Home Condanne da 10 a 18 anni per incendio mortale in laboratorio di cannabis light a Gubbio nel 2021

Condanne da 10 a 18 anni per incendio mortale in laboratorio di cannabis light a Gubbio nel 2021

Condanne severe per cinque imputati coinvolti nell’incendio di un laboratorio di cannabis light a Gubbio, che ha causato la morte di due dipendenti nel maggio 2021.

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Il 7 maggio 2021 un incendio in un laboratorio di cannabis light a Gubbio causò due morti; a quasi quattro anni di distanza, la Corte di Perugia ha condannato cinque imputati per omicidio colposo, evidenziando gravi violazioni delle norme di sicurezza. - Unita.tv

Il 7 maggio 2021 un incendio devastò un laboratorio per il trattamento della cannabis light alle porte di Gubbio, causando la morte di due dipendenti. A quasi quattro anni di distanza, la corte d’assise di Perugia ha inflitto condanne pesanti per cinque imputati coinvolti nell’accaduto. Questa tragedia ha raccolto l’attenzione per le circostanze legate all’incendio, i materiali usati nel laboratorio e le figure coinvolte nella gestione delle società produttrici.

I fatti dell’incendio e le vittime

In quella giornata di maggio 2021, il laboratorio situato fuori Gubbio è stato distrutto da un incendio seguito da un’esplosione. Nello stabile lavoravano persone impegnate nel trattamento della cannabis light, una coltivazione che deve rispettare rigidi limiti di Thc. Due lavoratori, Samuel Cuffaro, 21 anni, ed Elisabetta D’Innocenti, 52, persero la vita. Altri due dipendenti rimasero feriti a causa delle fiamme e delle combustioni.

Le fiamme si propagarono rapidamente a causa del materiale infiammabile presente nel laboratorio. In particolare, gli investigatori sottolinearono l’uso di pentano, un solvente altamente infiammabile, e l’utilizzo di lavatrici a ultrasuoni nel processo di abbattimento del principio attivo Thc dalla cannabis. Questo metodo, indicato come causa dell’incendio, ha portato a rilevare gravi problemi di sicurezza all’interno del laboratorio.

Le società coinvolte

Il laboratorio apparteneva a due società: Greenvest e Green genetics. Le aziende si occupavano rispettivamente della coltivazione di piante aromatiche e farmaceutiche e del commercio all’ingrosso di fiori e piante. Alle loro dipendenze risultavano diverse persone impegnate nelle attività di produzione e trattamento.

La Corte d’assise ha emesso condanne differenti ma severe per chi ricopriva ruoli chiave in queste società o nella gestione dell’immobile. Alessandro Rossi, legale rappresentante di Greenvest e Green genetics, è stato condannato a 18 anni e un mese. Gabriele Muratori, legale rappresentante, Giorgio Mosca, proprietario dell’immobile, e Luciano Rossi, ritenuto socio occulto e gestore di fatto delle due società, hanno ricevuto 14 anni di reclusione. Gloria Muratori, legale rappresentante di Greenvest, è stata condannata a 10 anni.

I giudici hanno derubricato il reato iniziale da omicidio volontario con dolo eventuale a omicidio colposo, modificando in tal modo la qualificazione giuridica del crimine.

Pareri legali sulla sentenza

Dal punto di vista della parte civile, rappresentata dall’avvocato Ubaldo Minelli, la sentenza rappresenta un passo importante ma da approfondire nei dettagli. Minelli ha dichiarato all’ANSA che la famiglia di Cuffaro attende le motivazioni ufficiali per capire il ragionamento della Corte. L’avvocato ha inoltre sottolineato come, a suo avviso, dall’istruttoria fossero emersi elementi riconducibili al dolo eventuale, citando analogie con la sentenza ThyssenKrupp. Secondo lui, le pene comminate sono comunque severe.

La difesa di giorgio mosca

Dall’altra parte, la difesa di Giorgio Mosca ha definito la sentenza “inconcepibile”. L’avvocato Luca Maori ha sostenuto che Mosca non ha alcuna responsabilità diretta nell’incendio e che anzi dovrebbe essere considerato una persona offesa piuttosto che un imputato. Questa ricostruzione contrapposta mostra la tensione che ancora circonda il caso a distanza di anni.

Un episodio doloroso che ha lasciato segni profondi a Gubbio, con molte domande aperte sul rispetto delle norme di sicurezza in laboratori di questo tipo e sulle responsabilità legali. La sentenza potrà influire anche sul modo in cui in Italia vengono gestiti gli impianti legati alla produzione di cannabis light, mentre le famiglie delle vittime cercano ancora risposte.