Lo stabilimento Jabil di Marcianise, in provincia di Caserta, chiuderà temporaneamente da lunedì prossimo fino all’8 agosto. La multinazionale statunitense, attiva nel settore dell’elettronica, ha preso questa decisione in seguito al piano di cessione dell’impianto, annunciato a marzo. Lo stop servirà a completare alcuni lavori tecnici e organizzativi indispensabili per il passaggio di consegne a una nuova società. In tutto sono coinvolti 406 dipendenti. Regione Campania e Governo italiano seguono da vicino la situazione per sostenere la transizione.
Stop alla produzione e passaggio di testimone
La direzione di Jabil ha comunicato ai rappresentanti sindacali che tutte le attività produttive saranno sospese. Questa pausa è necessaria per preparare l’impianto al passaggio di proprietà, previsto verso TMA, la nuova società nata dalla collaborazione tra TME di Portico di Caserta e Invitalia, l’agenzia del Ministero dell’Economia.
Durante il periodo di stop, solo una parte dei lavoratori continuerà a operare per seguire gli interventi tecnici. Gli altri saranno messi in ferie forzate. Questa decisione ha scatenato proteste perché molti dipendenti avevano già programmato le vacanze in altre date. Il clima in fabbrica è teso, con crescenti malumori soprattutto per come sono gestiti i tempi di riposo e la continuità del lavoro.
La cessione tra speranze e dubbi dei lavoratori
Secondo il progetto, la società TMA prenderà in mano lo stabilimento e i suoi dipendenti. TMA è frutto dell’unione tra il privato locale, rappresentato da TME, e Invitalia, che porta la voce dello Stato. L’obiettivo dichiarato è salvaguardare i posti di lavoro. Ma molti lavoratori non si fidano: vedono il cambio di proprietà come una minaccia alla loro stabilità.
Negli ultimi mesi ci sono state diverse manifestazioni di protesta, sia in Campania – a Napoli, Caserta e Marcianise – sia a Roma, davanti al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, e persino davanti al Consolato degli Stati Uniti a Napoli. Il malcontento resta alto, perché l’azienda non ha cambiato idea. Intanto si discute anche sulle modalità di cessione e sulle condizioni di lavoro che verranno.
Proteste, licenziamenti sospesi e rabbia dei lavoratori
Negli ultimi mesi la gestione di Jabil ha aumentato le preoccupazioni dei dipendenti. A fine anno scorso l’azienda ha avviato una procedura per un licenziamento collettivo che riguardava tutti i 406 operai. Ma i 120 giorni previsti per le comunicazioni ufficiali sono passati senza che nessuno abbia ricevuto una lettera di licenziamento. Un chiaro segnale che l’azienda punta alla cessione anziché ai licenziamenti diretti.
I lavoratori si sentono trattati come “numeri”, lamentano comunicazioni frettolose e modifiche improvvise alle ferie. I sindacati sono fortemente contrari alla cessione, che vedono come un rischio per il futuro dello stabilimento e dei posti di lavoro. Hanno messo in guardia la direzione: nessun costo della sospensione deve ricadere sugli operai.
Nessuna data certa per la cessione, tensione sempre alta
Non c’è ancora una data ufficiale per il passaggio di proprietà. Jabil ha dichiarato che comunicherà la data appena saranno chiuse le pratiche burocratiche. Secondo alcune fonti interne, la cessione potrebbe concludersi entro dicembre. Toccherà alle istituzioni e alle parti coinvolte vigilare sull’evolversi della situazione.
La protesta continua senza segnali di calo. I lavoratori chiedono a gran voce di fermare l’uscita di Jabil da Marcianise e di garantire la loro stabilità. Intanto lo stabilimento si prepara a cambiare volto, mentre chi ci lavora lotta per non perdere il proprio posto.
Ultimo aggiornamento il 24 Luglio 2025 da Davide Galli