Home Condannato a 21 anni un uomo di Bergamo per molestie su due bambini affidati alla moglie

Condannato a 21 anni un uomo di Bergamo per molestie su due bambini affidati alla moglie

Un uomo di 67 anni è stato condannato a 21 anni e 4 mesi per molestie su due minori affidati alla moglie, riaccendendo il dibattito sulla protezione dei bambini e sugli abusi familiari.

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Un uomo di 67 anni è stato condannato a 21 anni e 4 mesi per molestie su due minori affidati alla famiglia, con risarcimenti alle vittime e libertà vigilata post-detenzione. - Unita.tv

Un uomo di 67 anni è stato condannato nel tribunale di Bergamo a 21 anni e 4 mesi di reclusione per molestie su due minori, all’epoca dei fatti sotto i 10 anni, che erano affidati alle cure della moglie. Il caso ha riaperto il dibattito sulle misure di protezione dei minori e sull’importanza di interventi tempestivi in presenza di sospetti di abusi in ambito familiare.

Dettagli della condanna per abusi su minori affidati alla famiglia

La sentenza è arrivata nel 2025 al termine di un processo che ha portato alla luce episodi di molestie sessuali risalenti a periodi diversi. Le accuse sono relative a fatti emersi nel 2022 ma consumati in anni distinti. Nel caso della bambina, le violenze sarebbero avvenute tra il 2020 e il 2022, quando lei aveva tra i 3 e i 5 anni. Per il ragazzo, invece, le violenze risalgono a un periodo tra il 2012 e il 2013, all’età di 6 e 7 anni. L’uomo, che non ha mai subito misure cautelari durante le indagini, avrebbe compiuto la maggior parte degli atti all’interno dell’abitazione coniugale, dove viveva insieme alla moglie e ai bambini.

Ruolo del pubblico ministero e difesa

Il pubblico ministero Guido Schininà aveva richiesto una condanna di 15 anni, calcolando il minimo della pena edittale e applicando il vincolo della continuazione ai fatti contestati. Tuttavia, il giudice ha inflitto una pena più severa, riconoscendo la gravità degli abusi e il danno arrecato alle vittime. Il difensore dell’imputato, l’avvocato Stefano Paganelli, ha sostenuto l’innocenza del suo assistito e chiesto l’assoluzione per mancanza di prove, richiesta però respinta dal tribunale.

Risarcimenti provvisori riconosciuti alle vittime e ai familiari

Il tribunale ha stabilito un risarcimento provvisorio per le vittime e per i loro genitori. Al ragazzo che oggi è maggiorenne sono stati assegnati 50 mila euro, mentre ai suoi genitori andranno 10 mila euro ciascuno. Anche per i genitori della bambina, oggi 8enne, è previsto un risarcimento provvisorio di 10 mila euro. Questi importi rappresentano una tutela economica immediata, in attesa delle eventuali ulteriori procedure risarcitorie.

Il riconoscimento economico sottolinea la responsabilità penale dell’imputato e cerca di offrire un sostegno alle famiglie coinvolte in situazioni di abuso infantile, di cui si fa spesso fatica a denunciare e a parlare. La decisione del tribunale riflette il peso dell’impatto psicologico e fisico sui minori vittime di episodi simili.

Pene accessorie e misure dopo la detenzione per l’imputato

Oltre alla pena detentiva, all’uomo sarà obbligatoriamente applicata una libertà vigilata per tre anni dopo l’espiazione della pena. La libertà vigilata è una misura che comporta restrizioni alla libertà personale e controlli periodici da parte delle autorità per prevenire il rischio di ulteriori reati. Questa misura serve a garantire un monitoraggio stretto dell’ex detenuto, specie in casi che riguardano reati a danno di minori.

Misure di sorveglianza e impatto sul caso

Il tribunale ha evidenziato la necessità di sorvegliare l’uomo per tutto il periodo successivo alla scarcerazione, vista la natura grave dei suoi reati. Non sono state applicate altre misure cautelari durante il processo, ma la condanna è destinata a impedire che l’uomo possa avere nuovamente contatti con bambini. Il caso sottolinea le difficoltà di individuare e intervenire tempestivamente in situazioni di abuso domestico, soprattutto quando le vittime sono molto piccole e affidate alle cure di familiari diretti.

La vicenda si inserisce nell’ambito delle iniziative giudiziarie volte a contrastare abusi su minori e segnala l’esigenza di maggior attenzione e prevenzione nelle dinamiche domestiche. La sentenza conferma l’impegno della giustizia a punire chi sfrutta la fiducia di nuclei familiari per compiere violenze su soggetti vulnerabili.