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Due aziende tessili sequestrate ad Avellino per sfruttamento e condizioni di lavoro irregolari - Unita.tv
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Due aziende tessili sequestrate ad Avellino per sfruttamento e condizioni di lavoro irregolari

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Sequestrate due aziende tessili ad Avellino per lavoro irregolare - Unita.tv
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Due realtà produttive tessili a Domicella, comune nel territorio di Avellino, sono finite sotto sequestro a seguito di indagini mirate al contrasto del caporalato e dello sfruttamento lavorativo di cittadini stranieri. L’operazione ha evidenziato una situazione di irregolarità diffusa, con lavoratori impiegati senza tutele e ambienti di lavoro inefficienti dal punto di vista delle norme igienico-sanitarie.

Le attività investigative, condotte con il coinvolgimento di diversi enti, hanno portato alla luce condizioni gravemente irregolari all’interno di due aziende in quel territorio. Gli accertamenti si inseriscono in un quadro più ampio, volto a tutelare i diritti dei lavoratori migranti e a reprimere forme di sfruttamento che persistono in vari settori produttivi italiani, in particolare in ambito tessile.

Intervento coordinato delle forze dell’ordine ad Avellino contro il lavoro irregolare

Il sequestro delle aziende tessili è il risultato di un’azione congiunta che ha coinvolto diverse forze dell’ordine e uffici. La Procura di Avellino ha coordinato i controlli, con il supporto del commissariato di Lauro, l’Ufficio immigrazione della Questura di Avellino e la Guardia di Finanza di Baiano. Questi enti hanno ispezionato i due siti produttivi per accertare le condizioni lavorative e il rispetto delle normative vigenti.

L’azione è stata mirata a verificare non solo la posizione amministrativa dei lavoratori ma anche la sicurezza e l’igiene negli stabilimenti. Le forze dell’ordine si sono concentrate sull’eventuale impiego irregolare di cittadini extracomunitari, fenomeno spesso collegato allo sfruttamento e al mancato rispetto dei diritti dei lavoratori.

Durante le verifiche sono stati identificati almeno venti lavoratori originari del Bangladesh. Tutti erano in possesso di permesso di soggiorno valido, ma molti erano assunti con contratti irregolari o addirittura in nero, senza alcuna copertura legale.

Condizioni di lavoro vietate e responsabilità degli imprenditori

La scoperta più significativa è stata la situazione di irregolarità sotto il profilo contrattuale e delle condizioni lavorative. Gli operai, pur regolari come presenza sul territorio nazionale, erano impiegati senza il rispetto delle leggi sul lavoro. Questo aspetto configura pratiche di intermediazione illecita e sfruttamento aggravato.

Le due imprese tessili, gestite da due cittadini bangladesi di 45 e 46 anni, insieme ad altri due connazionali, sono finite sotto inchiesta. Tutti sono stati denunciati per violazioni penali legate allo sfruttamento della manodopera e per l’attività di intermediazione non autorizzata. I comportamenti rilevati sono stati documentati con attenzione dagli organi competenti.

Oltre alla posizione contrattuale dei lavoratori, gli ispettori hanno riscontrato che le aziende non rispettavano i requisiti fondamentali di sicurezza e norme igieniche. Gli ambienti di lavoro mancavano delle condizioni base per garantire standard elementari di tutela per chi opera quotidianamente nei capannoni. Manca illuminazione adeguata, vie di fuga sicure e gli spazi non rispondono alle esigenze di igiene minima.

Il fenomeno del caporalato nel tessile nell’area di Avellino

La realtà emersa a Domicella si inserisce in un contesto più ampio legato allo sfruttamento del lavoro nella filiera tessile, che rimane uno dei settori dove persistono pratiche illegali. La presenza di lavoratori stranieri con permessi di soggiorno ma assunti senza garanzie, rappresenta un problema che colpisce diverse province italiane, incluso Avellino.

Il caporalato agricolo difficilmente si limita solo ai campi e qua si parla di sfruttamento in ambito industriale tessile, quindi una forma differente di pressione. L’infiltrazione di figure che lucrano sul bisogno lavorativo degli stranieri coinvolge una rete di imprese in cui la tutela dei diritti appare minima o assente.

Le operazioni come quella svolta a Domicella rappresentano un segnale dell’impegno delle istituzioni regionali e nazionali nel riportare la legalità nei luoghi di lavoro. Controlli mirati e azioni penali servono a impedire che condizioni di lavoro degradanti restino nascoste, in particolare nelle realtà più piccole o isolate.

Implicazioni per la comunità e proseguimento delle indagini

Il sequestro delle aziende a Domicella avrà risvolti sul tessuto economico e sociale locale. I lavoratori coinvolti saranno probabilmente riassegnati a impieghi con regolare contratto e condizioni conformi alla legge. La presenza di queste situazioni però mette in evidenza la necessità di una vigilanza stringente in tutto il circondario.

Gli inquirenti, dopo la denuncia degli imprenditori, proseguiranno con le indagini per verificare se vi siano ulteriori rapporti irregolari o coinvolgimenti di altri soggetti nella rete di sfruttamento. L’obiettivo è interrompere nel tempo queste pratiche e assicurare rispetto degli standard lavorativi.

L’azione a Domicella ricorda quanto la tutela dei diritti dei lavoratori e il rispetto delle regole nei luoghi produttivi siano temi ancora aperti. “Lo stato di salute di molti settori produttivi passa anche dalla qualità delle condizioni di lavoro garantite, soprattutto in contesti dove si registra una forte presenza di lavoratori migranti.”

Ultimo aggiornamento il 19 Luglio 2025 da Davide Galli

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Davide Galli

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