La Corte di Cassazione ha confermato la sentenza della Corte d’Appello dell’Aquila concedendo i benefici previdenziali al figlio del colonnello Raffaele Acquafredda, morto a causa di un tumore legato all’esposizione a sostanze nocive durante le missioni militari. La decisione chiude un lungo contenzioso legale e riguarda l’eredità dei diritti riconosciuti alla famiglia dell’ufficiale, che si era trovato a dover affrontare ostacoli nel riconoscimento dei benefici a causa delle sue condizioni personali dopo la perdita del padre.
La controversia legale per i benefici previdenziali e l’esclusione iniziale del figlio
Il Ministero della Difesa aveva riconosciuto i benefici previdenziali soltanto alla vedova e alla figlia di Acquafredda, escludendo il figlio superstite dalla somma spettante. Il motivo ufficiale era legato al fatto che il figlio, dopo la morte del padre, aveva iniziato a lavorare, facendo presumere un mancato carico fiscale al momento del decesso. Questa interpretazione è stata alla base del rigetto della domanda di indennizzo presentata dal giovane.
La vicenda si è trasformata in una lunga battaglia giudiziaria. La famiglia, assistita dall’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio nazionale amianto, ha contestato questa interpretazione sottolineando che il figlio era ancora studente universitario al momento della morte del padre e che aveva iniziato a lavorare solo successivamente per necessità economiche. Il principio legale che la Cassazione ha infine riconosciuto è che il reddito annuale non è sufficiente per stabilire il carico fiscale; conta invece la condizione effettiva nell’istante in cui si verifica la perdita del familiare.
La storia del colonnello raffaele acquafredda e le cause della malattia
Raffaele Acquafredda, colonnello dell’esercito italiano, ha perso la vita nel 2012 a soli 50 anni, stroncato da un tumore al rene. Secondo quanto accertato in sede giudiziaria, la malattia è stata causata dalla prolungata esposizione a radiazioni e agenti tossici durante le numerose missioni internazionali svolte in situazioni ad alto rischio. In particolare, il colonnello ha subito gli effetti nocivi derivanti dalla contaminazione da proiettili all’uranio impoverito, oltre a inalare fibre di amianto e polveri tossiche.
Durante la sua carriera militare, Acquafredda ha partecipato a missioni delicate in Bosnia e in Kosovo. È stato ufficiale addetto presso la Brigata Multinazionale Nord a Sarajevo dal 14 giugno al 4 luglio 1999, e successivamente ha preso parte all’operazione “Joint Guardian” in Kosovo, dal 29 novembre 2000 al 3 marzo 2001, con compiti nell’artiglieria terrestre. Questi contesti lo hanno esposto a rischi ambientali concreti e documentati, cause scatenanti della malattia che lo ha portato a morte prematura.
La sentenza della Corte di Cassazione e le implicazioni giuridiche
La Corte di Cassazione ha emesso la sentenza definitiva che conferma i diritti del figlio del colonnello Acquafredda, ribaltando l’orientamento precedente del Ministero della Difesa. Il verdetto riconosce ufficialmente la sua qualifica di orfano di vittima del dovere, garantendo l’accesso ai benefici previdenziali finora negati.
Questo pronunciamento rappresenta un passaggio importante nella tutela dei familiari di militari deceduti per cause legate al servizio. La sentenza sottolinea che lo stato di carico fiscale va valutato in base alla condizione reale e non a giudizi basati su redditi successivi o situazioni economiche variate nel tempo. Secondo Bonanni, legale della famiglia, questo precedente giuridico cambia la prospettiva per molti casi simili ancora in attesa di riconoscimento.
La richiesta di fine delle opposizioni contro gli orfani e i prossimi passi giudiziari
L’avvocato Bonanni ha rivolto un appello al ministro della difesa Guido Crosetto perché si interrompano le resistenze dell’Avvocatura dello Stato contro gli orfani di militari deceduti in missione. Questo caso dimostra le difficoltà che le famiglie incontrano nel vedersi riconosciuti i diritti acquisiti sul campo.
Oltre al riconoscimento dei benefici pensionistici, restano aperte altre vie legali. È in corso un ricorso al Tar per ottenere il risarcimento dei danni subiti direttamente dal colonnello Acquafredda. Inoltre, una causa civile mira a ottenere risarcimenti per i danni morali e materiali subiti dai suoi familiari. Queste azioni intendono mettere a fuoco ulteriormente le responsabilità delle istituzioni in relazione alle condizioni di servizio che hanno provocato malattie mortali.