa struttura.
Indagini e primo intervento dei carabinieri del nas
Le indagini sulla comunità nel torinese sono partite ad aprile nello stesso anno, dopo una segnalazione interna arrivata da un magazziniere impiegato presso quella struttura. In poche ore i carabinieri del Nas, coordinati dalla procura di Torino, hanno cominciato le verifiche. Nell’arco di 36 ore sono stati arrestati due operatori sociosanitari e una psicoterapeuta accusati di maltrattamenti verso i disabili ospitati. Il lavoro degli investigatori si è concentrato su immagini registrate da telecamere nascoste, nella struttura, che raccontano un quadro di abusi ripetuti e sistematici.
Dalle registrazioni è emerso come gli assistiti fossero vittime di strattonamenti, schiaffi e umiliazioni continue, azioni che andavano ben oltre una gestione approssimativa degli ospiti. La procura ha deciso di ampliare le misure cautelari, arrestando altri cinque operatori che avrebbero partecipato alla violenza o non impedito le aggressioni. Questo ha portato il totale degli arresti a otto persone, coinvolte nella rete dei maltrattamenti.
Le intercettazioni e il quadro delle violenze
Il materiale raccolto nelle intercettazioni ha reso evidente la gravità della situazione. Tra le frasi registrate, emerge una dichiarazione che non lascia dubbi sul clima intimidatorio e aggressivo: “il 90% di noi doveva finire in galera”. Queste parole mostrano come gli stessi responsabili fossero consapevoli delle azioni illecite compiute e della pericolosità del proprio comportamento. Le conversazioni registrate raccontano di un ambiente degradante, dove gli operatori si rivolgevano agli ospiti spesso con durezza e disprezzo.
Oltre alle botte fisiche, gli ospiti venivano sottoposti a privazioni, molestie e sistematiche umiliazioni. I maltrattamenti non si limitavano a poche persone ma coinvolgevano in misura diversa tutti gli assistiti. Le riprese video hanno confermato scene di violenze verbali e fisiche da parte di personale incaricato di tutelare proprio chi era più vulnerabile. Questi abusi rappresentano una violazione dei diritti fondamentali, per chi dovrebbe garantire assistenza e protezione.
Denuncia della procura e quadro giuridico
Nel fascicolo dell’inchiesta si legge che la comunità, strutturata per accogliere soggetti con disabilità cognitive e psichiche, si è trasformata in una realtà dove i diritti e la dignità umana sono stati calpestati. La procura ha definito le condizioni vissute dagli ospiti come un «spaccato desolante». Vessazioni, soprusi, privazioni di cure e aggressioni non sono episodi isolati ma un sistema con cui il personale ha trattato chi era affidato alle loro cure.
Effetti sulla vita degli ospiti e rilievi giuridici
Il giudice ha sottolineato come questi abusi abbiano reso la vita degli ospiti «insopportabile», estendendo l’effetto a tutti, non soltanto a coloro più frequentemente maltrattati. Dal punto di vista giuridico, le accuse riguardano maltrattamenti aggravati verso persone fragili, un reato che prevede pene severe. Le indagini hanno confermato che i responsabili erano ben consapevoli del loro ruolo e delle proprie azioni, aggravando la loro posizione.
Il caso ha attirato attenzione a livello locale e nazionale, mettendo in luce la necessità di controlli più stringenti e un’attenzione costante nelle strutture di assistenza. La documentazione raccolta potrà essere usata durante il processo per ricostruire esattamente cosa è accaduto e assicurare giustizia alle vittime.