Un gruppo di Americani che vivono in Piemonte si è radunato oggi a Torino per manifestare contro alcune scelte dell’amministrazione trump. L’azione fa parte del “No tyrant’s No Kings Day”, una giornata globale di protesta che coinvolge attivisti in tutti gli Stati Uniti e in numerose città del mondo. Oggi si contano circa duemila manifestazioni solo negli Stati Uniti. La protesta Piemontese si è svolta in piazza Carignano, cuore di Torino, e ha dato voce all’opposizione a quella che i manifestanti definiscono una deriva autoritaria.
La protesta di Torino e il messaggio contro trump
La manifestazione ha visto sventolare diverse bandiere americane e richiamare l’attenzione con cartelli colorati, che mescolavano ironia e critiche dure. Tra gli slogan più visibili c’erano frasi come “Trump ama l’america come gli italiani amano la pizza con l’ananas” e “No tyrants, no dictators, no kings, no military parades, no Trump”. Questi cartelli hanno espresso una chiara condanna alle politiche e all’atteggiamento del presidente uscente, mettendo in secondo piano le differenze politiche con toni di dissenso vivi e diretti.
Il raduno ha attirato non solo cittadini Americani All’estero ma anche alcuni residenti Italiani sensibili al tema della democrazia e ai diritti civili.
Il volantino e la denuncia delle politiche trumpiane
Nel corso della manifestazione è stato anche distribuito un volantino che ha scandito i principali punti di critica al governo di trump. Il testo denuncia una forte limitazione delle libertà fondamentali, soprattutto quella di parola, espressione e pensiero. Secondo quanto scritto, l’amministrazione cerca di minare il ruolo dei giudici e di screditare la stampa, elementi chiave in una democrazia.
Si è inoltre evidenziato come trump avrebbe minacciato di tagliare finanziamenti a università e imprese che non modificano i loro programmi di equity e inclusione o che non si adeguano alle strategie politiche del presidente. Un passaggio che ha sottolineato come la tensione sia ormai alta anche fuori dagli Stati Uniti, a causa della portata globale di certe sue iniziative. Il volantino cita poi l’uso della forza militare per fermare proteste pacifiche, un’accusa che rende ancora più critica e combattuta la situazione politica.
Un impegno globale contro derive autoritarie
Il “No tyrant’s No Kings Day” rappresenta un momento di mobilitazione diffuso contro fenomeni autoritari e corruzione percepita in varie parti del mondo. Solo negli Stati Uniti migliaia di cittadini si sono trovati nelle strade per dire no a ciò che considerano un abuso di potere e una minaccia ai valori democratici.
La giornata ha visto momenti di protesta in tutti i cinquanta stati Americani, con una partecipazione che evidenzia il malcontento e l’impegno di una fetta importante della popolazione. Anche in città europee come Torino, New York, Berlino o Londra sono scesi in strada cittadini Americani e sostenitori, uniti contro quella che definiscono una deriva autoritaria.
In italia, queste manifestazioni permettono agli espatriati di far sentire la propria voce, impegnandosi in prima persona per questioni che continuano a influenzare la realtà politica globale a distanza di anni.
Piazza carignano , uno spazio di agibilità democratica
Piazza Carignano, nel centro storico di Torino, ha rappresentato un palcoscenico importante per questa giornata. Un luogo simbolico, scelto spesso per eventi pubblici e di protesta, che ha accolto con partecipazione la comunità americana residente in Piemonte.
Il flash mob si è tenuto in un contesto pacifico ma deciso, con persone che hanno voluto condividere un messaggio chiaro sulla tutela dei diritti civili e sul rifiuto alle derive autoritarie. Questi appuntamenti diventano spesso punto di incontro tra culture e visioni politiche, con cittadini Americani e Italiani che riflettono insieme sulle sfide del mondo contemporaneo.
La protesta ha ribadito la volontà di intervenire e non accettare passivamente decisioni che minano la libertà d’espressione e il rispetto delle istituzioni, anche quando questo avviene a migliaia di chilometri di distanza. La scelta di Torino come sede si conferma quindi un segno della vitalità della società civile impegnata nei diritti umani e nella democrazia.