L’intervento della polizia a Tivoli ha portato all’arresto di un uomo di 39 anni, sospettato di aver aggredito e perseguitato la sua compagna. La vicenda, emersa dopo che la donna si è presentata in ospedale con segni evidenti di violenza, si è sviluppata tra il 12 e il 19 giugno 2025. Le indagini hanno ricostruito una serie di episodi di violenza fisica e minacce, che hanno spinto l’autorità giudiziaria a disporre una misura cautelare in carcere.
La denuncia in ospedale e attivazione del codice rosa
La mattina del 13 giugno 2025 la donna si è rivolta al pronto soccorso dell’ospedale di Tivoli lamentando un forte mal di testa, ma senza fornire indicazioni precise sulle cause del suo malessere. Gli operatori sanitari hanno notato diversi lividi e gonfiori sul volto e hanno subito attivato il cosiddetto codice rosa, procedura riservata ai casi di violenza contro le donne, contattando la polizia.
Dopo un primo momento di esitazione, la vittima ha raccontato di un’aggressione avvenuta nella notte tra il 12 e il 13 giugno. Secondo quanto dichiarato, il fidanzato avrebbe fatto irruzione in casa sua, attraversando una finestra, per poi picchiarla ripetutamente. Le botte erano inflitte in relazione ai “like” ottenuti dalla donna su una foto pubblicata sui social, che la ritraeva con alcuni amici durante una passeggiata.
Quadro di violenza e controllo ossessivo
L’episodio ha svelato un quadro di violenza non solo fisica ma anche di controllo ossessivo da parte dell’uomo, che interpretava la diffusione delle immagini come un tradimento o una provocazione. La dinamica dell’aggressione ha lasciato tracce visibili e dolore che hanno convinto la vittima a rivolgersi al pronto soccorso, mettendo in moto l’intervento delle forze dell’ordine.
Il racconto della vittima e i dettagli dell’aggressione
Dopo aver lasciato l’ospedale il 17 giugno 2025, la donna ha rilasciato una nuova deposizione alla polizia, arricchita da dettagli importanti. Ha spiegato che la notte dell’aggressione l’uomo l’aveva chiamata minacciandola di morte a causa delle foto pubblicate su Instagram.
Poco dopo, lui si era introdotto nell’abitazione scavalcando una finestra ed era scattata una violenza brutale. Oltre a colpirla ripetutamente con pugni e calci, l’uomo l’aveva obbligata a sedersi e aveva controllato il suo smartphone per verificare le reazioni social, infliggendo ogni colpo giustificato dal numero di like ottenuti.
La violenza si è ulteriormente aggravata quando la donna è stata trascinata fuori dall’abitazione con la minaccia di “completare l’opera” entro quella stessa sera per non aver rispettato i due anni di relazione secondo il suo interlocutore violento. Cercando rifugio in una casa vicina, la vittima è stata afferrata con forza dall’uomo e portata verso la sua automobile.
Le urla della donna hanno allertato una vicina, che ha fermato l’aggressore. Questi ha reagito minacciando entrambe, dicendo che se le forze dell’ordine fossero state chiamate, avrebbe aggiunto “tacche” ai giorni di galera che avrebbe affrontato. È rimasto sul posto per circa trenta minuti, inveendo contro le donne con parole intimidatorie.
Il contesto di controllo e le minacce reiterate
Il racconto della donna ha descritto bene la condotta possessiva dell’uomo, che si traduceva in insulti, minacce di morte e un controllo continuo e soffocante della sua vita quotidiana. Lei ha confidato di aver tentato più volte di interrompere la relazione, ma senza successo a causa della forte pressione esercitata dall’uomo, che non accettava la fine del legame e spingeva per mantenere un controllo totale su di lei.
Questo quadro ha fatto emergere un caso grave di stalking, in cui la vittima era privata della propria libertà e costretta a limitare i propri movimenti e le interazioni sociali. La costante paura e le aggressioni hanno richiesto l’intervento urgente delle autorità per garantire la sicurezza della donna.
Misure cautelari e arresto
Il 17 giugno la polizia ha svolto accertamenti che hanno confermato la versione della vittima, consolidando le prove a carico dell’uomo. La donna ha scelto di tornare a casa ma con la certezza di una vigilanza continua da parte della polizia per proteggerla da possibili nuove aggressioni.
Visto l’evidente pericolo e la pericolosità dell’indagato, il pubblico ministero ha richiesto una misura cautelare. Il 19 giugno il gip del tribunale di Tivoli ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per l’uomo, ritenuto responsabile di atti persecutori e lesioni aggravate.
La decisione si è basata sull’incapacità di autocontrollo manifestata dall’indagato e sulla natura sistematica del suo comportamento violento, che considerava la compagna come una sua proprietà. L’arresto è stato eseguito immediatamente e l’uomo tradotto in carcere, dove rimarrà in attesa degli sviluppi legali.