
Carlotta Morri è stata arrestata in Spagna nel 2025 per aver nascosto la figlia e impedito il diritto di visita del padre, dopo anni di indagini su sottrazione internazionale di minore e documenti falsi. - Unita.tv
La vicenda di Carlotta Morri, accusata di aver nascosto la figlia per impedirne l’incontro con il padre, ha avuto uno sviluppo importante nella primavera del 2025. Dopo anni di indagini, segnalazioni e denunce, la donna è stata bloccata in Spagna con la bambina. La storia, iniziata nel 2014 con il presunto furto di documenti in Italia e Spagna, riguarda la sottrazione internazionale di un minore e le aule di tribunale coinvolte nel tentativo del padre di riavere la figlia.
Il caso delle querele presentate da carlotta morri per ottenere documenti falsi
Tutto ha avuto inizio il 16 agosto 2014, quando una donna di nome Jenny Bazzichi a Bologna denunciò il furto di una borsa contenente documenti personali come patente, carta d’identità e cellulare. Il 22 aprile 2015, a Valencia, la stessa persona segnalò un altro furto simile, affermando però che nella borsa vi fosse il documento della figlia m.a. La polizia locale, analizzando i casi, ha capito che la stessa persona dietro quelle querele era Carlotta Morri, quarantenne milanese.
Scopo di quelle denunce era ottenere documenti sostitutivi che consentivano a lei e alla figlia di viaggiare e vivere indisturbate sia in Italia che in Spagna sotto nomi falsi. Le indagini dell’unità tutela donne e minori hanno svelato che nel 2015 Morri ha lasciato il paese con la figlia m., che allora aveva circa 4 anni. L’azione era stata pensata per impedire al padre, Andrea Palermo, di avere incontro con la bambina.
L’inizio della separazione e le controversie legali tra i genitori
La storia famigliare varca l’anno 2011, quando Morri e Palermo si separano poco dopo la nascita di m. La decisione del tribunale di marzo 2012 assegna l’affidamento condiviso concedendo alla madre la custodia prevalente e ampio diritto di visita al padre. Tuttavia i diverbi tra i due genitori non tardano a presentarsi.
Tra dicembre 2012 e febbraio 2013, Palermo denuncia Morri per inosservanza delle disposizioni, oltre a accuse di diffamazione e calunnia; la donna risponde con accuse di maltrattamenti e stalking, poi archiviate. Il breve spazio temporale tra i conflitti segnala un clima molto teso. Nel gennaio 2014, il tribunale devia l’affidamento al comune, assegnando la bambina alla madre con incontri regolamentati in uno spazio neutro, avvenuto solo una volta a luglio 2014.
Dopo quell’appuntamento, Morri e la figlia spariscono, trasferendosi in Spagna prima e forse in Francia in seguito tra il 2023 e il 2024. Da allora, Palermo porta avanti ogni strada legale per riavere la figlia. Le condanne ricevute da Morri tra 2016 e 2017 riguardano mancata esecuzione dei provvedimenti e calunnia.
La svolta del 2023: la denuncia del padre e il coinvolgimento della polizia locale
Nel 2023 Palermo si rivolge all’unità tutela donne e minori a Milano per denunciare la situazione, scatenando una nuova fase nell’indagine. La polizia locale coordina le ricerche per trovare l’adolescente scomparsa. Parallelamente, Palermo partecipa a interviste su giornali e tv, attirando l’attenzione pubblica sul caso.
Le intercettazioni durante le indagini mostrano che Morri vive nel terrore per l’esposizione mediatica. La donna e la figlia conducono una vita ritirata e isolata, lontane da ogni sociale: l’adolescente non frequenta la scuola né i coetanei, e la madre insegna in casa. Nel frattempo, il nuovo compagno di Morri, Giovanni Azzoni, assume un ruolo attivo nel mantenere i collegamenti con avvocati italiani, cercare nuovi alloggi e occultare telefonate con intestazioni fittizie.
Il blitz a barcellona e le ulteriori operazioni in italia
Il 5 giugno 2025 la polizia locale milanese e i carabinieri portano a termine l’operazione finale. Morri tenta di spostare i figli in autobus per Barcellona, ma viene fermata in Catalogna. In parallelo, Azzoni viene raggiunto dalle forze dell’ordine: l’uomo abitava con Morri nella penisola iberica ed era il tramite con la rete italiana.
Sempre nello stesso giorno, negli spazi della zona centrale di Milano, gli agenti trovano la madre di Morri, Lorena Taddei, e il secondo marito, Roberto Cavaglià. Quest’ultimo viene bloccato presso il laboratorio di gioielli che la moglie gestisce insieme a lei e la donna viene rintracciata a Lido di Camaiore. Il coinvolgimento degli adulti stretti alla madre sottolinea un sistema organizzato per tenere nascosta la bambina.
Metodi di comunicazione nascosti e la testimonianza delle intercettazioni
Le intercettazioni hanno portato a scoprire un sistema di spedizioni usato dagli indagati per continuare i contatti tra Italia e Spagna. La nonna di m., Lorena Taddei, spediva indumenti e denaro a nome di una persona inesistente, Eloise Toto, tramite un centro spedizioni di via Lario a Milano. In un episodio, la donna consiglia di distruggere documenti difficili da rintracciare appena usciti.
Questi accorgimenti dimostrano la volontà di mantenere la comunicazione segreta, eludendo eventuali controlli degli investigatori. L’intensità di queste misure mette in luce gli sforzi continui per evitare la scoperta della posizione della bambina e delle sue cure.
Le condizioni di vita di morri e della figlia e le ripercussioni sulle indagini
Nel corso degli ultimi anni Morri e la figlia hanno vissuto in modo molto riservato, evitando ogni contatto. L’adolescente non ha frequentato scuole convenzionali e il suo tempo è stato trascorso all’interno dell’ambiente domestico, con la madre come insegnante privata. L’uomo che conviveva con loro sottolinea il disagio crescente legato alla pressione mediatica e investigativa.
L’isolamento scelto dalla donna rafforza i segnali raccolti dalle autorità sull’intento di nascondere la minore per evitare che il padre possa esercitare il diritto di visita. L’ultimo periodo ha mostrato anche un indebolimento di questa struttura di protezione, portando all’arresto finale.
Il comandante della polizia locale di Milano, Gianluca Mirabelli, ha commentato il successo dell’operazione, sottolineando “l’impegno costante delle forze dell’ordine nel tutelare la sicurezza dei cittadini, con particolare attenzione ai casi di protezione minorile.”