Home Denaro, immobili e società off shore tra Roma, Bratislava e Dubai: scoperta rete di riciclaggio da 5 milioni

Denaro, immobili e società off shore tra Roma, Bratislava e Dubai: scoperta rete di riciclaggio da 5 milioni

Un’inchiesta della Procura della Repubblica di Roma ha smascherato una rete criminale internazionale che riciclava denaro illecito, portando a sette arresti e al sequestro di beni per 5 milioni di euro.

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Un'inchiesta della Procura di Roma ha smantellato una rete internazionale di riciclaggio di denaro illecito, coinvolgendo società estere, prestanome e beni immobili per un valore di 5 milioni di euro, con sette misure cautelari e sequestri significativi. - Unita.tv

Un’inchiesta che ha coinvolto le forze dell’ordine di Roma ha svelato una rete criminale in grado di spostare capitale illecito attraverso società estere, immobili intestati a prestanome e conti offshore. La Procura della Repubblica di Roma, con il coordinamento di Guardia di Finanza e Polizia di Stato, ha ricostruito un sistema articolato che collegava la Capitale a Bratislava e Dubai. Le recenti azioni giudiziarie hanno portato a sette misure cautelari e al sequestro di beni per un valore stimato in circa 5 milioni di euro.

Struttura e protagonisti dell’inchiesta sul riciclaggio internazionale

La rete scoperta si basa su una complessa architettura di società con sede in diversi paesi. Tramite una fitta rete di prestanome, gli indagati gestivano patrimoni immobiliari nascosti Dietro a società di comodo. Le indagini coinvolgono oltre trenta persone, tutte accusate di far parte di un’organizzazione che metteva in circolazione denaro frutto di attività illecite.

Tra gli arrestati ci sono due consulenti finanziari e un imprenditore romano. Quest’ultimo è noto nel campo immobiliare della Capitale e avrebbe gestito un vasto patrimonio attraverso mandanti fittizi e strutture opache. Un consulente si occupava di riorganizzazioni societarie finalizzate a far rientrare fondi difficili da tracciare. L’altro avrebbe curato operazioni illecite legate all’arte, spostando all’estero opere di valore per coprire movimenti di denaro.

Indagati con misure meno restrittive

Altri quattro indagati hanno ricevuto misure meno restrittive, come l’obbligo di dimora. Tra loro, anche un imprenditore edile di origini albanesi e un manager proveniente da Milano. Le accuse sono pesanti: truffa aggravata per fondi pubblici, riciclaggio, autoriciclaggio e intestazione fittizia di beni.

Le operazioni finanziarie e l’infiltrazione nell’economia legale

Gli investigatori hanno scoperto che il denaro illecito veniva reimmesso nell’economia legale attraverso società nazionali, che spesso beneficiavano di finanziamenti pubblici garantiti dallo Stato. Le frodi consentivano di ottenere crediti e fondi destinati a progetti economici, ma alla fine i benefici restavano nelle mani dei criminali coinvolti.

Questo meccanismo alterava la concorrenza nel mercato: imprese oneste si trovavano a competere con realtà sostenute da capitali sporchi, aggirando regole e normative. La manovra ha avuto impatto soprattutto nel settore immobiliare e nel commercio di opere d’arte, dove il valore economico e la difficoltà di tracciabilità rendono il riciclaggio più agevole.

Durante il blitz, gli inquirenti hanno sequestrato un patrimonio immobiliare e mobiliare pari a cinque milioni. Tra i beni trovati, spiccano 100mila euro in contanti e un’opera d’arte attribuita a Francisco Goya, trattata come un autentico tesoro nascosto in un caveau.

Importanza del sequestro beni

Il sequestro ha bloccato risorse significative, viste come un colpo importante alla capacità operativa dell’organizzazione.

Misure cautelari e conseguenze giudiziarie

L’intervento giudiziario ha riguardato sette persone coinvolte direttamente nelle operazioni criminali, con arresti domiciliari per i principali organizzatori. Altri hanno dovuto rispettare imposizioni come l’obbligo di dimora nei comuni di residenza.

Le ordinanze sono state emesse dal Tribunale di Roma sulla base delle evidenze raccolte nel corso dell’indagine congiunta. Gli atti hanno permesso di bloccare non solo le persone ma anche gli asset economici legati all’organizzazione. Il sequestro dei beni mira a sottrarre alla criminalità risorse generate da attività illecite, limando i margini di operatività degli indagati.

“La complessità del sistema scoperto dimostra come i capitali neri possono trovare molteplici vie per entrare nel circuito legale, spesso passando attraverso diversi paesi e usando persone di comodo per nascondere la reale proprietà.” Le operazioni coordinate dalla Procura mostrano la capacità delle autorità di rispondere a queste minacce con azioni articolate e decise.