Condanna a cinque anni e sei mesi per Patrizio Ranieri: il caso di stupro a Primavalle

Il Tribunale di Roma condanna Patrizio Ranieri a cinque anni e sei mesi per violenza sessuale su Sara, 16 anni, durante una festa a Primavalle il 31 dicembre 2019.
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Condanna a cinque anni e sei mesi per Patrizio Ranieri: il caso di stupro a Primavalle - unita.tv

Il Tribunale di Roma ha emesso una sentenza di condanna a cinque anni e sei mesi nei confronti di Patrizio Ranieri, accusato di aver commesso atti di violenza sessuale ai danni di una ragazza di 16 anni, conosciuta con il nome di fantasia “Sara“. I fatti risalgono alla notte del 31 dicembre 2019, durante una festa in una villetta nel quartiere di Primavalle. La sentenza, che si estende su 84 pagine, delinea con chiarezza le circostanze in cui si sono verificati gli abusi e le condizioni della vittima.

Le circostanze della violenza

La condanna si basa su una serie di elementi che hanno caratterizzato la serata in cui sono avvenuti i fatti. I giudici hanno evidenziato che la ragazza, all’epoca dei fatti, era in uno stato di minorata capacità psichica a causa delle sostanze assunte. Questo aspetto è stato ritenuto cruciale per la valutazione della violenza subita. La sentenza chiarisce che Sara, oggi laureanda in Giurisprudenza, non era in grado di dare il consenso a causa della sua condizione.

Secondo la ricostruzione del Tribunale, i rapporti sessuali tra Ranieri e Sara sono stati tre, ma solo due sono stati considerati violenti. Il primo, avvenuto intorno alle 21:30, è stato ritenuto consensuale, mentre gli altri due, avvenuti dopo le 23, sono stati definiti violenti. In questo secondo caso, i giudici hanno descritto un “blackout” della ragazza, che ha subito abusi in un bagno da parte di Ranieri e di due minorenni, attualmente sotto processo separato.

Il contesto della festa e le dinamiche sociali

La festa in cui si sono verificati gli abusi ha avuto luogo in un contesto sociale particolare, caratterizzato da una netta distinzione tra i gruppi di partecipanti. Da un lato, un gruppo di ragazze benestanti, tra cui Sara, e dall’altro, ragazzi di Primavalle, descritti come meno abbienti. I giudici hanno sottolineato che l’intento di molti ragazzi era quello di instaurare rapporti sessuali con le ragazze presenti, consapevoli delle finalità della serata.

Ranieri ha descritto l’atmosfera della festa come un momento di divertimento, in cui l’assunzione di alcol e sostanze stupefacenti era all’ordine del giorno. Questo clima di promiscuità e leggerezza ha contribuito a creare una situazione in cui le violenze sono potute avvenire senza che nessuno intervenisse. La sentenza ha messo in evidenza come la presenza di sostanze stupefacenti abbia influenzato le dinamiche della festa, abbassando la soglia di attenzione e di intervento degli altri partecipanti.

La denuncia e le indagini

La denuncia da parte di Sara è arrivata due giorni dopo gli eventi, quando la ragazza ha deciso di raccontare l’accaduto ai carabinieri. Questo ha dato avvio a un’inchiesta complessa, che ha coinvolto diversi giovani presenti alla festa. Le indagini sono state complicate dal gran numero di partecipanti e dallo stato di alterazione di molti di essi, ma le intercettazioni telefoniche hanno fornito elementi chiave per la ricostruzione dei fatti.

Nel gennaio 2022, il giudice per le indagini preliminari ha emesso misure cautelari nei confronti di Ranieri e di un altro ragazzo, mentre un terzo è stato sottoposto all’obbligo di firma. La giudice ha evidenziato come gli indagati abbiano approfittato di una situazione di promiscuità e leggerezza, approfittando della condizione di vulnerabilità della vittima.

La sentenza e le prospettive future

Alla fine del processo, la Procura aveva richiesto una condanna di 12 anni e mezzo per Ranieri. Tuttavia, il Tribunale ha riformulato l’accusa, passando da violenza sessuale di gruppo a violenza individuale su minore, riducendo così la pena a cinque anni e sei mesi. L’avvocata di Ranieri, Valentina Bongiovanni, ha già annunciato l’intenzione di presentare ricorso in appello.

Questa sentenza rappresenta un passo significativo nella lotta contro la violenza di genere, evidenziando l’importanza di riconoscere e tutelare i diritti delle vittime, specialmente in contesti giovanili e festivi dove le dinamiche sociali possono facilmente sfuggire di mano.