Un’inchiesta partita da giugno 2024 ha portato alla luce una serie di abusi sessuali ai danni di giovani attrici e modelle sedotte con falsi annunci online. Le vittime, convinte di partecipare a video didattici per una “clinica medica online”, sono state invece costrette a subire violenze in uno studio di via Francesco Sforza, nel centro di Milano. I due presunti responsabili, un medico in pensione e un produttore video, agivano presentandosi con false identità e con la promessa di un compenso. L’indagine, coordinata dai carabinieri e dalla procura di Milano, ha individuato almeno 135 ragazze coinvolte dal 2016.
Come le vittime sono state attirate con false promesse di lavoro
Le ragazze coinvolte hanno ricevuto messaggi tramite Telegram, dove veniva diffuso un annuncio che cercava attori da inserire in un progetto video didattico per una clinica medica online. La proposta prevedeva un compenso tra 150 e 500 euro per partecipare a riprese destinate a pubblicizzare la struttura o a simulare “ricerche mediche”. Dietro il pretesto di riprendere visite ginecologiche simulate, diverse giovani sono state convinte ad andare in uno studio di Milano. Qui si trovavano sole con due uomini, che le obbligavano a spogliarsi e a subire abusi, mentre filnavano e fotografavano le scene.
Testimonianze delle vittime
Molte vittime avevano alle spalle esperienze di recitazione, come la prima a denunciare, che aveva risposto all’annuncio confidando nell’opportunità di un ruolo. “Solo al momento di trovarsi nello studio, capiva che era scoppiata una trappola.” La paura e l’impossibilità di reagire hanno caratterizzato le testimonianze raccolte. Almeno sei ragazze hanno vissuto le false visite mediche e tre di queste sono state sottoposte a violenze protratte per più di un incontro. Il meccanismo ha sfruttato l’inganno dell’ambientazione e le aspettative di lavoro.
Leggi anche:
Profili e ruoli degli indagati: un medico e un produttore video
I protagonisti di queste attività criminali sono stati assicurati agli arresti domiciliari con accuse di violenza sessuale. Il medico radiologo in pensione, Antonio Cirla, 71 anni, si spacciava per ginecologo ed era l’ideatore delle finte visite. Alessandro Marco Possati, 42 anni, originario degli Stati Uniti e residente a Venezia, agiva come “cameraman” nella sceneggiatura costruita per ingannare le ragazze.
Attività e legami dell’indagato
Possati è noto nel mondo cinematografico per la sua casa di produzione, Illumina Film, creata nel 2012 e specializzata in contenuti video per musei e comunicazione aziendale. Non a caso si serviva di locali messi a disposizione da una società milanese che offre spazi per studi medici in affitto “chiavi in mano”. Questi ambienti venivano usati dai due, presentando documenti falsificati, per realizzare le riprese fraudolente senza destare sospetti.
La posizione di Possati si complica anche per i materiali digitali sequestrati negli apparecchi informatici: risultano coinvolto in chat Telegram dedicate ad un tipo specifico di pornografia chiamata “clinical”. In queste chat condivideva video a sfondo sessuale, anche quelli prodotti durante le finte visite ginecologiche. Il gip ha autorizzato la misura cautelare, stimando che senza un freno i due continuerebbero a commettere reati analoghi.
Strategie di inganno e abuso basate su false identità femminili
Per conquistare la fiducia delle vittime, Cirla e Possati usavano nomi femminili nelle comunicazioni via email e piattaforme online. Le ragazze venivano convinte che nell’équipe medica avrebbero incontrato soltanto dottoresse, con il risultato che si sentivano più sicure e disponibili a partecipare. La realtà mostrava tutt’altro: due uomini, ignoti e non presentati, sole nello studio. Le ragazze raccontano di essere state sopraffatte dalla paura e dallo smarrimento, incapaci di opporsi a quelle impose.
Ruolo delle false identità
La strategia di mascherare con false identità la presenza degli indagati ha rappresentato un elemento cruciale per procedere alle violenze senza sollevare sospetti immediati. La reiterazione delle condotte dal 2016 ha permesso loro di catturare molte giovani, tutte attratte dalla possibilità di lavoro. Nel gruppo di chat monitorate dalle forze dell’ordine emergono conversazioni che rivelano come i video ottenuti in questo modo venissero poi diffusi all’interno di circoli dedicati a pornografia particolare, con la violazione ulteriore della dignità delle vittime.
Quanto emerso nell’inchiesta dimostra la pericolosità di alcune piattaforme di reclutamento online, e la capacità di malintenzionati di piegare false offerte di lavoro a scopi criminali. Gli arresti rappresentano solo uno snodo in un caso che ha mobilitato la procura di Milano e i carabinieri, decisi a far luce su ogni possibile sviluppo. Il coinvolgimento di molte ragazze e la durata di quasi un decennio rendono la vicenda un avvertimento sulle insidie dietro le promesse di opportunità facili su internet.