Da alcune settimane i lavoratori della Emmegi, azienda specializzata nella produzione di scambiatori di calore a Cassano d’Adda, nel milanese, hanno avviato una mobilitazione per protestare contro le condizioni ambientali all’interno dei capannoni produttivi. Le temperature elevate registrate negli spazi di lavoro hanno spinto i dipendenti a chiedere interventi urgenti e a organizzare uno sciopero che ha coinvolto la giornata di giovedì mattina.
Secondo quanto riportato da diversi quotidiani locali, nelle ultime settimane i dipendenti dell’azienda si sono trovati a dover svolgere le proprie mansioni in ambienti con temperature che raggiungono picchi fino a 36,5 gradi centigradi. Questi livelli elevati rendono difficile sostenere un ritmo produttivo regolare e mettono a rischio la salute degli operai. La Fiom ha preso posizione al fianco dei lavoratori sottolineando come sia praticamente impossibile garantire sicurezza e benessere in tali condizioni climatiche interne.
La situazione ha portato alla decisione dello sciopero giovedì scorso: non è stato il primo episodio simile nell’arco dell’estate. I sindacati denunciano da tempo la mancanza di misure adeguate per contenere l’aumento delle temperature dentro ai capannoni industriali durante i mesi più caldi dell’anno. La richiesta principale riguarda l’applicazione rigorosa delle norme sul lavoro sotto stress termico e una revisione degli standard interni all’azienda.
L’Emmegi ha risposto alle accuse affermando che le rilevazioni effettuate indicano un massimo di 32 gradi centigradi all’interno dei locali produttivi, valore comunque inferiore rispetto alle segnalazioni fatte dai lavoratori. L’impresa sostiene quindi che gli ambienti rispettino i limiti previsti dalla normativa vigente riguardo alle temperature sul luogo di lavoro.
Questa discrepanza tra dati ufficiali e percezioni dei dipendenti alimenta tensioni interne al sito produttivo ed evidenzia una difficoltà nel trovare un punto d’incontro sulle misure da adottare per migliorare il comfort termico senza interrompere l’attività industriale.
Recentemente anche la regione Lombardia è intervenuta emanando direttive volte a ridurre o sospendere le attività lavorative svolte all’aperto durante le ore con maggior esposizione al sole e alte temperature soprattutto nei cantieri edili o in agricoltura. Tuttavia queste misure non coprono ancora adeguatamente situazioni come quelle segnalate nei capannoni della Emmegi dove si lavora al chiuso ma con problemi analoghi legati al caldo intenso.
I sindacati chiedono quindi un’estensione delle norme regionali anche agli ambienti chiusi industriali dove spesso si raggiungono condizioni climatiche altrettanto critiche senza tutele specifiche previste dalle attuali disposizioni normative. Questa battaglia punta ad aumentare l’attenzione sulle realtà produttive lombarde soggette ad ondate di calore sempre più frequenti durante l’estate italiana.
Lo sciopero della Emmegi rappresenta così solo uno degli episodi recenti legati alla gestione del clima interno agli stabilimenti manifatturieri italiani quando arrivano stagioni particolarmente torride come quella appena trascorsa nel 2025.
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