Un detenuto nella casa circondariale “Ernesto Mari” di Trieste è stato trasferito nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Cattinara nei giorni scorsi, dopo aver manifestato sintomi riconducibili a uno stato settico. Gli accertamenti medici hanno evidenziato un’infezione batterica invasiva da Neisseria meningitidis, il batterio responsabile della meningite meningococcica. L’azienda sanitaria universitaria giuliano isontina ha dato comunicazione ufficiale dell’episodio.
Condizioni del paziente e interventi sanitari
Il detenuto è stato isolato per evitare la diffusione della malattia e, secondo quanto riferito, le sue condizioni sono stazionarie. L’ospedale di Cattinara lo sta monitorando nel reparto di terapia intensiva, dove è sottoposto a cure specifiche per l’infezione batterica. Il meningococco è una forma grave di meningite che può evolvere rapidamente, specialmente in ambienti chiusi e con molte persone a stretto contatto.
L’Asugi ha spiegato che, subito dopo la diagnosi, è stata attivata la procedura prevista dal Ministero della Salute per la prevenzione e il controllo delle malattie batteriche invasive prevenibili con la vaccinazione. Questa normativa impone misure precise per contenere e arginare il contagio, soprattutto in contesti sensibili come quello penitenziario.
Misure di profilassi e monitoraggio dei contatti
Sono state messe in atto azioni di profilassi per le persone che hanno avuto contatti stretti con il detenuto malato. Nel dettaglio, circa sessanta altri detenuti della casa circondariale e cinquanta agenti della polizia penitenziaria sono stati sottoposti a trattamento preventivo per limitare il rischio di diffusione del batterio. L’obiettivo è evitare nuovi casi attraverso la somministrazione di farmaci specifici e controlli medici.
La struttura di igiene e sanità pubblica segue la situazione con attenzione, ribadendo che al momento non sono stati segnalati altri casi simili tra le persone coinvolte. L’intervento tempestivo ha permesso di contenere il focolaio e mantenere sotto controllo l’infezione all’interno dell’istituto carcerario.
Contesto e implicazioni per la salute pubblica
I casi di meningite meningococcica rappresentano una sfida per la sanità pubblica, soprattutto in luoghi come le carceri, dove la vicinanza fisica favorisce la trasmissione di agenti infettivi. Il controllo e l’isolamento dei pazienti, insieme alla profilassi dei contatti stretti, servono a prevenire focolai più estesi.
Attenzione alla sorveglianza e prevenzione
L’episodio di Trieste conferma l’importanza di mantenere elevati livelli di sorveglianza e di intervenire rapidamente in presenza di malattie infettive gravi. L’attività delle strutture sanitarie locali si concentra non solo sulla cura del singolo paziente, ma anche sulla sicurezza di chi vive o lavora nello stesso ambiente, evitando così rischi più ampi per la comunità.