
Il Copasir ha indagato sull’uso dello spyware Graphite in Italia, chiarendo le intercettazioni di attivisti, giornalisti e operatori umanitari nel contesto del caso Paragon, evidenziando tensioni tra sicurezza nazionale, privacy e trasparenza. - Unita.tv
Le attività di intercettazione riguardanti attivisti di Mediterranea, giornalisti di Fanpage e il portavoce di Refugees in Libya sono finite sotto la lente del Copasir. Dopo mesi di indagini e audizioni, il comitato parlamentare ha chiarito quali soggetti sono stati controllati dai servizi italiani tramite lo spyware Graphite, e quali invece sono stati monitorati da altre forze. Questo chiarimento segue la diffusione nel 2024 del cosiddetto caso Paragon, che ha coinvolto numerose utenze in Europa e in Italia.
Il ruolo del copasir nella gestione del caso spyware Paragon
Il Copasir, organismo parlamentare presieduto dall’ex ministro Lorenzo Guerini, ha approvato una relazione di 24 pagine che descrive con precisione l’uso dello spyware Graphite in Italia. Lo strumento è prodotto dall’azienda israeliana Paragon Solutions e agisce infettando smartphone tramite messaggi WhatsApp senza bisogno che l’utente clicchi su alcun link. Secondo quanto riportato, 61 utenze in tutta Europa e sette in Italia sono state compromesse da questo software.
Le indagini del Copasir si sono basate su una serie di audizioni con i soggetti coinvolti – attivisti, giornalisti e operatori umanitari – e su sopralluoghi nei servizi segreti. Il comitato ha confermato che Graphite è adottato ufficialmente dall’Aise dal gennaio 2024 e dall’Aisi dal 2023. Lo spyware viene impiegato per attività informative legate a immigrazione clandestina, ricerca di latitanti, controspionaggio, lotta a terrorismo e criminalità organizzata, oltre che per salvaguardare la sicurezza interna delle stesse agenzie.
I profili intercettati e le motivazioni dei servizi segreti
Nella relazione si evidenzia che alcune delle persone coinvolte – come Luca Casarini, Giuseppe Caccia e don Mattia Ferrari di Mediterranea, insieme a Ciro Pellegrino e Francesco Cancellato di Fanpage, più David Yambio di Refugees in Libya – sono state oggetto di intercettazioni. Il Copasir chiarisce che le intercettazioni di Casarini, Caccia e Yambio rientravano nel contesto di operazioni dei servizi segreti e non erano legate esclusivamente al loro ruolo di attivisti per i diritti umani.
I nomi di Casarini e Caccia erano attenzionati dagli apparati di intelligence già dal 2020. Si parlava di loro come “minaccia alla sicurezza nazionale” durante il mandato di quattro governi diversi. Casarini, in particolare, ha sottolineato come la sorveglianza sia aumentata in coincidenza con il suo ingresso nel Sinodo voluto da papa Francesco. Per quanto riguarda Cancellato e don Mattia Ferrari, la relazione ribadisce che non sono stati intercettati dai servizi segreti italiani.
Le criticità emerse e le implicazioni per la sicurezza e la privacy
Nel documento finale il Copasir mette in evidenza un problema che si è manifestato durante il caso Paragon: gli avvisi automatici inviati da società di messaggistica come Meta e Apple agli utenti vittime di violazioni rischiano di compromettere operazioni di intelligence o indagini giudiziarie, che devono mantenere una riservatezza stretta. Questi messaggi, seppur pensati per tutelare la privacy degli utenti, possono involontariamente rivelare l’esistenza di attività di sorveglianza o monitoraggi delicati.
Questo ha aperto un dibattito sulla gestione della sicurezza informatica da parte dei servizi segreti italiani e sull’equilibrio tra tutela della riservatezza e diritto all’informazione. L’attenzione si focalizza anche sui limiti delle comunicazioni pubbliche in conseguenza di queste normali procedure di avviso alle vittime di hacking.
La reazione politica al rapporto copasir e i dubbi ancora aperti
Alcuni schieramenti politici si sono mossi subito dopo la pubblicazione della relazione. Fratelli d’Italia ha respinto con forza accuse e narrazioni che avevano collegato l’uso dello spyware a operazioni di dossieraggio da parte del governo Meloni o della maggioranza di centrodestra. Galeazzo Bignami, capogruppo alla Camera, ha ribadito che non esistono prove di attività di spionaggio governative in questo senso.
Dall’opposizione, invece, Angelo Bonelli di AVS e co-portavoce di Europa Verde ha sollevato interrogativi su chi abbia eseguito le intercettazioni ai danni di Cancellato, Pellegrino e don Mattia Ferrari. La domanda riguarda il grado di controllo e conoscenza dei servizi italiani sulle azioni di spionaggio rivolte a figure importanti per la democrazia come giornalisti e religiosi. Il rapporto del Copasir però non offre risposte a questi quesiti, lasciando aperta la discussione sul mandante e sulle modalità di sorveglianza.
La vicenda Paragon ha messo in luce le difficoltà di gestire le tecniche di sorveglianza digitale in un contesto segnato da diritti civili, sicurezza nazionale e trasparenza, mentre il dibattito politico resta acceso in vista di futuri sviluppi.