La vicenda di mario paciolla, il giovane napoletano morto nel 2020 mentre lavorava per l’Onu in colombia, resta avvolta nel mistero. Dopo che il tribunale di roma ha archiviato l’inchiesta giudiziaria definendo la sua morte un suicidio, i genitori non si arrendono e vogliono fare luce sulle circostanze che hanno portato alla tragedia. La battaglia per ottenere giustizia continua con nuove richieste d’indagine anche a livello internazionale.
la manifestazione a napoli per chiedere verità sulla morte di mario paciolla
Il 15 luglio 2025, nella città natale del giovane, si è svolta una manifestazione davanti a piazza municipio organizzata dai genitori e sostenuta da diverse realtà civili e politiche. Alla mobilitazione hanno partecipato istituzioni come il comune di napoli con la vicesindaca laura lieto, partiti politici tra cui il pd rappresentato dal parlamentare marco sarracino e sindacati come cgil. Tra i presenti anche figure note della società civile come don ciotti ed ex amministratori locali.
Secondo la fonte: ansa.it.
Questa presenza collettiva ha sottolineato l’unità della città nel voler conoscere tutta la verità su quello che è stato definito suicidio ma che ai familiari appare invece un caso irrisolto pieno di ombre. Il ricordo del ragazzo morto all’estero mentre cercava di aiutare le popolazioni locali è diventato motivo d’impegno civile per evitare che questa storia venga dimenticata o banalizzata.
dubbi dei genitori sulle indagini condotte in colombia
I familiari non condividono le conclusioni ufficiali dell’inchiesta italiana né quelle collegate alle indagini svolte sul posto dove mario ha perso la vita cinque anni fa. Il padre pinò paciolla denuncia numerose anomalie emerse dall’autopsia e dalla gestione della scena del crimine da parte delle autorità colombiane.
Tra gli elementi più inquietanti cita l’intervento dell’addetto alla sicurezza nell’appartamento dove mario abitava: dopo avervi trascorso mezz’ora senza testimoniarlo adeguatamente alle forze dell’ordine ha conservato le chiavi ed è tornato giorni dopo pulendo tutto con candeggina compromettendo così possibili prove importanti. In più alcuni coltelli trovati non sono stati inviati agli investigatori italiani perché ritenuti inutili data l’assenza apparente delle impronte digitali.
Un altro punto critico riguarda tracce rilevate nell’autopsia: lidocaina presente nel corpo del giovane senza alcuna prescrizione medica accertata o indagine su chi possa averla somministrata o fornita nelle farmacie locali. Questi interrogativi rimangono senza risposta lasciando spazio al sospetto su quanto sia stata approfondita realmente ogni pista investigativa.
Accuse di poteri occulti e carenza di supporto istituzionale italiano nel caso Mario Paciolla
Anna motta, madre di mario paciolla sostiene che dietro questa vicenda si nascondano poteri fortissimi capaci d’impedire lo svolgimento completo delle indagini e bloccare qualsiasi passo avanti verso la verità. Questa convinzione deriva da esperienze vissute nei cinque anni trascorsi dalla scomparsa del figlio durante i quali hanno incontrato solo ostacoli burocratici e silenzi imbarazzanti da parte degli enti coinvolti.
Il padre aggiunge inoltre una critica forte all’attitudine passiva mostrata dal governo italiano nei loro confronti: malgrado numerose interrogazioni parlamentari sull’accaduto nessun rappresentante governativo si è mai fatto avanti per dialogare direttamente con loro o offrire sostegno concreto alla ricerca dei fatti reali dietro quella morte dolorosa all’estero.
Ribadisce poi un concetto fondamentale sui diritti umani richiamando all’universalità dei valori indipendentemente dalle appartenenze politiche; ricorda infine quanto sia grave lasciare cadere nell’oblio il caso riguardante un cittadino italiano vittima lontana dai confini nazionali senza giustizia né risposte certe.
Ultimo aggiornamento il 15 Luglio 2025 da Elisa Romano