La corte ha inflitto una pena di 27 anni a Daniele Rezza, ritenuto colpevole dell’omicidio di Manuel Mastrapasqua, accoltellato lo scorso ottobre in strada a Rozzano. La vicenda ha scosso la comunità locale e riaperto il dibattito sulla sicurezza e sulle responsabilità sociali nella zona. La famiglia della vittima ha espresso le proprie reazioni alla sentenza, sottolineando aspetti cruciali del caso.
La sentenza e la reazione della madre di manuel mastrapasqua
Angela Brescia, madre di Manuel Mastrapasqua, ha commentato con parole dure ma realistiche la condanna inflitta a Daniele Rezza. Ha detto che i 27 anni dovrebbero essere scontati tutti in carcere: un messaggio chiaro che esprime il desiderio di giustizia piena per suo figlio. Tuttavia si è mostrata consapevole delle dinamiche giudiziarie e dei possibili sconti o attenuanti che potrebbero ridurre effettivamente il periodo dietro le sbarre.
La mamma non si è soffermata troppo sul dettaglio tecnico della pena ma ha riconosciuto l’impegno della pubblica accusa nel chiedere un aggravamento rispetto ai vent’anni inizialmente proposti. Il suo commento “è stata brava” sottolinea appunto come sia stato fatto uno sforzo per ottenere una condanna più severa.
Questa posizione riflette una volontà ferma da parte dei familiari di vedere rispettata la memoria del ragazzo ucciso e impedire che casi simili restino impuniti o vengano puniti con pene troppo leggere.
Le osservazioni del fratello minore sulla vita difficile e le responsabilità individuali
Michael Mastrapasqua, fratello più giovane della vittima, si è concentrato su un punto spesso sollevato durante il processo: l’ambiente familiare disfunzionale in cui sarebbe cresciuto l’imputato Daniele Rezza. L’accusa aveva indicato questa situazione come attenuante per spiegare certi comportamenti violenti o devianti.
Michael però respinge questa giustificazione ricordando anche la propria esperienza personale: cresciuto senza padre e spesso fuori casa da adolescente non ha mai commesso atti criminali né usato questo come scusa per farlo. Il suo intervento mette in luce quanto sia importante distinguere tra difficoltà personali ed errori individuali gravi.
Ha poi aggiunto un elemento fondamentale riguardo al comportamento dell’imputato: non era nuovo all’uso del coltello in situazioni violente ed era già recidivo prima dell’aggressione mortale contro Manuel. Questo dettaglio fa emergere una possibile mancanza d’intervento preventivo da parte delle autorità competenti prima che accadesse il peggio.
Contesto sociale a rozzano tra criminalità giovanile e controlli insufficienti
Rozzano torna al centro delle cronache non solo per questo tragico episodio ma anche perché rappresenta un territorio dove problemi legati alla criminalità giovanile sono sotto osservazione da tempo. Le famiglie coinvolte denunciano spesso condizioni difficili legate all’abbandono scolastico, alle tensioni sociali e alla presenza marginale delle istituzioni sul territorio.
Il caso Mastrapasqua evidenzia quanto possa diventare drammatico il mancato controllo su soggetti notoriamente violenti o recidivi se non vengono adottate misure adeguate tempestivamente dagli organi preposti alla sicurezza pubblica.
L’opinione pubblica locale chiede risposte concrete sulle modalità con cui vengono gestiti questi episodi prima che degenerino in tragedie irreparabili come quella vissuta dalla famiglia Mastrapasqua lo scorso autunno lungo una strada cittadina ormai tristemente nota agli abitanti stessi.