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Dietro le classifiche dei pizzaioli: cosa spesso non torna nel mestiere

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Classifiche dei pizzaioli sotto la lente: verità nascoste nel mestiere - Unita.tv
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Le classifiche per eleggere il miglior pizzaiolo sono sempre fonte di discussione. Sono diffuse nel mondo gastronomico, ma spesso lasciano più dubbi che certezze. Spesso risultano limitate o poco giuste, soprattutto per chi si fa il mazzo ogni giorno lontano dai riflettori. A spiegare le criticità di questi elenchi è Giuseppe Vesi, pizzaiolo napoletano e presidente dell’Associazione AmpGourmet, che punta il dito sui criteri usati e su quanto davvero si tenga conto dell’opinione di chi mangia.

Giuseppe Vesi: “Le classifiche non raccontano il vero lavoro del pizzaiolo”

Vesi non le manda a dire. Secondo lui, i sistemi che stilano queste classifiche spesso si basano su parametri poco chiari, quasi segreti. E così finiscono per trascurare professionisti bravi ma meno famosi. Per lui, invece, l’unico vero metro di giudizio dovrebbe essere la qualità della pizza che arriva nel piatto: un impasto ben fatto con ingredienti scelti, frutto di passione e di continuo aggiornamento.

Molti suoi colleghi la pensano allo stesso modo. Per loro, ciò che conta davvero è l’esperienza diretta con i clienti, la loro soddisfazione. La pizza si mangia, non si valuta solo con un premio o una posizione in una classifica fatta con criteri discutibili.

Vesi sottolinea un punto fondamentale: la fiducia che si crea con chi siede a tavola è il cuore del mestiere. Se quel rapporto si rompe, il lavoro perde senso.

Come le classifiche influenzano le scelte di chi mangia

Le classifiche non restano chiuse nei circoli dei professionisti, arrivano sulle pagine dei giornali e finiscono per condizionare il pubblico. Vesi fa notare che quando i giudizi non rispecchiano la realtà o ignorano aspetti importanti, chi sceglie rischia di farsi guidare da valutazioni che non corrispondono a quello che troverà davvero.

Detto questo, Vesi riconosce che negli anni i clienti sono diventati più consapevoli. Ora sanno distinguere meglio gli ingredienti e i sapori. Ricorda con un sorriso che una volta il pomodorino giallo veniva confuso con il peperone. Oggi, grazie anche a questa educazione, il pubblico è più attento e curioso, cerca scelte più raffinate e sa apprezzare la qualità.

Questa crescita però non elimina il rischio di affidarsi troppo a classifiche fatte senza criteri solidi.

Premi e riconoscimenti: il punto di vista di Vesi

Vesi non è contrario ai premi o alle iniziative che mettono in luce i pizzaioli. Anzi, li vede come strumenti utili per far emergere passione e lavoro dietro una pizza. Il problema è che manca una definizione chiara e condivisa di quali criteri usare e come valutarli.

Tra i colleghi c’è il desiderio di avere regole trasparenti e oggettive, senza favoritismi o zone d’ombra. Oggi, invece, si ha spesso la sensazione che i sistemi adottati non garantiscano questo, creando più confusione che chiarezza.

Per questo, il mondo delle classifiche dovrebbe fare un salto di qualità. Solo così si eviterà di penalizzare chi ogni giorno punta sulla qualità, ma resta fuori dai circuiti ufficiali. Vesi, come tanti altri, spinge per un confronto aperto e serio su questo tema. Vuole che il pizzaiolo venga riconosciuto davvero, con criteri che raccontino il lavoro quotidiano, non solo a parole.

La discussione sulle classifiche è ancora aperta. Ma una cosa è certa: chi mangia la pizza resta il giudice più importante.

Ultimo aggiornamento il 27 Luglio 2025 da Andrea Ricci

Written by
Andrea Ricci

Andrea Ricci non cerca l’ultima notizia: cerca il senso. Blogger e osservatore instancabile, attraversa cronaca, politica, spettacolo, attualità, cultura e salute con uno stile essenziale, quasi ruvido. I suoi testi non addolciscono la realtà, la mettono a fuoco. Scrive per chi vuole capire senza filtri, per chi preferisce le domande alle risposte facili.

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