I terrazzamenti in pietra a secco della Costiera Amalfitana, dove crescono limoni, ulivi e viti, sono entrati ufficialmente nella lista dei patrimoni agricoli mondiali della FAO. Questo riconoscimento fa parte del programma internazionale dei Sistemi del Patrimonio Agricolo di rilevanza mondiale . Con questa nuova iscrizione, l’Italia sale a tre siti riconosciuti. Un riconoscimento che mette in luce la tradizione locale e il paesaggio unico nato grazie a tecniche di coltivazione antiche.
La FAO premia i terrazzamenti della Costiera Amalfitana
Il comitato scientifico della FAO ha deciso di inserire i terrazzamenti in pietra a secco della Costiera Amalfitana tra i Sistemi del Patrimonio Agricolo di rilevanza mondiale. Si tratta di un territorio che si estende tra Positano, Amalfi e i comuni vicini, coltivato soprattutto a limoneti, uliveti e vigneti. Questi terrazzamenti sono un esempio di agricoltura sostenibile che ha saputo adattarsi a un ambiente montuoso e ripido. Le mura in pietra a secco, costruite senza malte o leganti, sono arrivate intatte fino a oggi, mantenendo stabile tutto il sistema terrazzato.
La FAO sottolinea come questi sistemi tradizionali siano fondamentali per proteggere la biodiversità, mantenere fertile il terreno e preservare le risorse idriche. Entrare nei Giahs significa riconoscere il valore storico e culturale di questi paesaggi agricoli, promuovendone una gestione che rispetti le tradizioni. Con questo terzo sito, l’Italia si conferma tra i Paesi più impegnati nella tutela di questi sistemi. Prima d’ora, erano già stati riconosciuti gli uliveti di Assisi e Spoleto e i vigneti del Soave .
Turismo e sviluppo: la Costiera Amalfitana punta sul suo patrimonio agricolo
Il riconoscimento della FAO arriva in un momento in cui la Costiera Amalfitana sta investendo molto nella valorizzazione del suo patrimonio agricolo anche come attrazione turistica. A Positano, per esempio, è stato ottenuto un finanziamento di oltre 1,1 milioni di euro per progetti legati al turismo digitale e al miglioramento delle infrastrutture connesse ai terrazzamenti. L’idea è rendere più semplice e coinvolgente la visita, mettendo al centro il contatto diretto con i paesaggi e le tradizioni locali.
Questi interventi coinvolgono anche altri comuni lungo la costa, creando una rete di percorsi naturali e culturali che valorizzano i borghi e le attività agricole tipiche. Albori, borgo antico dalla struttura medievale ben conservata, è noto per l’artigianato della ceramica e la cucina tradizionale. I prodotti coltivati nei terrazzamenti, come limoni e olio, sono protagonisti di molte ricette locali. L’obiettivo è promuovere un turismo sostenibile che sappia far convivere la tutela del paesaggio, l’agricoltura e le attività commerciali legate al turismo.
Una rete globale che unisce conservazione e cultura locale
Il riconoscimento della Costiera Amalfitana si inserisce in una rete internazionale che oggi conta 102 siti in 29 Paesi. Il Giappone guida la classifica con 17 aree agricole riconosciute come patrimonio mondiale. L’Italia, con i suoi tre siti, rafforza la sua presenza in questa rete dedicata alla conservazione ambientale e culturale.
Questi sistemi tradizionali mostrano come agricoltura, paesaggio e cultura siano strettamente legati. Conservare il lavoro degli agricoltori di ieri e di oggi significa mantenere vive pratiche, specie vegetali e tecniche che rischierebbero di sparire con l’agricoltura moderna e industriale. L’iscrizione nei Giahs tutela questi territori non solo per la loro produzione, ma anche come custodi di patrimoni paesaggistici e culturali che fanno parte dell’identità locale.
Senza togliere nulla all’importanza della produzione, i sistemi Giahs puntano su un equilibrio tra uomo e ambiente, capace di proteggere ecosistemi fragili e sostenere la biodiversità. Grazie a questo riconoscimento, la Costiera Amalfitana si mette in mostra a livello mondiale come esempio concreto di gestione del territorio basata sulla cura e la manutenzione di strutture antiche ancora vive.
Ultimo aggiornamento il 26 Agosto 2025 da Matteo Bernardi