La scelta del nuovo pontefice entra nel vivo oggi con il primo scrutinio nel conclave vaticano di Roma. Dopo giorni di congregazioni generali e incontri tra i cardinali provenienti da tutto il mondo, la basilica di san Pietro si prepara ad accogliere la celebrazione per l’elezione del successore di papa Francesco. I nomi e gli schieramenti sono molteplici, ma l’esito resta incerto e sottoposto a numerose variabili.
L’arrivo dei cardinali e la preparazione al conclave
Già dalla sera precedente, i 133 cardinali elettori hanno iniziato a radunarsi nella casa pontificia di santa Marta, luogo di ritrovo e residenza durante il conclave. Gli ultimi partecipanti, provenienti da 70 paesi dei sette continenti, sono arrivati portando con sé aspettative diverse. È un momento di silenzio e preparazione, scandito dalle ultime preghiere e riflessioni. La messa pro eligendo Romano Pontifice, prevista questa mattina alle dieci in san Pietro, è stata celebrata dal decano del collegio cardinalizio, Giovanni Battista Re. Questa cerimonia, antica tradizione, vuole chiedere allo spirito santo di guidare le scelte degli elettori.
Nel pomeriggio, poi, è prevista la processione dalla casa pontificia alla cappella paolina, per raggiungere infine la cappella sistina, cuore del conclave. Durante il percorso, i cardinali canteranno il Veni Creator, invocando l’intervento divino per illuminare la loro decisione. Il rito segna il passaggio dai momenti pubblici alla segretezza del voto, dove, dietro le porte chiuse, si definirà il destino della chiesa cattolica.
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Composizione e dinamiche della comunità dei cardinali
Il numero esatto degli elettori ha subito una leggera variazione rispetto alle aspettative. Su 135 previsti, ne sono arrivati 133. La composizione riflette una chiesa sempre più globale: 70 paesi rappresentati, con realtà dai cinque continenti. Le discussioni degli ultimi giorni hanno messo in evidenza alcune emergenze da affrontare, nonché le caratteristiche che i cardinali cercano nel prossimo papa: capacità pastorale concreta, visione sui nodi internazionali e credibilità tra i fedeli.
Non ci sono più forti divisioni nette nello schieramento. Gli elementi tradizionalista e riformista restano presenti, ma le distinzioni sono meno rigide. Anche all’interno dei gruppi nazionali emergono sensibilità differenti, come tra gli statunitensi, tedeschi o italiani. Contrariamente a questo disegno frammentato, i cardinali asiatici mostrano una compattezza netta, con particolare attenzione verso il filippino Luis Antonio Tagle e il suo connazionale Pablo Virgilio Siongco David, vescovo di Kalookan.
Al centro delle attenzioni restano figure già note per ruoli e influenza. Il cardinale Pietro Parolin, segretario di stato di papa Francesco e decano del collegio cardinale, appare come un candidato molto seguito. A lui si attribuisce una base di circa cinquanta preferenze teoriche. Ai suoi lati spiccano i nomi di Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme, e di Luis Antonio Tagle. Il voto pare concentrato su alcune “terne” o “cinquine” di papabili, incerti ma delineati.
Svolgimento degli scrutini e possibili scenari del voto
La mattanza degli scrutini si annuncia complessa. Come nei precedenti conclavi di papa Benedetto XVI e papa Francesco, difficilmente il nome vincente emergerà subito. Le prime votazioni servono a sondare le posizioni e a delineare eventuali maggioranze. È molto probabile, quindi, che le prime fumate siano nere, a indicare assenza di un vincitore.
A partire dal quarto e quinto scrutinio, in programma tra domani pomeriggio e sera, si potrebbe arrivare a un esito decisivo. Le tensioni interne e la frammentazione degli orientamenti potrebbero far emergere una figura capace di unire diverse anime della chiesa. Se anche nei primi tre giorni il quorum non dovesse essere raggiunto, il rischio è che i cardinali debbano valutare nomi meno attesi, tra cui il vescovo statunitense Robert Prevost.
Candidati di spicco e schieramenti
I candidati di bandiera saranno soprattutto due. Dal versante più progressista arriva il marsigliese Jean-Marc Aveline, mentre sul fronte tradizionalista si vedono candidature come quella del cardinale ungherese Peter Erdö o del congolese Fridolin Ambongo. Gli equilibri si muovono tra quindici e venti preferenze, ancora lontane dal quorum richiesto. L’assenza di leader in grado di guidare pacchetti di voti fa pendere il confronto verso sfide aperte e appena gestibili.
L’incertezza e la trasparenza delle scelte cardinalizie
Nel cuore della camera apostolica, ogni voto resta segreto e personale. Il cardinale Fernando Filoni ha già dichiarato che gli schemi che si potrebbero ipotizzare alla vigilia sono solo indicativi. Molti cardinali possono scegliere di votare con coscienze diverse rispetto agli accordi fuori dal conclave. Non esiste controllo formale sul gruppo di votanti, ogni elettore decide privatamente.
Questo panorama porta a un esito incerto. Nessuno sa quanto durerà il confronto né chi alla fine uscirà con la fumata bianca sopra la cappella sistina. I cardinali sono chiamati ad una scelta cruciale per la guida della chiesa cattolica nei prossimi anni. Il mondo guarda da fuori, lo sguardo fisso al comignolo sopra la sistina, mentre un gabbiano aspetta impaziente di cogliere il segno della nuova elezione.