Una folla ha attraversato le strade di Tolentino per omaggiare gentiana kopili, donna di 45 anni uccisa da coltellate davanti a passanti lo scorso sabato. La manifestazione ha visto la partecipazione di cittadini comuni, rappresentanti delle istituzioni e autorità, uniti nel segno del ricordo e della condanna della violenza di genere. All’esterno di viale Benadduci, luogo della tragedia, è stata allestita una panchina dipinta di rosso con fiori, simbolo di protesta contro ogni forma di abuso e sopruso verso le donne.
Il corteo da piazza della libertà al luogo del femminicidio
Ieri sera, circa mille persone si sono radunate in piazza della Libertà a Tolentino per dare vita a un corteo silenzioso diretto al parco di viale Benadduci. Qui, gentiana kopili ha perso la vita per mano del suo ex marito, nikollaq hudhra, che l’ha colpita con un coltello. La donna era separata da tre anni e l’assassinio è avvenuto in pieno giorno davanti a diversi testimoni. Il silenzio del corteo ha sottolineato la gravità del gesto e la necessità di riflettere sul fenomeno della violenza contro le donne ancora troppo diffuso.
Il tragitto si è svolto senza incidenti, mentre i partecipanti mostravano striscioni e indossavano magliette con la scritta “tutte le donne sono gentiana”. L’obiettivo era quello di rafforzare l’idea che la tragedia avvenuta a Tolentino rappresenti il volto di un problema sociale che tocca molte donne in Italia. Alla manifestazione hanno preso parte non solo la comunità locale, ma anche autorità provenienti da vari livelli istituzionali, dimostrando una convergenza di intenti su un tema così delicato.
La panchina rossa come simbolo di memoria e lotta contro la violenza di genere
Nel parco di viale Benadduci, vicino al punto in cui gentiana kopili è stata uccisa, è stata allestita una panchina dipinta di rosso. Questa installazione funge da monito e ricorda le tante vittime di femminicidio che ogni anno perdono la vita a causa della violenza domestica e di genere. L’evento si è arricchito con la deposizione di mazzi di fiori sulla panchina, gesto che ha segnato un momento di forte commozione per i presenti.
La panchina rossa è diventata, nel tempo, un segno tangibile diffuso in molte città italiane per denunciare i crimini contro le donne. A Tolentino, questo elemento ha assunto ancora più valore, perché collocato direttamente dove la tragedia si è consumata. Il colore rosso rimanda al sangue versato, mentre la panchina invita chiunque a fermarsi, riflettere e non voltare lo sguardo davanti a segnali di pericolo o situazioni di abuso.
La presenza di parenti della vittima, come uno dei figli, mario, ha reso l’incontro ancora più toccante. Anche il vescovo monsignor nazzareno marconi ha partecipato alla commemorazione, richiamando l’importanza della solidarietà e dell’impegno civile contro ogni forma di violenza. Il gesto ha voluto trasformare il dolore in uno stimolo per una società più attenta e responsabile.
Le parole delle istituzioni e l’appello alla prevenzione della violenza
Tra i numerosi rappresentanti istituzionali presenti, il presidente della regione Marche francesco acquaroli ha lanciato un appello forte contro la violenza sulle donne, definendola un’emergenza che va fermata. Ha invitato a non sottovalutare i segnali di disagio e a intervenire tempestivamente per evitare che situazioni difficili degenerino in tragedie. La sua dichiarazione ha messo al centro il ruolo di ognuno nella tutela dei più fragili e nella costruzione di un clima sociale più rispettoso.
Il sindaco di Tolentino mauro sclavi si è unito al sentimento di dolore della comunità, insieme con la prefetto isabella fusiello e altri esponenti come il comandante provinciale dei carabinieri raffaele ruocco, il vicepresidente della regione e assessore alla sanità filippo saltamartini, e la presidente della commissione pari opportunità delle Marche maria lina vitturini. Anche il rettore dell’università di macerata john mccourt e diversi consiglieri regionali hanno mostrato la loro presenza.
Vigilanza e impegno civile contro la violenza
Il corteo e le parole di questa giornata hanno richiamato il dovere di vigilanza e attenzione, affinché casi di violenza non rimangano nascosti o accettati con indifferenza. In molte regioni italiane esistono strutture e centri di aiuto, ma la presenza stessa della comunità continua a essere il primo scudo per chi rischia di trovarsi in situazioni pericolose. Il ricordo di gentiana kopili è diventato così un motivo per riaffermare la necessità di agire con responsabilità e sensibilità, a partire dalle famiglie e dalle istituzioni locali.