Cassazione respinge accesso alla pma per donna single, la corte costituzionale conferma la legge
La corte costituzionale italiana conferma il divieto di accesso alla procreazione medicalmente assistita per donne single, sottolineando la priorità del diritto del minore a crescere con entrambi i genitori.

La Corte costituzionale italiana ha confermato il divieto per le donne single di accedere alla procreazione medicalmente assistita, motivando la scelta con la tutela del diritto del minore a crescere in una famiglia con entrambi i genitori. - Unita.tv
La corte costituzionale ha pubblicato una sentenza importante sulla procreazione medicalmente assistita in Italia. Secondo la decisione, non è illegittima la legge che impedisce alle donne single di avere accesso alle tecniche di pma. La questione era stata sollevata da più parti, ma i giudici hanno confermato la validità del divieto, sottolineando la necessità di tutelare il diritto del minore a crescere in un contesto familiare con entrambi i genitori.
La sentenza della corte costituzionale e il divieto per le donne single
Il 2025 ha visto l’esito di un procedimento che ha rimesso in discussione la legge italiana sulla pma, in particolare per quanto riguarda la possibilità per donne non coniugate o senza partner di ricorrere a queste tecniche. La corte costituzionale ha dichiarato inammissibili le questioni di legittimità sollevate, confermando la legge attuale che vieta alle donne single l’accesso alla pma.
Secondo il giudice, questa norma non si configura come un trattamento irragionevole o sproporzionato nei confronti delle donne che desiderano diventare madri senza un compagno. La corte ha spiegato che l’intervento del legislatore mira alla protezione di interessi mirati, in particolare quello del minore che nascerà attraverso la pma. Il divieto riflette la scelta di garantire al bambino la presenza di entrambi i genitori, giudicata fondamentale per il suo sviluppo e benessere.
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Tutela del minore come priorità
La sentenza esplicita che non è stata una decisione presa a caso o in modo rigido. Il quadro normativo si basa su una valutazione attenta, recepita dal legislatore, che esclude la creazione di situazioni genitoriali che non comprendono la figura paterna. Secondo la corte, si tratta di una tutela fondamentale che supera gli interessi individuali e si concentra sulle esigenze di chi deve crescere in un ambiente famigliare adeguato.
Cosa significa il divieto per l’accesso alla pma alle donne single
In Italia la procreazione medicalmente assistita rimane quindi vincolata alla condizione di coppia, sposata o convivente. Questo scandisce passi differenti rispetto ad altri paesi europei dove invece le donne sole possono accedere liberamente alle tecniche di fecondazione assistita.
La norma che vieta alle donne single di accedere alla pma implica che queste donne non possono usufruire delle tecniche in centri pubblici o privati autorizzati in Italia. Questo rende necessario rivolgersi all’estero per coloro che vogliono affrontare la gravidanza attraverso la pma senza un partner.
Diritto del bambino e mutamenti sociali
Questa legge afferma il diritto del bambino a crescere con una figura paterna e materna riconosciute, anche se la società sta vivendo grandi mutamenti nelle formule di famiglia. L’attenzione resta posta sul benessere dei minori, senza valutare esclusivamente la volontà genitoriale degli adulti coinvolti.
I motivi dietro la scelta legislativa e la posizione del legislatore
Il legislatore italiano si è mosso mantenendo una impostazione tradizionale in materia di genitorialità. L’accento cade sul valore della coppia come contesto naturale per la nascita e l’educazione di un figlio. Questa impostazione si basa sulla convinzione che la presenza di una madre e di un padre rappresenta la condizione ideale per lo sviluppo psicologico e sociale del minore.
La corte costituzionale, confermando la legge, ha sottolineato che il legislatore agisce nell’interesse del bambino nato da pma e non contro la libertà delle donne. La scelta si fonda sulla tutela di un progetto genitoriale completo, che includa entrambe le figure genitoriali, e non su discriminazioni verso le donne single. Si tratta, in altre parole, di un bilanciamento tra diritto al figlio e il diritto del nascituro a un ambiente familiare stabile e strutturato.
Critica alla posizione normativa
Questa posizione non considera i cambiamenti sociali che vedono una maggiore varietà di famiglie e modelli genitoriali, ma fa prevalere l’interesse del minore come criterio prioritario per la disciplina della pma.
Le reazioni e l’impatto della sentenza nel dibattito pubblico
La sentenza della corte costituzionale ha riacceso il dibattito sulle libertà individuali e sulle nuove forme di famiglia. Molte associazioni a favore dei diritti delle donne e dei diritti LGBTQ+ hanno espresso il loro disappunto per la conferma del divieto. Sostengono che la legge limita il diritto alla maternità e non tiene conto delle reali capacità genitoriali.
D’altra parte, chi supporta la decisione ricorda la necessità di tutelare il diritto del bambino. Il dibattito evidenzia una spaccatura tra chi privilegia i diritti adulti e chi mette al centro le condizioni di crescita dei minori. La questione della pma per donne single resta uno dei temi più controversi del sistema giuridico italiano.
Ricorso all’estero
Intanto, le donne single che vogliono ricorrere alla pma molti volte scelgono cliniche straniere, soprattutto in paesi dove l’accesso non è vietato. Questo comporta costi elevati e disagi, ma è diventata un’alternativa concreta vista l’impossibilità di rivolgersi in Italia.
La pronuncia della corte costituzionale segna quindi un punto fermo sull’argomento, che probabilmente influenzerà anche le future proposte di legge e interventi giudiziari nel nostro paese.