Condannato a 9 anni l’imprenditore egiziano per compravendita di permessi di soggiorno tra milano e monza
Una rete di corruzione ha coinvolto due poliziotti e un imprenditore egiziano, condannati per illeciti legati ai permessi di soggiorno, con pene fino a 9 anni di carcere.

Una rete di corruzione tra due poliziotti e un imprenditore egiziano ha illecitamente facilitato il rilascio di permessi di soggiorno in Italia tra il 2014 e il 2016, con condanne fino a 9 anni di carcere per l’imprenditore. - Unita.tv
La vicenda riguarda una rete di scambio illegale di permessi di soggiorno, che ha coinvolto due poliziotti e un imprenditore egiziano. Le indagini, partite da documenti sospetti nel rilascio di permessi tra 2014 e 2016, hanno portato a una serie di condanne per corruzione e reati connessi all’immigrazione. Nel 2025, la sentenza più pesante è arrivata per l’imprenditore, che ha ottenuto 9 anni di carcere, mentre i due agenti avevano già patteggiato pene più leggere.
Dettagli del procedimento e le pene inflitte
Il caso, seguito dalla procura di Monza e coordinato dalla pm Franca Macchia, ha avuto sviluppi importanti tra il 2021 e il 2025. Nel gennaio 2021, in base a un’ordinanza del Gip Silvia Pansini, vennero eseguiti arresti domiciliari per l’imprenditore egiziano H.A. e un assistente capo del commissariato di via Fiume di Milano, D.G., mentre un altro agente, R.S., ex poliziotto non più in servizio, ricevette un provvedimento di interdizione per un anno dal pubblico servizio. I due poliziotti avevano già patteggiato le pene nel 2022: D.G. una condanna a 3 anni, R.S. a un anno di reclusione. Un altro poliziotto, accusato di un reato minore, ha ottenuto la messa alla prova con lavori socialmente utili.
L’imprenditore H.A. è stato invece ritenuto responsabile principale nell’organizzazione della compravendita. A lui si attribuiscono i contatti con i richiedenti permesso di soggiorno, indicandone i nomi e coordinando la consegna di denaro, viaggi e regali per far ottenere il diritto di restare in Italia. La sentenza del tribunale di Monza ha condannato H.A. a 9 anni di reclusione per corruzione e altri reati legati all’immigrazione. Le accuse comprendevano anche il fraudolento danneggiamento di beni assicurati e istigazione alla corruzione.
Leggi anche:
Il periodo dell’attività illecita e il ruolo dei poliziotti
Tra il 2014 e il 2016, nei mesi in cui i due agenti operavano al commissariato di Sesto San Giovanni, si è svolta la rete di corruzione. Le indagini sono partite quando gli investigatori, nel 2016 e 2017, hanno notato alcune anomalie nella documentazione allegata alle richieste di permessi di soggiorno presentate da cittadini egiziani, ma anche da altri stranieri. L’analisi di quei documenti ha rivelato una procedura pilotata, in cui i due poliziotti, sfruttando la loro posizione, agevolavano alcune pratiche in cambio di somme di denaro e altri favori.
L’imprenditore aveva un ruolo chiave nel reclutare i soggetti interessati e nel coordinare il sistema corruttivo. Si occupava di segnalare i nomi dei richiedenti, garantendo così l’accesso al permesso in tempi più rapidi e attraverso canali irregolari. Lo scambio comprendeva anche pasti in ristoranti, abbigliamento costoso e viaggi, oltre al denaro. La struttura aveva carattere stabile e durava almeno due anni, con utenti che ricevevano indicazioni specifiche sulle modalità di pagamento e sulle tempistiche per la regolarizzazione.
Altri reati contestati e conseguenze per gli agenti coinvolti
Oltre alle accuse per corruzione e illeciti legati ai permessi, l’assistente capo D.G. è stato coinvolto in un’altra vicenda, riguardante una frode assicurativa. Secondo le indagini, avrebbe redatto un atto falso, simulando il furto in un negozio. Lo stesso agente avrebbe corrotto un collega affinché scrivesse un documento falsificato. Questi episodi si sono sommati alle gravi accuse legate alla compravendita illecita, contribuendo all’entità della pena concordata.
Altri imputati erano presenti nell’inchiesta ma hanno visto i loro capi di accusa annullati a causa della prescrizione o sono stati assolti dal tribunale di Monza. La prescrizione ha cancellato alcune imputazioni più datate, mentre i giudici hanno respinto altre accuse per insufficienza di prove. Nonostante ciò, il quadro complessivo restava quello di un sistema ingiusto e responsabile di diverse violazioni penali.
Conclusione del processo e impatto sulla pubblica amministrazione
Questa vicenda ha messo in luce il coinvolgimento di appartenenti alle forze dell’ordine in un meccanismo di corruzione strutturata, che ha sfruttato la delicata fase della richiesta di permesso di soggiorno per straniere e stranieri. Lo sviluppo del processo ha segnato un punto importante nella lotta contro il malaffare che mina la regolarità delle procedure amministrative italiane.