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Carmelo Canale: borsellino voleva arrestare il procuratore giammanco prima della strage di via d’amelio

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La figura di Paolo Borsellino continua a far emergere dettagli cruciali sulla sua attività antimafia e sugli ultimi giorni prima dell’attentato del 1992. Carmelo Canale, ex ufficiale dei carabinieri e collaboratore storico del magistrato, ha rivelato nuove informazioni che gettano luce su vicende ancora avvolte nel mistero. Le parole di Canale arrivano in un’intervista al Tg1, dove si è parlato anche dell’agenda rossa mai ritrovata e degli appunti raccolti per la commissione Antimafia.

L’intenzione di borsellino di arrestare il procuratore giammanco

Carmelo Canale ha riferito che Paolo Borsellino, poco prima della sua morte, aveva manifestato l’intenzione di procedere all’arresto del procuratore Giammanco. Quest’ultimo era allora a capo della procura di Palermo ed era una figura centrale nelle indagini antimafia. La dichiarazione assume un peso particolare perché indica una possibile tensione interna tra magistrati impegnati nella lotta alla criminalità organizzata.

L’ex ufficiale dei carabinieri ha sottolineato come questa informazione non fosse nota fino ad ora con chiarezza pubblica. Il fatto che Borsellino volesse agire contro un collega così importante suggerisce dinamiche complesse all’interno delle istituzioni giudiziarie siciliane negli anni Novanta. Questi dettagli aiutano a comprendere meglio le pressioni cui era sottoposto il magistrato in quei mesi cruciali.

Le motivazioni precise dietro la decisione annunciata da Borsellino restano parzialmente oscure ma indicano possibili irregolarità o comportamenti discutibili da parte del procuratore Giammanco. Le indagini successive potrebbero fare luce su questo aspetto controverso della storia giudiziaria italiana legata alla mafia.

L’agenda rossa scomparsa: cosa potrebbe contenere

Uno degli elementi più discussi nella vicenda è l’agenda rossa che Paolo Borsellino portava sempre con sé e che non fu mai ritrovata dopo la strage in via d’Amelio del 19 luglio 1992. Carmelo Canale ha ribadito quanto sia importante quel documento per capire gli ultimi pensieri e le scoperte fatte dal magistrato nei giorni precedenti all’attentato.

Secondo Canale, se quell’agenda fosse stata recuperata oggi sarebbe possibile leggere annotazioni fondamentali sulle indagini più delicate condotte da Borsellino, comprese forse le sue riflessioni sul ruolo giocato da alcuni personaggi chiave come Giammanco stesso o altri soggetti coinvolti indirettamente nelle trame mafiose o istituzionali.

L’assenza dell’agenda alimenta ancora molte ipotesi su possibili depistaggi o occultamenti volontari delle prove più compromettenti riguardanti rapporti tra mafia e apparati dello Stato. Per questo motivo ogni nuovo elemento relativo al contenuto originale rappresenta un passo avanti nella ricerca della verità storica.

Gli appunti raccolti da canale per la commissione antimafia

Oltre alle dichiarazioni sull’arresto imminente e sull’agenda sparita, Carmelo Canale sta lavorando alla compilazione di una raccolta di appunti presi direttamente dalle note scritte a mano da Paolo Borsellino su un’altra agenda diversa dalla scomparsa “rossa”. Questi documenti saranno consegnati presto alla commissione Antimafia per essere esaminati durante le prossime audizioni parlamentari dedicate ai fatti legati alla strage.

Questa iniziativa nasce dalla volontà di conservare tracce autentiche delle idee e delle intuizioni del magistrato sui casi più scottanti affrontati durante la sua carriera investigativa contro Cosa nostra. Gli appunti possono fornire dettagli finora sconosciuti oppure confermare alcune piste investigative già aperte negli anni passati ma rimaste senza risposte definitive.

Il lavoro svolto dall’ex carabiniere rappresenta quindi uno strumento prezioso per approfondire i retroscena meno noti della lotta antimafia in Sicilia nel periodo immediatamente precedente al 1992 ed evidenziare eventuali omissioni nelle ricostruzioni ufficiali finora diffuse.

Il simbolismo della borsa donata alla figlia di borsellino

Nel corso dell’intervista al Tg1 c’è stato spazio anche per un momento toccante: la famiglia Borsellino ha consegnato alla figlia del magistrato quella stessa borsa lasciata in macchina dal padre il giorno dell’attentato in via d’Amelio. Secondo quanto riferito proprio dalla figlia, dentro quella borsa dovrebbe esserci stata proprio l’agenda rossa mai trovata.

La ragazza ha definito quell’oggetto come un simbolo forte, capace trasmettere valori quali legalità, dedizione al lavoro giudiziario, oltre a ricordare l’umana dimensione personale vissuta dal padre. Questo gesto serve anche a mantenere viva memoria pubblica sulla figura eroica ma complessa dello stesso Paolo Borselllino.

Il racconto emotivo associato ad oggetti concreti contribuisce spesso a tenere accesa l’attenzione sulle vicende storiche importanti. La presenza fisica degli effetti personali permette inoltre alle nuove generazioni di avvicinarsi con maggior consapevolezza ai sacrifici compiuti dai protagonisti impegnati contro mafie radicate nel territorio siciliano.

L’articolo ripercorre dunque tappe significative attorno agli ultimi giorni vissuti dal giudice palermitano attraverso testimonianze dirette, documentazione originale ed elementi materiali fortemente evocativi.

Written by
Davide Galli

Davide Galli scrive per capire, non solo per raccontare. Blogger dallo stile asciutto e riflessivo, attraversa i temi di cronaca, politica, attualità, spettacolo, cultura e salute con uno sguardo mai convenzionale. Nei suoi articoli c’è sempre una domanda aperta, un invito a leggere tra le righe e a non fermarsi alla superficie.

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