Luisa Casati Stampa, figura fatale e simbolo di eccentricità negli anni Venti, viene celebrata con una mostra permanente proprio nella villa che abitò a Capri. Questo evento rende omaggio a una donna che ha segnato un’epoca con il suo stile, la sua vita sregolata e la sua presenza magnetica nel jet-set internazionale. La rassegna racconta il suo percorso tra lusso, arte, moda e spirito ribelle.
Una figura unica di arte vivente e aristocrazia nei primi del ‘900
Luisa Casati Stampa, nata Luisa Amman nel 1881, ereditò una ricca fortuna dall’industria tessile del padre a soli diciotto anni. Si sposò con il Marchese Camillo Casati Stampa di Soncino e diede alla luce una figlia, Cristina. Tuttavia, la vita familiare tradizionale non le si addiceva. La sua vera aspirazione era scalare le vette dell’alta società europea e farsi notare per la sua personalità fuori dagli schemi.
Il suo motto “Voglio essere un’opera d’arte vivente” sintetizza l’approccio con cui plasmò il proprio corpo e la sua immagine. Indossava abiti straordinari, spesso creati su misura, e si presentava come una sorta di scultura camminante. Nei salotti della nobiltà e tra gli intellettuali di Venezia, Parigi e poi Capri, divenne una presenza imprescindibile. La sua vita fuori dai canoni della borghesia tradizionale fu alimentata da feste fastose, mascherate e collezioni d’arte. Molti la videro come una figura di rottura rispetto ai ruoli femminili tradizionali dell’epoca.
Il rapporto con Gabriele D’Annunzio fu centrale. Il poeta la incoraggiò a rifiutare le consuetudini sociali e a vivere con intensità estrema, fino a diventare quasi una figura performativa ante litteram. Il suo stile e le sue scelte la resero una pioniera di quella che oggi si definirebbe performance art, idee non riconosciute all’epoca ma rilevanti nel contesto culturale attuale.
Il ritorno alla Villa San Michele con la mostra “Marchesa Casati Installation”
Giovedì 21 agosto, alle 19, nella Villa San Michele di Capri, sarà inaugurata “Marchesa Casati Installation”. Si tratta della prima mostra permanente dedicata a Luisa Casati Stampa all’interno della storica dimora dove visse per un decennio. La villa, progettata dal medico svedese Axel Munthe, conserva oggi solo alcuni oggetti originali della marchesa, tra cui la sua scrivania, testimonianza del suo passaggio.
La curatela della mostra è affidata agli artisti e scenografi svedesi Nils Harning e Anna Bergman Jurell. L’installazione comprende un video realizzato da Stefano Gargiulo con Kaos Produzione e una performance live di Sara Lupoli. Il progetto è studiato per ricostruire l’aura misteriosa e suggestiva che caratterizzava la presenza della marchesa sull’isola.
Nel nuovo spazio espositivo chiamato Olivetum, le pareti accolgono immagini stampate sul vetro di celebri ritratti della marchesa firmati da artisti come Giovanni Boldini, Kees van Dongen e Augustus John. Ci sono anche fotografie storiche, tra cui uno scatto di Man Ray che la ritrae in momenti di vita privata. Il percorso espositivo si arricchisce di nove bambole-manichino in ceramica, reinterpretazioni di alcuni suoi abiti più emblematici come “The Fountain Dress” e “The Queen of the Night Dress”. Un angolo analizza anche la corrispondenza con D’Annunzio, offrendo un ulteriore quadro del suo mondo personale e artistico.
La mostra crea così un dialogo tra passato e presente, dando voce a una delle figure più singolari della cultura del Novecento.
Una vita tra lusso e decadenza finita nella povertà londinese
Luisa Casati morì nel 1959 a Londra, immersa in una povertà che contrasta con la sua giovinezza dorata. Il patrimonio ereditato si consumò in decenni folli di spese per abiti, feste, opere d’arte e stravaganze. La sua fine segnò il crepuscolo di un’epoca e di uno stile di vita che aveva fatto di lei un’icona.
Durante gli anni a Capri ospitò un piccolo zoo personale, che includeva animali esotici come un ghepardo addomesticato e un boa, catturando fascinazione e scandalo in ugual misura. Nel suo alloggio della Villa San Michele creò un’atmosfera onirica con pareti di velluto nero e sessioni spiritiche nelle stanze avvolte nell’ombra, mentre i ricevimenti nel giardino facevano da contorno a una vita sospesa tra realtà e fantasia.
Il medico Axel Munthe, proprietario della villa, tentò più volte di liberarsi di lei, ma fu la marchesa a scegliere di andarsene. Il legame tra i due restò complesso e segnato dalle diversità di temperamento.
Il suo lascito culturale continua a suscitare interesse, non solo per la sua immagine da diva e icona di stile, ma anche per la complessità e la ricchezza del suo essere donna fuori dagli schemi in un tempo rigido. La sua lapide al Brompton Cemetery di Londra porta un epitaffio tratto da Shakespeare che sottolinea la sua inalterata vitalità: “Age cannot wither her, nor custom change her infinite variety”.
La mostra a Villa San Michele si inserisce in questo racconto, riportando alla luce la storia di una donna che ha voluto vivere come un’opera d’arte, sfidando i confini del suo tempo.
Ultimo aggiornamento il 12 Agosto 2025 da Rosanna Ricci