Un episodio violento ha scosso Milano con la morte di Chamila Wijesuriya, barista di 50 anni impiegata all’hotel Berna. Il responsabile, Emanuele De Maria, un detenuto evaso dal carcere di Bollate, avrebbe eseguito un piano con due obiettivi: eliminare prima la donna e poi attaccare il collega Hani Nasr, che ha reagito riuscendo a salvarsi. De Maria si è tolto la vita lanciandosi dal Duomo il giorno successivo. Le autorità hanno avviato indagini approfondite per ricostruire la dinamica dell’accaduto e verificare eventuali fattori che hanno influenzato il comportamento dell’aggressore.
La dinamica dell’aggressione e le vittime coinvolte
L’aggressione è avvenuta all’interno dell’hotel Berna, un luogo solitamente frequentato da turisti e lavoratori con un ritmo tranquillo. Chamila Wijesuriya, la donna coinvolta, è stata colpita violentemente con un’arma da taglio alla gola, un gesto che non ha lasciato scampo. Il collega Hani Nasr è riuscito a difendersi, riportando ferite ma riuscendo a sopravvivere all’attacco. I dettagli raccolti dalle forze dell’ordine descrivono un’aggressione mirata e pianificata, in cui De Maria sembra aver scelto le sue vittime con precisione.
De Maria era un detenuto evaso, un elemento che ha complicato la gestione dell’emergenza. La fuga da Bollate ha rappresentato un allarme significativo, soprattutto considerando la natura criminale dell’uomo e le azioni che hanno seguito. L’attacco ha sorpreso la comunità locale, la quale conta su spazi come l’hotel Berna per garantire accoglienza e servizi in pieno centro città .
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Le indagini e le ipotesi del pubblico ministero
Francesco De Tommasi, il pm di Milano incaricato del caso, ha formulato l’ipotesi che De Maria abbia premeditato l’omicidio e il tentato omicidio, pianificando con cura ogni passaggio dell’aggressione. Questa valutazione deriva dalle prime analisi raccolte sul luogo dell’aggressione e in base alle testimonianze di chi è stato coinvolto o ha assistito alla scena. La pianificazione suggerisce una volontà di portare a termine un disegno violento, senza lasciare spazio a gesti impulsivi o casuali.
Per approfondire gli elementi riguardanti lo stato psicofisico dell’assalitore, De Tommasi ha disposto le autopsie sul corpo di De Maria per verificare la presenza di droghe o altre sostanze stupefacenti nella sua circolazione sanguigna. Queste analisi potrebbero chiarire se vi siano stati fattori esterni in grado di influenzare la sua condotta.
Le autorità continuano a raccogliere prove e ascoltare testimonianze. La ricostruzione di quanto accaduto nelle ore precedenti all’aggressione rappresenta un passaggio cruciale per comprendere il quadro completo di questa tragedia milanese.
Il suicidio dell’aggressore e la reazione della cittÃ
Il giorno dopo l’aggressione, De Maria ha scelto di togliersi la vita lanciandosi dal Duomo di Milano, uno dei simboli più riconoscibili della città . Questo gesto ha chiuso con un epilogo tragico una vicenda già segnata da violenza e paura. La morte dell’uomo ha interrotto la possibilità di ulteriori sviluppi sul processo penale, ma lascia irrisolti molti interrogativi sulle motivazioni profonde e sulle circostanze della sua evasione.
La comunità milanese ha espresso sgomento per i fatti e per la perdita di una vita, quella di Chamila, che lavorava in un contesto noto per la sua accoglienza. L’hotel Berna resta un luogo di lavoro segnato da questa tragedia, con i colleghi e la città che cercano risposte davanti a un evento che ha spezzato l’ordinario.
Le forze dell’ordine hanno intensificato i controlli e le misure di sicurezza in strutture simili, nelle ore subito dopo l’accaduto. Milano, città in cui si intrecciano flussi di persone di ogni tipo, si trova di fronte alla sfida di prevenire episodi che mettano in pericolo cittadini e lavoratori.
La vicenda di Milano si sviluppa tra aggressione, fuga e suicidio. Le indagini procedono per chiarire le dinamiche di un caso violento che ha colpito una comunità e sollevato interrogativi sul sistema di controllo e sicurezza delle persone evase dai penitenziari.