L’omicidio di Vittorio Boiocchi, storico capo ultras interista, torna al centro dell’inchiesta dei magistrati milanesi. L’esecutore materiale, Daniel d’Alessandro, ha scelto di non rispondere alle domande della direzione distrettuale antimafia . Il delitto era avvenuto il 29 ottobre 2022, sotto casa della vittima, e si collega a indagini sulle curve delle tifoserie di San Siro. Le ultime confessioni e le indagini successive potrebbero chiarire ruoli e responsabilità anche di altri coinvolti.
Il silenzio di daniel d’alessandro durante l’interrogatorio
Daniel d’Alessandro, noto come “bellebuono”, ha preferito mantenere il silenzio davanti ai pm della dda, rinunciando a fornire dichiarazioni riguardo al suo coinvolgimento nell’omicidio di Vittorio Boiocchi. L’interrogatorio era stato fissato dopo l’ultimo sviluppo delle indagini che lo indicano come esecutore materiale della sparatoria. L’avvocato difensore, Daniele Barelli, ha comunicato la decisione del suo assistito di avvalersi della facoltà di non rispondere, scelta che ha bloccato momentaneamente la ricostruzione processuale.
Questo silenzio arriva a fronte delle accuse formulate sulla base di nuovi elementi raccolti dai pm. Boiocchi fu ucciso con cinque colpi di pistola, due dei quali risultarono fatali. Allo stesso tempo, il nome di d’Alessandro era già emerso dalle ammissioni di Andrea Beretta – ex capo della curva nord interista – che si è assunto il ruolo di mandante dell’omicidio. La scelta di non parlare potrebbe essere legata a motivi strategici o a una volontà di restare in disparte mentre proseguono le investigazioni.
Il contesto dell’omicidio e le indagini sulle curve di san siro
L’omicidio di Vittorio Boiocchi fa parte di un’indagine più ampia sulle tensioni e le lotte interne delle tifoserie organizzate di San Siro. Le rivalità tra gruppi di ultrà sono al centro di una inchiesta che ha portato a vari arresti e scoperto connessioni tra diverse figure chiave. Boiocchi, storica figura degli ultras interisti, fu freddato davanti alla sua abitazione, segnalando un’aggressione premeditata e pianificata.
Le indagini si sono concentrate sul ruolo di diverse persone che gravitano intorno al mondo delle curve. Andrea Beretta, protagonista con la sua confessione, ha aperto nuovi scenari indicando sia la sua responsabilità di mandante sia quella di d’Alessandro come esecutore. L’inchiesta della dda vuole ricostruire ogni dettaglio per capire le dinamiche interne e individuare i motivi alla base della violenza, per lungo tempo rimasta irrisolta.
Le implicazioni delle confessioni e i prossimi sviluppi in carcere
Dalle ultime confessioni emerge un quadro più complesso. Pietro Andrea Simoncini ha ammesso il proprio coinvolgimento nel ruolo di secondo esecutore materiale, avendo guidato lo scooter utilizzato per l’agguato mortale. Anche Marco Ferdico, capo del direttivo della curva nord e detenuto dal blitz di settembre, ha rivelato dettagli che rafforzano le accuse.
Le autorità stanno valutando di interrogare altri due arrestati: Gianfranco Ferdico, padre di Marco, e Cristian Ferrario, ultrà con ruoli chiave e indicato come intestatario del motorino usato nel giorno dell’aggressione. Questi elementi potrebbero fornire un quadro ancora più dettagliato delle responsabilità e dei legami esistenti tra i vari protagonisti di questa vicenda.
Il caso, rimasto per mesi irrisolto, sembra volgere verso una fase decisiva. Le audizioni e le dichiarazioni di chi era coinvolto direttamente o indirettamente stanno permettendo ai pm di ricostruire con maggiore precisione le fasi e le motivazioni dell’omicidio. Le tensioni nelle tifoserie organizzate di San Siro mantengono l’attenzione alta, anche per le possibili ricadute su sicurezza e ordine pubblico.