Detenuto napoletano al lavoro in hotel a milano sparito con collega: indagini in corso per possibile delitto

Un uomo condannato per omicidio, Emanuele De Maria, scompare insieme alla collega Chamila Dona Wijesuriya dopo aver iniziato un lavoro come receptionist in un hotel di Milano.
Un uomo condannato per omicidio e impiegato come receptionist in un hotel di Milano scompare insieme a una collega, scatenando un’indagine sulle loro sparizioni e sul complesso percorso di reinserimento sociale. - Unita.tv

Un uomo condannato per omicidio lavora come receptionist in un hotel milanese mentre si avvicina la sua possibile fuga dopo una sparizione insieme a una collega. La vicenda, iniziata a Milano nel 2025, ha acceso i riflettori su un percorso complesso di reinserimento in libertà vigilata e su una sparizione che mette in allarme le autorità. La donna, una dipendente di origine cingalese, risulta scomparsa da due giorni e gli ultimi movimenti indicano un possibile nesso con il collega detenuto.

La storia di emanuele de maria: dal carcere a un lavoro alberghiero

Emanuele de Maria, 35 anni, napoletano, condannato a 15 anni per l’omicidio della ventitreenne Rached Oumaima a Castel Volturno nel 2016, ha visto il suo cammino cambiare radicalmente negli ultimi anni. Dopo anni di reclusione nelle carceri partenopee, dove aveva raccontato le dure condizioni di vita, è stato trasferito nell’istituto di Bollate, alla periferia di Milano. Qui il suo percorso ha assunto un’altra piega.

Nel novembre 2023 ha firmato un contratto come receptionist a tempo determinato in un hotel della zona Stazione Centrale di Milano, l’hotel Berna, uno quattro stelle di via Napoli Torriani. La trasformazione in un lavoro stabile è arrivata meno di un anno dopo, il 12 novembre 2024, quando la direzione ha confermato il suo inserimento a tempo indeterminato. Il lavoro gli permette di mantenere contatti con l’esterno grazie a permessi speciali e orari scanditi per muoversi da e verso il carcere, e di utilizzare un cellulare sotto controllo.

De Maria ha definito quel lavoro più che una semplice occupazione, un’attività svolta con passione, quasi un modo per esorcizzare il passato e pensare al futuro. Tuttavia, dietro questa apparente nuova vita si celano dinamiche più delicate e complesse, soprattutto riguardo a rapporti personali con colleghi.

I rapporti con i colleghi e la sparizione di chamila dona wijesuriya

Il rapporto di de Maria con i colleghi all’hotel Berna sembrava positivo, almeno così dichiarato durante un’intervista tv a “Confessione Reporter” poco dopo l’assunzione. Parole che oggi suonano paradossali, vista la recente sparizione di Chamila Dona Wijesuriya, 50 anni, dipendente cingalese dello stesso albergo. I due sono stati ripresi insieme nell’ultimo incontro noto, avvenuto vicino al parco Nord di Milano nel pomeriggio di venerdì.

Gli inquirenti hanno trovato tracce di una possibile relazione tra i due o, perlomeno, di un coinvolgimento sentimentale da parte di de Maria. Risulta che Chamila fosse tra i contatti da lasciare in carcere in caso di problemi, ancor più a indicare un legame stretto.

Le telecamere di Viale Testi hanno immortalato quegli ultimi momenti insieme, ma da quel momento non ci sono più notizie certe sulla donna. È allarme nella comunità dell’albergo e negli ambienti della polizia, che hanno avviato una serie di indagini serrate.

Il contesto della scomparsa e le restrizioni sul percorso lavorativo

La scomparsa è avvenuta in un contesto preciso, regolato da permessi e orari rigorosi concessi a de Maria per recarsi al lavoro fuori dal carcere di Bollate. Doveva muoversi con un itinerario stabilito: usa autobus o cammina fino a Rho Fiera, poi prosegue con la metropolitana linea 1 fino a Cadorna, infine prende la linea 2 della metropolitana fino alla Stazione Centrale, dove si trova l’hotel.

Il regolamento gli imponeva orari precisi per uscire e rientrare in carcere, con un massimo di 40 ore lavorative settimanali e due giorni di riposo, di cui uno di ferie. Il giorno in cui è scomparso, doveva essere al lavoro dalle 14.30 alle 23.30. Invece è sparito, non presentandosi.

Si è saputo che attorno alle 16, de Maria era ripreso da una telecamera alla fermata Bignami della metropolitana linea 5. A quel punto era solo e lontano dal percorso consentito. Questo spostamento irregolare ha fatto scattare la segnalazione immediata dall’hotel alle forze dell’ordine. La presenza di Chamila Dona Wijesuriya è stata accertata nel momento successivo alla mancata presenza al lavoro, ma né lei né de Maria hanno più fornito notizie.

I retroscena dell’omicidio del 2016 e l’arresto in germania

Il passato di Emanuele de Maria torna al centro dell’attenzione dopo la sparizione, soprattutto per il grave episodio del 31 ottobre 2016 a Castel Volturno. De Maria uccise la giovane tunisina Rached Oumaima all’interno dell’ex Hotel Zagarella, un fatto che diede il via a una lunga fuga.

L’uomo attraversò i confini, rifugiandosi in Germania, dove fu arrestato a gennaio 2018 nella cittadina di Weener, vicino al confine olandese. La cattura pose fine alla latitanza e aprì la strada al processo e alla condanna a 15 anni di reclusione.

Questa storia di violenza e fuga segna un precedente importante nel valutare il comportamento attuale di de Maria, il suo reinserimento lavorativo e la sua scomparsa improvvisa insieme alla collega. La magistratura e le forze dell’ordine stanno esaminando tutti gli elementi per chiarire il rischio che il passato torni a influire pesantemente sul presente milanese.

L’attuale situazione delle indagini e le ipotesi in corso

Le autorità di Milano hanno aperto un’indagine per ricostruire i fatti che hanno portato alla sparizione di Chamila Dona Wijesuriya. L’attenzione si concentra su de Maria, considerato l’ultima persona ad aver visto la donna e sul fatto che entrambi si trovassero fuori dal percorso stabilito.

Le piste ipotizzano che quella che doveva essere un’uscita lavorativa si sia trasformata in un evento tragico, ma al momento i dati precisi non sono disponibili. Sono in corso interrogatori, analisi delle immagini di telecamere e verifiche sugli spostamenti digitali, anche per capire se de Maria volesse affidarsi a qualcuno all’esterno o stesse progettando una fuga definitiva.

La sparizione mette inoltre sotto pressione le strutture penitenziarie e le aziende che hanno tentato di reinserire persone reduci dal carcere nel mondo del lavoro, mostrando come quei percorsi possano complicarsi in modo imprevedibile.

Milano resta in attesa di risposte, mentre le indagini proseguono con l’impegno di ricostruire con precisione ogni dettaglio della vicenda.